I
l derby tra Siracusa e Juve Stabia ha offerto uno spettacolo invidiabile, certamente più sugli spalti che sul rettangolo di gioco. Le Vespe non sono riuscite a scrollarsi di dosso le scorie del doloroso pareggio interno con la Casertana, incappando nel secondo pari consecutivo. Quello in terra siciliana assume, ovviamente, peso specifico differente rispetto al 2-2 contro i falchetti.
Il Siracusa è ormai in pianta stabile nelle zone alte di classifica, essendosi consolidato come realtà concreta del campionato; inevitabile che la Juve Stabia abbia dovuto quindi fronteggiare un avversario ostico, per di più in trasferta, anche se in un clima di festa ed armonia. Nonostante questi fattori, i ragazzi di Caserta sono andati almeno per tre volte vicinissimi alla rete che avrebbe deciso il derby sirastabiese.
Le conclusioni di Lisi e Canotto, che non hanno centrato la porta per pochi centimetri, e la roboante traversa centrata nel finale da Calò gridano ancora vendetta, e per poco non hanno concesso il giusto premio dei tre punti alla Juve Stabia.
Alle sortite offensive, fanno da contraltare i soliti cali di concentrazione della retroguardia: quando però in difesa si stacca la spina ed arriva il blackout, Branduani è sempre fulmineo a riaccendere la luce con le sue parate.
L’impressione è che, quando la Juve Stabia perde il suo animo battagliero, rischia di diventare una squadra maggiormente vulnerabile. Tale sensazione è stata palpabile nel primo tempo del derby con la Casertana ed, in parte, nella ripresa del match di Siracusa. Se la scorsa settimana tutto il primo tempo è stato regalato agli avversari, ieri nell’ultima mezz’ora di gara non si è vista la solita Juve Stabia arrembante, salvo per il jolly tentato e quasi trovato da Calò.
Elemento quindi imprescindibile per ritrovare la continuità perduta, appare quello caratteriale: tornare ad essere affamati per affilare nuovamente il pungiglione, così da colpire gli avversari. Per le Vespe è questo l’imperativo.
A tal proposito, rimbobano le parole da brividi che Al Pacino pronuncia nel film “Ogni maledetta domenica”; nel discorso dell’allenatore, la parola “centimetro” torna più volte
“In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire.”
Non trascurare nemmeno il centimetro che sembra inutile, e sfruttarlo al massimo, magari anche con l’aiuto di un pizzico di fortuna, per invertire la rotta. Riprendere la corsa verso l’alta classifica, un centimetro alla volta e senza fermarsi.