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DITORIALE: Il Napoli conclude la sua splendida stagione con un 2-0 rifilato alla Samp tra le mura amiche del Maradona, un successo grazie al quale gli azzurri agguantano quota 90 punti, terminando il proprio torneo da Campioni d’Italia inarrivabili.
Un campionato, di fatto, dove non c’è stata mai storia sin dalle battute iniziali: se è vero che l’aritmetica certezza della conquista del titolo era giunta già lo scorso 4 Maggio in quel di Udine, i partenopei non hanno avuto una contendente credibile per tutte le 38 giornate.
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Merito di un percorso straordinario, quello degli uomini di Luciano Spalletti e del fatto che le ipotetiche rivali non sono riuscite neanche minimamente ad eguagliarlo, collezionando una serie imperdonabile di passi falsi salvo poi preferire di dedicarsi per lo più alle competizioni europee, una volta capito che il Napoli non si sarebbe visto neanche col binocolo.
Editoriale: Aurelio de Laurentiis, un presidente che dopo questo Napoli – Samp entra nella storia degli azzurri
E’ la vittoria della lungimiranza, del coraggio e del calcio sostenibile. Slogan di cui da sempre si fa battagliero promotore Aurelio De Laurentiis, che alla fine la sua sfida l’ha oggettivamente stravinta: riportare il Tricolore a Napoli dopo 33 anni d’attesa, il tutto dopo aver rifondato la squadra senza svenarsi per trattenere i suoi storici senatori e puntando tutto su giovani di prospettiva. Soprattutto, sposando la politica dei “conti a posto”, che tradotto significa zero debiti, zero esposizioni verso gli istituti di credito, zero ritardi nei pagamenti.
Il mister del successo
E’ la vittoria, senza ombra di dubbio, di Luciano Spalletti, uno dei migliori allenatori italiani già da ben oltre una decade, ma che pure mai era riuscito finora a vincere un Campionato in Italia. Ci era andato vicinissimo, a dire il vero, ai tempi della Roma, per quanto di fronte avesse un’Inter schiacciasassi. Ne aveva vinto uno poi, sì, ma in Russia, ai tempi dello Zenit.
Arriva ora, anche per lui, il momento del tanto agognato e meritato Tricolore, alla non più verdissima età di 64 anni.
Segno che Luciano, il suo capolavoro, l’ha costruito innanzitutto nel non perdere mai la speranza. E che l’età anagrafica, aggiungeremmo noi, non coincide necessariamente con la freschezza nelle idee: a dispetto di quanto dica la carta d’identità, big Luciano ha impartito autentiche lezioni di calcio ad allenatori con la metà o più della metà dei suoi anni, insegnando loro che vecchi si diventa solo quando si crede di non aver più nulla da proporre, da costruire, da modellare.
I meriti di Giuntoli
E’ la vittoria, ci mancherebbe altro, di Cristiano Giuntoli e dei suoi fidati collaboratori Micheli e Mantovani. Direttore sportivo e 007 a lavorare ai fianchi, scovando talenti semisconosciuti in giro per il globo.
Perché il Napoli nell’estate 2022 si priva di Koulibaly, Mertens, Ospina, Fabian Ruiz. Del suo figlio ( spesso vituperato) Lorenzo Insigne.
Per molti sarebbe un’impresa anche c’entrare un posto per l’Europa League, invece arriverà un titolo indiscusso e meritatissimo.
E arriverà con la forza della competenza, dimostrando che non sempre vince chi ha più soldi e che le intuizioni brillanti hanno più valore del denaro stesso.
Il Napoli ha stravinto il Campionato grazie al gruppo.
Con l’umiltà delle genialate silenziose, che non sono mai frutto di casualità ma nient’altro che conseguenza di un’impostazione di lavoro che funziona.
E’ stata la vittoria, poi, soprattutto della Squadra. Di Alex Meret, che l’estate scorsa sembrava promesso allo Spezia e neanche 12 mesi più tardi è il portiere meno battuto d’Italia ( oltre che Campione, d’Italia!).
Difesa
Di Min Jae Kim, che in pochi mesi è riuscito a oscurare il ricordo di un gigante come Kalidou Koulibaly, con prestazioni di mostruosa solidità.
Di Rrahamani, Juan Jesus e Ostigard, soldati fidatissimi per la causa azzurra.
Dell’infaticabile e maestoso Giovanni Di Lorenzo, capitano stakanovista.
Delle pennellate di Mario Rui, che alterna qualità e solidità sulla sua corsia mancina.
