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el nostro editoriale post Napoli – Genoa esprimiamo il nostro pensiero sull’andamento della gara tra i partenopei e i liguri.Il Maradona torna ad essere un’arena commovente, in questo sabato pomeriggio che vede fronteggiarsi i padroni di casa partenopei contro il Genoa di Alberto Gilardino.
Colori e maglie che rievocano ricordi dolcissimi, di uno storico gemellaggio tra tifoserie durato oltre un trentennio e finito pochi anni orsono nonché di una promozione a braccetto, conquistata nel Giugno 2007, che vide le due compagini salire dalla serie B alla serie A.Ma in campo, oggi, non ci sono vecchi amici che tengano: il Napoli è obbligato alla vittoria, se non vuole che il quarto posto gli scappi via forse inesorabilmente; il Genoa dal canto suo vuole riscattare il bugiardo 1-4 che l’Atalanta gli ha inflitto a domicilio e che ha interrotto la serie di 8 risultati utili consecutivi per i rossoblù.
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EDITORIALE NAPOLI – GENOA: IL RACCONTO DELLA GARA
Il primo tempo è assai gradevole: il Napoli tenta di azzannarlo sin dalle prime battute, più con la qualità dei singoli che con una coralità di gioco vera e propria.
Il Genoa, dal canto suo, scherma gli assalti non soltanto con una grandissima densità a centrocampo, ma pure con un coraggioso pressing alto teso a sfiduciare il primo possesso azzurro già dall’area di Meret.Sembra quasi una squadra di Premier, quella genovese; e per Gilardino forse miglior complimento non potrebbe esserci: rognosa, tenace, organizzata, veloce nelle scalate e propositiva in ripartenza quando si può, soprattutto con continue sventagliate da una corsia all’altra che mettono in grossa difficoltà gli uomini di Mazzarri, in particolar modo quando al cross ci va, con inserimenti in profondità, lo spagnolo Aaron Martin.
E’ proprio da sinistra, infatti, che vengono scodellati i palloni più pericolosi nell’area napoletana nella prima frazione: e così Meret è chiamato a due ottimi interventi su Retegui che tengono vivo lo 0-0.D’altro canto, il Napoli, s’era fatto vedere subito con due buone opportunità per Simeone e Kvara, seguite da un gran destro da fuori di Anguissa, a conclusione del mini forcing dei primi 15 minuti.
Il piano partita è chiaro: è il Napoli a tenere il possesso del pallone per la maggior parte del tempo, tuttavia la conduzione è sempre piuttosto compassata e prevedibile; il tutto a buon gioco del Genoa, che stringe le linee a protezione ma non bada solo a difendersi, tentando l’affondo beffardo non appena ne ha l’opportunità e tenendo in apprensione costante la retroguardia azzurra.Un buon break di Di Lorenzo, nell’area genoana, sancisce la fine di una prima frazione tutto sommato divertente ma che appalesa, in un’ennesima occasione, tutti i limiti del Napoli d’oggi: inconcludente quando deve proporsi, ansioso quando è chiamato a difendersi.
IL SECONDO TEMPO
Frendrup inguaia i piani di Mazzarri dopo appena 2 minuti dall’inizio della ripresa, con un piattone dal limite dell’area che non lascia scampo a Meret, a conclusione di un’azione di rimessa fin troppo scolastica e mal letta – e ormai non fa più notizia – dalla fase di riaggressione troppo soft dei napoletani: lo 0-1 ghiaccia le vene ai polsi a un Maradona stracolmo.
E così, incassata la rete, il Napoli inizia a deprimersi e a smarrirsi: i frangenti più pericolosi li crea Kvara quasi da solo, il resto è un fraseggio scontato da un fronte all’altro che non crea neanche il presupposto di un pericolo concreto per la porta di Martinez, col Genoa così fin troppo facilitato nella chiusura di ogni linea di passaggio.A parte una zuccata di Anguissa fuori di poco, la verve più interessante viene dai subentrati Lindstrom e Ngonge, in particolar modo da quest’ultimo che dimostra una volta in più non soltanto tutta la sua cifra tecnica, ma pure una certa sfrontatezza mai da darsi per scontata nel primo impatto con una realtà come quella partenopea.
Non è un caso che, fatta eccezione per qualche spunto episodico del solito Kvara, sia proprio il belga ex Verona a regalare un punto ai suoi al fotofinish, con una girata in avvitamento, nell’area piccola, che lascia di sasso Martinez e salva probabilmente ( chissà per quanto ancora) la panchina di Walter Mazzarri.E’ 1-1 alla fine.
EDITORIALE NAPOLI – GENOA: LA FOTOGRAFIA POST PARTITA
Il Napoli sale, si fa per dire, a quota 36 punti, appaiato al Torino di Juric e momentaneamente a 6 lunghezze da Atalanta e Bologna, che si contendono il quarto posto ma che presentano al momento un’ovvia partita in meno, dunque con possibilità di ulteriore allungo.
La fotografia del Napoli di Mazzarri sta tutta nei numeri; non quelli, sterili, riferiti ai moduli, ma per esempio nelle reti fatte e subite: dal 25 Novembre scorso – ossia dall’inizio del Mazzarri bis – col tecnico livornese in panca gli azzurri hanno segnato appena 16 goal in 17 partite ( pur affrontando nel percorso squadre come il Braga, il Cagliari, il Frosinone, il Monza, la Salernitana e il Verona) e ne hanno subiti 24.Nello stesso arco temporale, l’Atalanta di reti ne ha incassate 15 e ne ha messe a segno 34 ( praticamente più del doppio del Napoli).
Volendo estendere la riflessione solo al Bologna, che è la vera rivelazione dell’anno, la squadra di Thiago Motta – nel medesimo momento della stagione – di reti ne ha realizzate 24 e ne ha subite solo 13 ( ossia 11 in meno del Napoli).E se la matematica non può spiegare tutto, è pur vero che dinanzi a certi dati non si può continuare a calare la testa sotto la sabbia.
I RESPONSABILI DI QUESTO CAMPIONATO DISASTROSO
Walter Mazzarri non sarà certo il responsabile n.1 di questa stagione disastrata, ma ora è davvero innegabile che anche le sue colpe siano diventate un fattore.
Mai equiparabili, ciononostante, a quelle del patron De Laurentiis, che riesce a darsi l’unica colpa di non aver incatenato Spalletti quando sarebbe ben più onesto ammettere di aver sbagliato i suoi 2 sostituti, uno in fila all’altro.La Champion’s ora sembra davvero un Everest da scalare.
Certo, continuare con Mazzarri – non ce ne voglia il mister – pare davvero rinunciare anche solo ad iscriversi alla corsa, pur con 14 partite di campionato ancora da disputare.