span style="color: #000000;">Anche l’82° giorno è andato, siamo all’ 83° e, da parte del DUO, non è in vista nemmeno il classico, vabbè: Chello che è stato è stato, basta! Ricominciamo da tre!, che pur certificando un “fallimento”, sarebbe, almeno e finalmente, qualcosa di chiaro.
Quello che invece sembra chiaro è, purtroppo ed ancora una volta, che “l’acqua è poca e ‘a papera nun galleggia” anzi, peggio, proprio NON può più nemmeno far finta di galleggiare come sino ad oggi hanno fatto quelli che noi, di volta in volta, abbiamo identificato come: il Gatto e la Volpe; attori in scena; Masaniello …. o più semplicemente con “il DUO”, avanzando tutti i nostri dubbi quantomeno sul fatto che avessero veramente idee chiare sul cosa fare – e come poterlo fare – per cui, in realtà, avevamo la sensazione che puntassero ad un ritorno alle urne per ri-mischiare le carte e distribuirle in modo (e di tipo) diverso, visto che ora sanno, con (quasi) certezza, che poi saranno quelle le carte con le quali dovranno giocare la partita.
In molti hanno apprezzato e segnalatoci di concordare; altrettanti hanno espresso parere diverso; e “gli attori in scena”? Ebbene, sembra proprio che siano tornati (semmai si fossero spostati) alle azioni che sono state alla base del nostro scetticismo per cui oggi, all’83° giorno, con l’irrigidimento di Salvini su Savona appoggiato da Di Maio sia sul nome che sul suo dichiararsi “arrabbiato”,
si sia tornati, come su scritto, “a Tre” e cioè, alla strada che porta al voto.
Strada che appare, ancora una volta, l’unica vera strada che il DUO ha sempre avuto in mente sin dall’inizio visto che è l’unica volontà di meta finale che giustificherebbe, e darebbe senso, alle varie impuntature che, di volta in volta ed immancabilmente, i nostri Masaniello hanno posto in campo non appena veniva meno, per pura casualità, l’impuntatura del momento.
Quella attuale, come su scritto oggi e come ormai scriviamo da qualche giorno, ha il nome di Savona, nome sul quale Salvini ha dichiarato apertamente (dai marciapiedi come dai tetti romani) di non essere disposto a cedere e che, al caso, si tornerà al voto.
“Si torna a tre” quindi – e ciò nonostante che lo stesso Savona sarebbe, – a quanto sembra -, disposto a fare un passo indietro il che è un rafforzamento del nostro sentore, o della nostra diffidenza che dir si voglia.
Ri-vediamo quanto è accaduto ieri.
In mattinata Conte ha incontrato per circa due ore, a Montecitorio, i leader della Lega e del Movimento 5 stelle, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, per discutere delle caselle ministeriali del futuro governo e quindi, evidentemente, del dicastero dell’Economia sul quale è stato posto il macigno dell’economista, ed ex ministro, Paolo Savona. Al termine dell’incontro, intorno all’ora di pranzo, Salvini è partito per Milano per impegni familiari e politici (dice) e lascia il cappello Savona sulla poltrona dell’Economia senz’altro aggiungere o modificare il che, in realtà, ha detto anche fin troppo.
Conoscendolo, conoscendo il suo istrionismo, il tutto è stato come dire, e plasticamente testimoniare: “Me ne frego”, per me è tutto chiaro e stabilito per cui è inutile che resto qui a perdere tempo.
“O è così o è pomì”, recitava una nota pubblicità, ed il pomì della ditta Salvini non è una salsa ma sono le elezioni. E questo è. Punto!
Salvini continua pacifico a bersagliare Mattarella, come anche con le sue dirette dai tetti romani. Se ne torna, infingardo, nella sua longobardia lasciandoci con il suo mantra del momento: “Se salta Paolo Savona, salta tutto”.
Ad esso, in attesa di nuovi colpi di scena, come anche di un possibile nuovo e diverso macigno che il Duo troverà qualora – per qualche motivo, foss’anche la reale rinuncia dello stesso Savona (ad ora pronunciata solo a parole) – dovesse frantumarsi l’ultimo trovato e nomato Savona, non possiamo far altro che ricorrere, a nostra volta, al nostro mantra in essere da 83 giorni: io speriamo che me la cavo
Stanislao Barretta
Lascia un commento