Nel nostro editoriale post Napoli – Barcellona esprimiamo il nostro pensiero sull’andamento della gara tra i partenopei e i blaugrana e quello che potrebbe avvenire nel prossimo futuro.E’ il tempo di Francesco Calzona, per gli amici detto “Ciccio”.
Classe 1968, originario di Vibo Valentia.Carriera piuttosto modesta da calciatore per poi diventare – di fatto ininterrottamente dal 2007 al 2022 – vice allenatore girovago per l’Italia.
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Si muove braccio a braccio con Maurizio Sarri, col quale condivide le esperienze di Avellino, Verona, Perugia, Empoli e soprattutto Napoli.Un anno, dal 2020 al 2021, come secondo di Eusebio Di Francesco a Cagliari.
Nel 2021 torna all’ombra del Vesuvio nello staff di Luciano Spalletti.Un’estate più tardi, la prima vera chance della carriera: lo chiama la nazionale slovacca come ct e Ciccio ripaga la fiducia portandola alla qualificazione ad Euro 2024 con un percorso netto e autoritario.
E’ l’exploit che fa parlare di lui al grande pubblico del calcio, quello che forse prima lo aveva sentito a stento nominare.Ma per gli uomini di campo, no: Ciccio è nient’affatto che una sorpresa.
La nuova era Calzona e le speranze azzurre
Tecnico preparato e coraggioso, con principi ed idee moderne che ne fanno una guida all’avanguardia.
E’ a lui che Aurelio De Laurentiis si affida nella notte di domenica 18 Febbraio scorso.Il suo Napoli, dopo l’1-1 stentato contro il Genoa in casa, è sull’orlo di una crisi profondissima.
Di gioco, risultati e soprattutto identità.E’ a Ciccio che il patron azzurro affida le chiavi della prima squadra.
Calzona rappresenta il terzo allenatore in una stagione sola, chiamato in fretta e furia con contestuale esonero di Walter Mazzarri.Due giorni scarsi sono pochi, forse pochissimi per trasmettere degli input significativi.
Ma dalle dichiarazioni in conferenza pre Barcellona s’era intuito subito un approccio di personalità al contesto Napoli.Perché Calzona parla di squadra forte, rifiuta ogni alibi, si dice convinto che il Napoli debba entrare in campo per provare a vincere ogni partita e dice a chiare lettere che la sfida contro i campioni di Spagna in carica non deve fare eccezione.
Insomma: vibrazioni incoraggianti, in attesa del riscontro del campo.
Editoriale: Il racconto di Napoli – Barcellona
La palla rotola, nel mercoledì sera di Champion’s allo stadio Maradona.Ed è il Barcellona a tentare di stritolare i partenopei nella propria morsa, tentando di sfruttare l’onda lunga della depressione azzurra nei primi 15 minuti di gara, contrassegnati da errori, paure e sbandamenti.
Potrebbe vacillare, il Napoli.Non lo fa.
Per merito anche di Alex Meret, che sbarra la strada a Lewandowski prima e Gundogan poi nel giro di una sessantina di secondi.Poi, al sopraggiungere della mezz’ora, i padroni di casa non soltanto tengono botta, ma iniziano ad imprimere lentamente il loro marchio alla partita: giro palla in fiducia, maggiore convinzione nelle giocate e presenza costante nella metà campo catalana.
Il che comunque non equivale a nessuna palla goal né tanto meno a nessun tiro nello specchio della porta di Ter Stegen, ma è quanto basta per restituire morale a una squadra smarrita e vittima (anche) di sé stessa.La prima frazione si chiude con uno 0-0 piuttosto scontato: il Barcellona non è riuscito nell’affondo fulminio, il Napoli si è ricompattato ed ora carbura minuto dopo minuto.
Il secondo tempo
Sono ancora gli uomini di Xavi a farsi preferire ad inizio ripresa, ma la partita non si sblocca.
Intorno all’ora di gioco, a seguito di una fase interlocutoria, il ritmo del Napoli ritorna convincente ma continua a non produrre neanche l’ombra di un pericolo a una retroguardia traballante come quella del Barça di questi tempi.Poi al 60esimo, quasi dal nulla, Pedri imbuca, Lewandowski gestisce da fenomeno e buca Meret sul primo palo con un destro perfido: 1-0 per gli uomini di Catalogna.
Non vuole morire questa notte, il Napoli.Che pazientemente si rimette in sesto anche per merito delle forze fresche subentrate, Traorè e Lindstrom su tutti.
Il Barça non la azzanna e gli azzurri la riprendono: estemporanea imbucata di Anguissa, Osihmen vince il duello fisico con Inigo Martinez e batte Ter Stegen spiazzandolo: 1-1.Il Maradona si rianima, Victor esce subito dopo ma le cose migliori del Napoli si vedono proprio dopo la rete del pareggio.
Perché la squadra, fedele alle dichiarazioni pre-partita di Calzona, rifiuta l’opzione di accontentarsi del pari e si lancia con quante energie ha in corpo nella metà campo barcellonista.Si rivedono – bentornati – pressing alto, preventive eseguite alla perfezione e baricentro avanzato, il tutto alla precisa ricerca della remuntada.
Il Barcellona, di fatto, non avanza più.Un po’ non ne ha le forze, un po’ è il Napoli ad essersi ora impadronito di campo e partita.
Il goal sembra poter arrivare da un momento all’altro, ma ter Stegen non capitolerà più.Anzi: brividi forti nel finale con i catalani a costruirsi le ultime palle goal sulla sirena.
Non si concretizzano neanche le loro e stasera è più giusto così.
Editoriale: Le sensazioni post Napoli – Barcellona
Il Napoli conclude l’atto primo del suo ottavo di Champion’s con un primo bilancio incoraggiante: in Spagna, al ritorno, sarà partita vera e la qualificazione è tutt’altro che scritta.Calzona, dal canto suo, ha dimostrato come, pur tra innumerevoli difficoltà, questa sia ancora una squadra forte, che ha l’obbligo morale – verso sé stessa e verso i propri tifosi – di giocarsela col coraggio delle proprie consapevolezze contro qualsiasi avversario.
Riparti dall’ultimo quarto di gara di stasera, caro Napoli.Ritorna ad essere fedele a te stesso e non imbrutirti più.
Per ora, è un augurio.Nel frattempo, un bravo a Calzona.
Ciccio non aver paura dei fantasmi di questa stagione.E’ anche da questi particolari che si giudica un allenatore.