Della garra di Mathi Olivera, uruguagio dal cuore enorme.
Centrocampo
Della maestria di Stani Lobotka, il geometra dello scudetto del Napoli con la sua enorme qualità nel possesso e nell’impostazione.
Della presenza di Zambo Anguissa, che se fosse per Spalletti giocherebbe anche con le stampelle ma poi finisce che c’ha ragione Luciano perché Frank trova sempre un modo per dimostrare che di lui non si può fare a meno.
Della classe cristallina di Pietro Zielinski, che forse peccherà un pochino solo di discontinuità, ma che quando c’ha la palla sui piedi ti fa godere un calcio succulento e che per la manovra del Napoli è fondamentale pedina di collante tra mediana e attacco.
L’attacco
Dell’irriverenza poetica di Kvicha o, se preferite, Kvara. Il mago di Tblisi, che sembra un’ala di un calcio lontano, che gioca con l’incoscienza e la naturalezza del talento innato e che quando addomestica la sfera rotante fa capire che il prezzo del biglietto potrebbe valerlo anche da solo.
Della rapacità di Victor Osihmen da Lagos, una furia che manco Attila. Che alla prima stagione in cui trova continuità fisica da quando è a Napoli diventa il castigo di tutte le difese avversarie. Di testa, di destro, di forza, di grinta, di coraggio. Non il centravanti tecnicamente stradotato che ti fa illuminare gli occhi, ma un rabbioso cavallo di razza con la voglia di spaccare il mondo, destinato a diventare uno dei centravanti più prolifici di quest’epoca calcistica.
Come dimenticarsi poi di Elmas, l’uomo ovunque, il dodicesimo di lusso, il jolly di big Luciano. Che quando chiamato in causa risponde sempre presente e sempre dimostrando di essere all’altezza, per personalità e talento.
Per non parlare delle corse di Lozano e Politano, che in quanto a goal ed assist non avranno collezionato certo numeri memorabili ma sono stati i motorini infaticabili della corsia di destra: l’utilissimo moto perpetuo tutto a servizio della squadra.
I gregari di lusso
E poi c’è lui, Giovanni Simeone. Che di giocare a Napoli è felice come una Pasqua e non ci vuole certo un mago a capirlo. Che ha la straordinaria capacità di capitalizzare ogni spezzone di gara gli venga concesso o trovando la via della rete o comunque sempre facendo capire che di lui ci si può fidare.
Giacomino, Raspadori. Che di spazio ne ha avuto poco, forse meno di quanto meritasse, ma che ha trovato comunque il modo per entrare nella storia, con quel goal al cardiopalma con cui il Napoli espugna lo Juventus Stadium in una domenica sera di fine Aprile.
L’abnegazione di Diego Demme, la discrezione di Bereszynski, la voglia di Zerbin, gli sprazzi di luce di Gaetano, l’andamento caracollante ma autoritario di Ndombelè e la prontezza di Gollini.
A tutti, un sentitissimo Grazie.
Editoriale Napoli – Samp: La gara
In questo nostro editoriale su Napoli – Samp c’è poco da raccontare sulla gara. Il Napoli la domina, soprattutto dal punto di vista del gioco e del possesso palla, come del resto era molto semplice intuire. La Samp, di contro, sebbene già certa della retrocessione, non accetta di adempiere al ruolo di vittima sacrificale e ha il merito comunque di opporsi con enorme dignità. Certo, le proposte offensive latitano, ma nel mezzo c’è un assetto difensivo che tiene botta per più di un’ora di gioco ai neo-Campioni d’Italia.
La sblocca, solo a metà ripresa, il Napoli, grazie a un maldestro atterramento ai danni di Osihmen, che provoca un’ineccepibile penalty che sarà proprio il bomber nigeriano a realizzare.
Il raddoppio nel finale grazie a una giocatona del Cholito Simeone, che infila un gran destro all’angolino dal limite dell’area doriana e mostra con fierezza e commozione la 10 che fu del mas grande de todos.
Il resto sono luci, colori, bandiere e coreografie da brividi. Come il tripudio riservato a Fabio Quagliarella, alla sua ultima in serie A, con le curve a riservargli il meritatissimo saluto finale, intriso di affetto vero e grande stima.
Poi, la festa, le esibizioni, i canti.
Chiudiamo questo nostro editoriale su Napoli – Samp con un ringraziamento a tutti i calciatori eroi di questo campionato. Li ringraziamo per questi giorni che profumano di storia e di azzurra poesia.
Parthenope, destati nel giorno di gloria: sei tornata Campione D’Italia!