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EDITORIALE Juve Stabia – Catanzaro (1-4): lo scivolone dei punti al contrario

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ditoriale – La Juve Stabia nell’ultimo turno di campionato ospitava la capolista Catanzaro che passeggia al Menti e strappa 3 punti utili al raggiungimento della matematica promozione in serie B.

Ovviamente la disparità di calciatori e di tattica acquisita nel corso di tutto il Campionato non risparmia le vespe che abbandonano, almeno mentalmente, la partita al nono minuto di gara, ovvero allo scoccare della seconda rete.

E poco importa del rigore non assegnato dall’arbitro nel corso del trentacinquesimo.

Sarebbe stato solo un grande alibi per la tifoseria e , forse, per la Juve Stabia.

Il reale problema di questa squadra non è l’aver affrontato la capolista, perché con un po’ di analisi tattica nel corso di questi ventotto giorni, un’idea sull’incompatibilità tecnica dei nuovi ideali di gioco di Mister Pochesci ed i venticinque petali di rosa stabiesi, era evidente.

Ovviamente solo l’allenatore deve e può decidere schemi, moduli e gli undici da schierare in campo ad ogni partita.

Ma quanto peseranno per le Vespe queste sconfitte, in particolare con il Picerno ed il Foggia, a livello mentale?

Le innovazioni devono apportare cambiamenti positivi.

Quando, invece, l’innovazione è radicale e comporta strategie completamente nuove e impensabili rispetto alle precedenti soluzioni, non c’è da meravigliarsi dei risultati deludenti.

Con questo, lungi da noi, dare la colpa, o gli eventuali meriti che potranno arrivare, a Mister Pochesci, ma una esamina su quanto sta accadendo.

Che i giocatori attuali della Juve Stabia non siano tutti adeguati alla categoria, è una realtà indiscutibile, come pure non riuscire a disporli in campo per far emergere le potenzialità del singolo al fine di ottenere un buon gioco di squadra.

Non è bugia che Colucci abbia lasciato la rosa in bilico tra quarto e quinto posto, così come è da ricordare che ogni singola entità riusciva a mostrare quanto nelle sue corde.

E se l’attacco non era decollato, almeno per quelli presenti sempre in campo, non era nelle loro possibilità poter fare di più.

Editoriale Juve Stabia – Catanzaro: cosa mi resta di te?

Cosa resta della Juve Stabia?

Quesiti, dubbi, perplessità. Peccato non ci sia nessuno stregone a ripulire da questa scalogna che si abbatte sulle vespe ad ogni match.

Di partite dall’arbitraggio anomalo ne è pieno il mondo, ma di calciatori che reagiscono alle ingiustizie della vita pure.

L’amara delusione, inoltre, sta proprio sulla penalizzazione psicofisica di questi ragazzi che, nonostante l’impegno ed il dispendio di energie, non riescono a tirar fuori ciò che di buono hanno.

Come nelle migliori orchestre, se la bacchetta del maestro dà indicazioni stonate a chi le riceve, il concertino non potrà mai deliziare le orecchie di chi lo ascolta. In campo, gli occhi di chi li vede.

Eppure ci sarà qualche angelo nella filosofia di Mister Pochesci.

Gli stessi che invocava Marco Giampaolo, ex calciatore ed allenatore italiano, sostenendo: “La classifica è come il sesso degli angeli non c’importa!”

Forse proprio perché gli angeli il sesso non lo fanno!

Ed allora, gentili signori, se il calcio è un grande spettacolo, probabilmente i tagliandi stabiesi servono a godere di poche, misere e instabili emozioni.

Neanche l’stinto animale delle vespe, il loro pungere lasciando il segno, può, oramai, farci trepidare e sorprendere.

In piena linea con le aspettative della Società, questo Campionato può servire solo a restare nella categoria senza troppe pretese.

Fermo restando, la presenza indispensabile di Mignanelli, di Caldore e di pochi altri.

Altresì meglio stringersi in un unico coro che fa: “ Senti quando scivola lentamente sulla pelle una lacrima, senti questa musica dimmi per l’ultima volta che cosa mi resta di te? Mi resta di te?”

Eh, cara Elodie, vorremmo tanto dire l’istinto naturale di venirti a cercare, ma, ahinoi, non sappiamo più quale sia la strada per poterla ritrovare!


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