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a Juve Stabia che nella ripresa della gara con la Reggina si scioglie come neve al sole è forse una delle immagini più tristi di questa stagione. Lo è per tutti, in particolar modo per i tifosi. Non è un caso l’immagine scelta per il nostro editoriale: una sciarpa che un tifoso, a fine gara, preso dall’amarezza ha lanciato in campo e che, magari, poco prima sventolava festante.
È il triste segnale che un po’ tutti nell’ambiente gialloblù stanno lentamente gettando la spugna, come fa un allenatore di box che vede il suo ragazzo prendere colpi sul ring: getta l’asciugamano per chiedere di stoppare l’incontro.
Un qualcosa del genere era avvenuto già contro il Lecce, ma, ci perdoni la Reggina, capitolare contro i salentini ci può stare, subire invece la rimonta della penultima in classifica stride davvero troppo.
Nessuno conosce, forse, le cause che hanno portato a questa situazione; quello che si può dire con certezza è che sabato a gettare la spugna, a mezz’ora dal termine del match, sono stati i calciatori delle Vespe. Forse il doppio vantaggio e il cronometro che segnava il 65esimo hanno fatto illudere i ragazzi di Fontana che la pratica Reggina fosse ormai archiviata e che, magari, fosse giusto pensare già al Foggia (si spera) o a dove trascorrere il post partita.
Nessun accorgimento tattico avrebbe riacceso la lampadina, ma, ancora una volta, qualcosa non ha convinto anche nella gestione della gara ad opera dello staff tecnico. Il 4-3-3 da arma letale è diventato una prigione, una camicia di forza, di cui la Juve Stabia non riesce a liberarsi. Perché, quando si era ancora sul 3-1, la difesa gialloblù era altissima con Russo già costretto ad uscite spericolate sulla trequarti? Che senso ha giocare in tal modo quando si è in vantaggio di due gol? Ancora..perché dopo il doppio vantaggio non addormentare la gara con un semplice palleggio ed un occhio al cronometro? Lo stesso peccato originale, questo, fatto vedere a Siracusa. La Juve Stabia, e forse chi la guida, dimostra di non essere in grado di osservare con la giusta lucidità cosa avviene in campo. Il centrocampo a tre, una volta che la partita è stata bene indirizzata, potrebbe essere rafforzato con muscoli e dinamismo in luogo di uno degli esterni d’attacco ma questo, nonostante i ripetuti errori, non accade mai.
Altre considerazioni possono toccare il tanto criticato mercato; il campo ci ha detto che la vittoria di Vibo è arrivata con 10/11 della squadra pre mercato in campo e che anche sabato dei nuovi in campo è subentrato, con scarsi risultati, il solo Giron (sostituzione assurda quella di Liviero se non dettata da problemi fisici). Che piaccia o meno, le scelte di Fontana dicono non che il mercato sia da bocciare, ma solo che nei momenti difficili è meglio affidarsi ai vecchi. Per fare un esempio: come si possono lasciare ancora in panchina i Ripa ed i Marotta visti ieri?
Ripetiamo, forse nulla avrebbe dato la sveglia alla squadra ma sono accorgimenti che ci sembrano abbastanza palesi.
A questo punto, con Lecce e Foggia sempre più distanti, fare progetti è francamente inutile; si spera solo di vedere da qui a fine stagione una squadra che onori la maglia che indossa perché di rimonte e di ingenuità ne abbiamo già viste troppe.
Il gong non è ancora suonato e c’è ancora modo di riprendere le redini della stagione, ma con umiltà, lucidità e cazzimma da parte di tutti.
Raffaele Izzo