P
er un crescente numero di italiane Linda Laura Sabbadini è il simbolo della difficoltà di affermare i diritti delle donne nel nostro Paese. Il motivo ha a che vedere con il lavoro svolto da Sabbadini per lunghi anni in seno all’Istat nel campo delle indagini sociali, dando maggiore risalto al ruolo delle donne. In particolare Sabbadini è stata una sorta di pioniere nelle statistiche di genere perché è stata lei a volere gli studi sul rapporto tra generazioni, tra generi, sulla violenza contro le donne, il bullismo, le condizioni dei disabili e degli omosessuali, i migranti. Ed è grazie a lei se oggi fra gli indicatori Istat c’è il tasso di scolarizzazione delle bambine.
Sono meriti che le vengono riconosciuti, dentro e fuori l’Istat, per aver svolto le mansioni di direttore del Dipartimento per le Statistiche Sociali e Ambientali orientando le ricerche in maniera da dare attenzione alle donne ed alle fasce più deboli della società. La decisione di rimuoverla dall’incarico di dirigente non è stata frutto della volontà di azzerare tali progressi nell’analisi del Paese quanto il risultato di una riorganizzazione interna, dovuta in gran parte a revisioni di spesa, che ne ha sottovalutato il valore per milioni di persone. È stata la reazione di massa, sui social network ma non solo, di migliaia di donne a trasformarsi nella cartina tornasole di uno scontento che deve farci riflettere. La defenestrazione di Linda Laura Sabbadini è diventata il catalizzatore di chi rimprovera al nostro Paese di essere ancora troppo maschilista ignorando quanto proprio lei ha contribuito ad appurare in un rapporto pubblicato in dicembre.
«Le donne in Italia hanno più difficoltà a trovare un’occupazione adeguata al titolo di studio conseguito» perché «il divario di genere nella partecipazione al mercato del lavoro resta tra i più alti d’Europa (69,7% di uomini occupati contro il 50,3% di donne) e per colmarlo dovrebbero lavorare almeno 3 milioni e mezzo di donne in più di quanto attualmente avviene». Senza contare che «la qualità del lavoro è peggiore per le donne, più spesso occupate nel terziario e in professioni a bassa specializzazione». Sono argomenti ai quali Linda Laura Sabbadini ha dedicato tempo, passione e risorse fino all’ultimo giorno del suo incarico e che restano in cima all’interesse nazionale in quanto una democrazia matura ha bisogno di estendere la tutela dei diritti di tutti, a cominciare dalle donne che costituiscono oltre metà degli abitanti. La sensibilità pubblica sul tema delle unioni civili – giustamente rivendicate nel novero dei diritti civili – deve estendersi a questioni aperte come la tutela degli orfani causati da femminicidi che continuano a crescere nel nostro Paese e la protezione delle donne dalle violenze domestiche, causate da connazionali o da stranieri. C’è una oggettiva, impellente, necessità di dare maggiore attenzione alla richiesta di parità di diritti che viene dalle donne del nostro Paese. Viviamo in una nazione che diventa più diversa ogni giorno che passa: per farne un luogo migliore da lasciare ai nostri figli abbiamo il dovere di riconoscere, rispettare e rafforzare i diritti di ogni gruppo sociale che la compone. Primo fra tutti, le donne. Per questo stiamo dalla parte di Linda Laura Sabbadini.
vivicentro.it-opinioni / lastampa / Diamo più forza ai diritti delle donne MAURIZIO MOLINARI
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