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ILANO – Marco Cappato va processato. Per il gip Luigi Gargiulo, che ha così respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Milano, l’esponente radicale che aiutò Dj Fabo a morire non ne avrebbe semplicemente agevolato il suicidio, ma avrebbe in qualche modo rafforzato la volontà dell’uomo di porre fine alla propria vita. Ora nell’ordinanza con cui il gip impone alla Procura la richiesta di rinvio a giudizio, a Cappato si imputa anche di “aver rafforzato il proposito suicidario” di Fabiano Antoniani.
Nella richiesta di archiviazione i pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini parlavano di un vero e proprio “diritto a una morte dignitosa”. Cappato non avrebbe commesso alcun reato nell’aiutare una persona a esercitare il proprio diritto individuale. Il diritto alla dignità – secondo i pm – deve prevalere sul diritto alla vita. Dj Fabo era diventato cieco e tetraplegico a seguito di un incidente e aveva più volte chiesto aiuto per porre fine a quella vita divenuta insopportabile e non più degna di essere vissuta. Per il giudice Gargiulo, invece, il diritto al suicidio o “a morire con dignità” non esiste perchè non è previsto dal’ordinamento italiano. Inoltre, ribadisce il gip, non ci sono norme europee che possano in qualche modo avvalorare questo diritto. La stessa Corte europea dei diritti dell’uomo – pur riconoscendo il suicidio come un esercizio della propria autodeterminazione – non impone agli Stati nessun obbligo riguardante il suicidio assistito. Cappato rischia così fino a dodici anni di carcere per aver “accompagnato” Dj fabo nell’ultimo suo viaggio verso la clinica svizzera Dignitas.
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