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Castellammare di Stabia

Feroce così non ti avevo visto mai. Marocchi ignora la cabala e Napoli gongola

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Prometti di battere il Napoli?”, queste le parole e musica di Giancarlo Marocchi, classe 1965, rivolte ad Alessio Dionisi, allenatore del Sassuolo, al termine del match pareggiato dai neroverdi in casa dell’Udinese, meno di una settimana fa.

Il tutto, a rendere la situazione ancor più grottesca, in diretta televisiva su Sky Sport, davanti agli occhi e alle orecchie di milioni di sportivi italiani.

Il buon Marocchi, che vestì la maglia bianconera della Juventus dal 1988 al 1996, toglie il dubbio a chi ancora non l’avesse capito, rendendo inequivocabile il fatto che lui, tifoso del Napoli, proprio non lo è.

Dichiarazioni che si nascondono dietro la comoda veste di una ficcante ironia che, in realtà, altro non è che palese dimostrazione di insofferenza, di invidia, di fastidio.

Un livore, verso il Napoli, che accomuna, in questo periodo storico, chi tifoso del Napoli non è.

Chi, anziché riconoscere la manifesta superiorità di questa squadra e goderne come un amante di questo sport sarebbe chiamato a fare, non vede l’ora che questo giocattolo si rompa e che l’incantesimo si spezzi.

Che Napoli e i Napoletani ritornino a vivere di soli ricordi, di un’epoca magica che fu e che ormai appartiene, di gran lunga, al secolo scorso.

Giancarlo Marocchi, bontà sua, evidentemente ha ignorato che augurare ai Napoletani e al Napoli una qualche sventura, sia pure nell’ambito calcistico, nella Storia ha quasi sempre portato male.

Lui, che ebbe i natali ad Imola, la scaramanzia partenopea deve proprio ignorarla, bontà sua.

Più che sua, bontà nostra.

Mi piace pensare che Luciano Spalletti, per caricare i suoi in vista di Reggio Emilia, abbia letto ai suoi ragazzi quelle parole. Molto probabilmente non sarà successo, ma l’approccio del Napoli, alla partita contro il Sassuolo, a me ha ricordato quello che fu proprietà della Juve di Antonio Conte, quella che stritolava l’avversario con un morso netto e poi ci giocava come il gatto col topo.

Non che il Sassuolo sia stato topo e ci mancherebbe pure. Anzi, i complimenti, mister Alessio Dionisi, se li merita tutti, perché i suoi rinunciano a recitare la parte della vittima sacrificale e restano, con la testa e con le gambe, dentro la partita fino al triplice fischio finale.

Non era scontato, dopo la mirabile fuga per la vittoria di Kvara, che al dodicesimo minuto vince un contrasto poco oltre il cerchio di centrocampo e si invola verso l’area di rigore nero-verde con testa bassa, sguardo fiero e leve lunghe. Poi, un attimo prima di oltrepassare la sedici metri, un ultimo passo e un destro secco, che Consigli può solo guardare poggiarsi, leggiadro, alle sue spalle incolpevoli.

E’ la giusta conseguenza dei primi 12 minuti di gara in cui il Napoli toglie il respiro al Sassuolo, gli rimuove le certezze e si impone con fare spavaldo di chi non ha tempo da perdere e vuole sistemare la pratica quanto prima, senza se e senza ma.

Sessanta secondi più tardi è, però, il turno di Lauriente, che colpisce un palo clamoroso, facendo capire a tutti che il Sassuolo non stenderà il tappeto rosso, a questo Napoli lanciatissimo.

I padroni di casa recuperano ossigeno e coraggio, prima che Osihmen dia loro un altro morso sul collo. In un primo episodio, fa le prove generali al minuto 26, colpendo un palo clamoroso dopo aver disorientato Erlic e Tressoldi. Poi, butta a terra la rete, quando al minuto 33 resiste con scaltrezza e prestanza a un tentativo di cintura della retroguardia di Dionisi e mette nel mirino uno spazio di porta che semplicemente non esiste.

Tant’è che Consigli è totalmente impreparato, s’aspetterebbe un cross e si ritrova trafitto, nel modo più beffardo, con un goal che, per dinamica, rassomiglia a un altro similare e splendido che fece Careca alla Roma, nell’anno del secondo scudetto.

E’ il raddoppio, ma il Sassuolo non è ancora steso al suolo, se è vero come è vero che Laurientè, ancora lui, ( gran prestazione e gran talento) siglerebbe il goal dell’1-2 al tramonto del primo tempo, se solo Defrel non rovinasse tutto facendosi cogliere in posizione di offside: il Var non può esimersi dall’annullare la rete e la prima frazione si chiude col Napoli sopra di due.

Due enormi chances, per Osihmen, tra il minuto 50 e il minuto 52 per fare doppietta e 3-0, ma una prima volta Victor non coglie la magia di una verticalizzazione improvvisa di Kvara e una seconda volta, ancora lui, vede respingersi un destro in area sul fondo, da un ottimo intervento di Consigli.

Il Napoli non la chiude del tutto e il Sassuolo resta lì, in un luogo non definito, a metà tra affondare e restare ancora a galla, almeno per quanto gli sia possibile.

Qualche buona situazione di potenziale pericolosità i ragazzi di Dionisi la creerebbero pure ma mai che anche solo una di queste si tramuti in una palla goal vera e propria, tant’è che Meret non sarà mai chiamato a un intervento degno di tal nome.

La difesa azzurra, del resto, tiene botta e regge bene, anche se Lauriente, quando si accende, lascia davvero intravedere il gran bel giocatore che potrebbe diventare.

Solo all’80esimo, il neo-entrato Ceide, fa venire i brividi ai tantissimi napoletani giunti a Reggio Emilia, con un tiro-cross che si spegne di pochissimo a lato.

Nulla di fatto e il Napoli torna a comandare. Ci sarebbe ancora tempo di un altro goal annullato, stavolta a Simeone, per offside anche qui ineccepibile.

Un palo per parte ( Lauriente e Osihmen), un goal annullato per fuorigioco per parte ( ancora Lauriente e Simeone), ma 2 goal di differenza che sono la fotografia di un’altra tappa importante, che il Napoli porta a casa con merito, voglia e fame.

La classifica, dalle parti del Vesuvio, si preferisce ancora non guardarla o almeno non farsene condizionare più di tanto.

Si sa, i Napoletani alla scaramanzia ci tengono.

Fortuna che questo dettaglio, Giancarlo Marocchi e la sua comitiva allegra, lo abbiano totalmente omesso facendo gongolare il Napoli.


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