Lo segnala la deputata M5S Angela Raffa: un medico condannato per truffa e peculato viene nominato a Palermo direttore del reparto Covid-19 .
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pprendiamo dalla pagina della deputata Cinque Stelle Angela Raffa che un medico condannato per truffa e peculato è nominato a Palermo direttore del reparto di Pneumologia semintensiva Covid19.
“Ecco come funziona l’Italia e la sanità siciliana – scrive Angela Raffa – Il dirigente medico che derubava l’ospedale di Palermo viene premiato e nominato direttore del nuovo reparto di Pneumologia semintensiva Covid19 dello stesso ospedale. Lì dove già sono ricoverati una quarantina di pazienti risultati positivi al coronavirus. Siccome insieme al danno viene sempre la beffa, è pure il ‘referente’ di una raccolta fondi, gestita da privati, i cinema multisala Cityplex, per l’acquisto ‘di ventilatori, dispositivi di protezione e tutto quello che può essere necessario’ da inviare dopo all’ospedale. Lui è Giuseppe Arcoleo, pneumologo dell’ospedale pubblico “Cervello” di Palermo. Nel 2014 viene arrestato in fragranza di reato: peculato ai danni dell’azienda. La Guardia di Finanza lo trova con l’incasso di giornata, consegnatoli in contanti dalla caposala. In pratica visitava i pazienti in regime di intramoenia, e la caposala invece mandarli a pagare il dovuto presso le casse dell’ospedale riscuoteva direttamente in contanti e poi divideva con il medico. Anche le prenotazioni e gli appuntamenti venivano gestiti in nero e non tramite il centro prenotazione. Ad aprile 2016 viene condannato, avendo scelto il rito abbreviato, a 2 anni e 4 mesi. A questo punto uno si aspetta che l’ospedale derubato lo licenzi, che l’ordine dei medici prenda seri provvedimenti. In qualsiasi altro Paese sarebbe stato allontanato da qualsiasi ruolo pubblico. Non in Italia, men che meno in Sicilia. Oggi lo ritroviamo che continua a lavorare presso lo stesso identico ospedale, dove anzi è stato promosso a maggiori responsabilità e potere. La classe politica regionale, che si spartisce le nomine delle aziende sanitarie, se c’è batta un colpo. Se non volete farlo per vergogna (lo so che avete dimenticato anche il significato di questa parola), almeno fatelo per carità di patria”.
Nel 2016 il Giudice per l’Udienza Preliminare (GIP) aveva condannato Giuseppe Arcoleo in servizio al Cervello come dirigente medico di Pneumologia I dell’ospedale, Carmela Tavilla e Concetta Conte. Il primo è stato giudicato con rito abbreviato e ha ricevuto una pena di due anni e quattro mesi. Le altre due persone sono state condannate rispettivamente a un anno e sei mesi e un anno e otto mesi di carcere. La Guardia di Finanza, nel luglio 2014 in visita nell’ospedale per degli accertamenti, trovò il dirigente e la Conte mentre dividevano gli incassi della giornata. I militari della Finanza avevano avviato due mesi prima l’inchiesta a seguito di alcune segnalazioni. I due furono colti in flagranza, mentre la Tavilla fu coinvolta successivamente. Secondo gli investigatori si sarebbero appropriati di somme che sarebbero dovute entrare nelle casse dell’ospedale.
Secondo quanto ricostruito dal Procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal Sostituto Luca Battinieri, il medico era stato autorizzato per fare attività intramoenia, ma avrebbe dovuto rispettare l’obbligo che prevede il divieto di riscuotere il compenso direttamente dai pazienti. Il personale sanitario coinvolto, infatti, avrebbe dovuto indirizzare i pazienti verso l’amministrazione e invitare a versare i soldi in quella sede. Sarebbe stato poi l’ospedale a liquidare loro quanto dovuto, ovvero circa la metà di quanto incassato. Le indagini avrebbero messo in luce una sorta di centro di prenotazione “alternativo”, che avrebbe così permesso all’utenza di risparmiare quasi il 50% rispetto ai costi previsti.
Si ritiene che il Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, di centrodestra, che è stato dal 23 maggio 2013 al novembre 2017 anche Presidente della Commissione Regione Antimafia, insieme all’Assessore Regionale alla Salute Ruggero Razza, avvocato penalista, dovrebbero accertare e intervenire.
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