D
erby tesissimo tra Juve Stabia e Casertana. Le Vespe impattano sul secondo pareggio consecutivo, riacciuffando un match che sembrava ormai perso, con i Falchetti in vantaggio fino al 90esimo grazie alla rete di Castaldo. Un derby che lascia tra i gialloblù, squadra, staff e tifosi, sensazioni contrastanti. Se da un lato è forte la soddisfazione per non aver reso il Menti terra di conquista della Casertana, dall’altro è altrettanto potente l’impressione che la Juve Stabia avrebbe potuto ribaltare la gara nel concitatissimo finale, sulla scia del pareggio di Calò. Ritorna allora, involontariamente, quel “Non sempre si può vincere” di Lucio Dalla e dei The Rokes citato nel nostro editoriale seguente alla gara di Vibo Valentia della scorsa settimana.
Per tutti questi, ed altri mille aspetti, quello tra Juve Stabia e Casertana è stato un derby da montagne russe, che hanno toccato sensazioni estreme, opposte, sia da una parte che dall’altra. Montagne russe come quelle che hanno contraddistinto la gara della Juve Stabia: nel primo tempo si è vista una squadra timida, più frenata o intimorita dall’importanza della gara che vogliosa di mordere subito il match. La ripresa, invece, pur se condita da innumerevoli interruzioni, dovute al calo (anzi Calò) di pressione collettivo e non casuale degli uomini della Casertana (spesso a terra), da un far west durato sette minuti e dalla scelta della squadra di Fontana di puntare tutto sui nervi piuttosto che sul gioco, è stata di marca gialloblu.
Montagne russe come le sensazioni provate da tutto il Menti. Proprio quando la sconfitta sembrava ormai certa, per alcuni istanti certificata dal raddoppio casertano poi annullato, Calò ha tirato dal cilindro l’ennesimo coniglio della sua stagione, salendo lui stesso sulla giostra per eccellenza. Irriconoscibile, se confrontato al calciatore di pochi mesi fa, il giovane regista prelevato un anno e mezzo fa dalla Sampdoria. Dopo una stagione di apprendistato, a lavorare più in allenamento che nel fine settimana, Calò si è preso, anzi ha preso per mano la Juve Stabia, divenendo in breve la bussola della nave gialloblu. Alla crescita esponenziale si aggiunga la precisione sui calci di piazzati, di qualsiasi tipo e da qualsiasi distanza, che fanno del numero 5 della Juve Stabia autentico fattore in grado di decidere in un attimo una gara.
Montagne russe che hanno travolto anche la gestione della gara delle Vespe. Nel concitatissimo secondo tempo, inevitabilmente, si è persa lucidità e con essa la possibilità di contare su altri due cambi che, probabilmente e col senno di poi, avrebbero potuto incidere sul match. A questo proposito, forse, in un momento in cui l’inizio col piede premuto sull’acceleratore si sta facendo sentire sulla lucidità della squadra, non sembra possibile rinunciare ai muscoli di uno (o anche insieme) tra Mezavilla e Viola. Il centrocampista napoletano, per dinamismo misto a visione di gioco, è un unicum nella rosa stabiese, e quindi sembra essere arrivato il momento del suo reinserimento in pianta più o meno stabile tra i titolari. Per ciò che riguarda Mezavilla, il match di ieri, soprattutto per quanto visto nella ripresa, sarebbe stato pane ideale per i denti del brasiliano.
Un giro sulle montagne russe lo ha fatto anche Castaldo. Dalla classica commozione che segue il suo addio ad ogni squadra, all’esultanza sfrenata, con annessa corsa impazzita, richiami ai compagni e smorfie dopo il gol del momentaneo vantaggio contro la squadra che lo ha “reso” calciatore e lo ha fatto conoscere al calcio che conta, e che tra l’altro gli ha dimostrato ancora stima, cercandolo in estate.
Ora testa bassa e riprendere il lavoro in vista di un altro derby, parecchio sentito, come quello di Cava contro la Cavese di sabato prossimo. Gli occhi sono puntati non solo sulla preparazione della gara, ma anche sull’infermeria, con Allievi, il cui recupero è imprescindibile, e Canotto, uscito malconcio dal ring del Menti, da valutare attentamente. Dopo la giostra “ventosa” di Vibo Valentia e le montagne russe di ieri, le Vespe vogliono e devono riprendere il volo.
Raffaele Izzo