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el nostro editoriale sul Napoli eliminato in Champions League dal Milan di Pioli facciamo come sempre alcune nostre considerazioni:
Ci sono momenti della vita in cui sembra che il destino scelga e basta, che ogni altro umano tentativo di cambiare le sorti della traiettoria delle cose sia inutile, che esista un finale già scritto oltre il quale non si può combattere ma a cui ci si può solo consegnare.
A volte succede anche nel calcio.
La storia del pallone è strapiena di risultati sportivi che spesso non sono la fedele ricostruzione di ciò che si è visto in campo, o attorno o a ridosso ma che alla fine incarnano la sintesi brutale di ciò che si è realizzato, che non è mai detto combaci con ciò che si è o non si è meritato.
La doppia sfida di Champion’s tra Napoli e Milan sembra appartenere ad uno di questi casi.
Sugli azzurri, è piovuto sul bagnato.
Un’incredibile serie di circostanze sventurate in fila si sono abbattute, una dopo l’altra, sugli uomini di Luciano Spalletti, a fronte di un Milan che esplodeva di salute, soprattutto nei suoi uomini di punta e che ha avuto un’intera settimana a disposizione per rilassare muscoli e nervi tra il match di San Siro e quello del Maradona, visto che Pioli aveva optato per il turn-over più estremo nella recente sfida di campionato contro il Bologna.
Il Napoli, che pure aveva ruotato contro l’Hellas Verona, era stato mazziato già da quel buonuomo di István Kovács all’andata, reo di plurime decisioni da test alcolemico immediato.
Così, gli azzurri erano costretti a presentarsi senza Kim e Anguissa al ritorno, senza voler rimembrare altri episodi al quanto discutibili che avevano condotto ad altrettante a dir poco discutibili scelte arbitrali nell’atto primo di questo quarto di finale.
Sciagure di Kovacs a parte, il resto ce l’hanno messo la sorte, la differenza tra le condizioni fisiche di ambo le squadre e la malizia.
Quella “cazzimma” che la storia vuole appartenga ai napoletani e che invece, nel doppio confronto, vede i rossoneri assai più capaci.
Diciamo fortunati nondimeno.
Perché che Kovacs combini sciagure che un arbitro esordiente forse non avrebbe commesso, può certo fare scandalo.
Ma quando ci dicono di star tranquilli, che tanto al ritorno sarà un’altra musica perché arbitra il fenomeno Marciniak e poi succede quello che succede, allora ci cadono le braccia ben sotto il pavimento.
A noi di pensar male dà proprio fastidio, amici sportivi tutti. Ma mettetevi nei panni di un tifoso del Napoli per un momento. Ti dicono di star sereno, che tanto la gara del ritorno sarà tutelata dalla presenza di uno dei migliori arbitri al mondo.
Poi succede che in una partita tiratissima Leao frana netto addosso a Lozano e con 8 milioni di telecamere nel globo nessuno trova il modo di dire a Marciniak che quello è calcio di rigore tutta la vita, con tanto di VAR a dormire nel sonno più placido.
Non è accettabile, non è tollerabile, non è più comprensibile. A maggior ragione, in considerazione dello schifo che era successo all’andata e che tutto il mondo aveva visto. Il Napoli esce dalla Champion’s ma la UEFA perde la faccia.
E un’altra buona fetta di credibilità. Complimenti al Milan, un’intelaiatura difensiva perfetta, tanta attenzione, tanta grinta e poi la classe dei suoi uomini migliori: Maignan, Theo e Leao.
Che il Napoli ha avuto la sventura (l’ennesima) di affrontare nella loro fase di massimo e contemporaneo splendore, mentre di contro tra squalifiche ed infortuni agli azzurri non solo veniva tolta la possibilità di giocarsela a pieno organico ma anche di farlo nel suo stato più brillante. E la beffa senza fine si protrae anche nel match di ritorno.
Marciniak si ceca entrambi gli occhi e nega un penalty solare sullo 0-0.
In precedenza, alla prima mezza disattenzione, sul dischetto c’era andato Giroud ma super Meret aveva detto no, negando il goal al francese anche in una sortita successiva. Poi, praticamente nello stesso momento, sono costretti ad uscire Rui e Politano, le cui condizioni saranno da valutare. Nel finale di gara, darà forfait anche Rrahmani.
Il buon Matteo, in particolare, era apparso tra i più brillanti ad inizio gara, mettendo ripetutamente in difficoltà Theo.
Poi, quando il primo tempo sembra sfuggire via con uno 0-0 frutto di tanta tensione, Ndombelè commette il suo primo vero errore di una gara tutto sommato propositiva e apre l’autostrada a Leo: i difensori del Napoli, Rrahmani per ultimo, gli fanno fare un figurone e il piatto a centro-area di Giroud, a porta sguarnita, è l’1-0 rossonero.
Non aveva costruito palle goal fino a quel momento il Napoli, ma era apparso più propositivo e coraggioso, dominante nel possesso palla e piacevole nella manovra.
Nel secondo tempo, il Milan usa come tana la propria area di rigore e ci esce poco e male.
Il Napoli ha ancora il pallino dell’iniziativa ma non succede nulla o quasi, merito anche di Kjaer e compagni che presidiano bene la propria porta.
Poi il rigore che Kvara sbaglia e Maignan, di contro, neutralizza con un altro intervento decisivo.
Commoventi gli azzurri a non chinare il capo, fino all’ultimo secondo.
Commovente Osihmen, che alla sua prima partita stagionale contro il Milan ( pensate un po’, finora ne aveva saltate 3 su 3 per problemi fisici), sigla l’1-1 meritato quasi allo scadere ed è l’ultimo ad arrendersi.
Non servirà a niente.
Anche lui, Victor, è apparso in stato ancora precario, anche lui vittima di un recente infortunio.
Anche lui, è un’altra fotografia eloquente di un fato che non ne ha voluto sapere: un goal bello ma inutile che aumenta i rimpianti e fa godere Pioli & friends.
E’ stato bello, Napoli. Bellissimo.
E ancora più bello sarebbe potuto essere.
Grazie lo stesso.
Ora testa issata in alto, come i vessilli di cui andiamo fieri ed unghie a graffiare il traguardo quanto prima.
Altro che sorteggi favorevoli, stavolta è proprio il caso di dirlo: il Diavolo deve avere più di un santo in Paradiso.