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Di Maio: mai parlato di crisi! Renzi salmone, Salvini e Meloni: soliti

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La discussione sul MES sta mettendo alla prova la tenuta del governo: non ho mai parlato di crisi ha detto poco fa a Radio24 il capo dei 5 Stelle Di Maio

Di Maio: mai parlato di crisi! Renzi salmone, Salvini e Meloni: soliti

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Di Maio ha ribadito che, sul MES, l’ultima parola spetta al Parlamento e prima il governo lavorerà per rendere questo progetto non solo compatibile ma utile agli interessi dell’Italia meglio sarà. Noi semplicemente chiediamo un rinvio per migliorare questo meccanismo, un rinvio non escluso dal Presidente del Consiglio Conte.

Conte che nel contempo, al Corriere della Sera, tra l’altro dichiara:

“State sicuri, non ci faremo fregare”.
“Abbiamo evitato già tante insidie, io non ho abbracciato in Parlamento fideisticamente il Mes. Però bisogna dire che esiste già. Bisogna evitare la fanfara propagandistica che fa salire lo spread, l’Italia ha un debito sostenibile e il Mes si attiva su base volontaria. Ci siamo battuti perché la valutazione del debito non fosse automatica”.

Poi passa a dire la sua anche sui rapporti interni e, nello specifico, si sofferma anche su quella che, per me, è ormai solo una “pretesa”, una “illusione”, di Di Maio e quindi (forse) del M5S, di essere (sempre) l’ago della bilancia e qui, però, gli dà ancora corda affermando “che è giusto, sottoscrivo” per cui, pur se poi aggiunge che “la loro volontà sarà assolutamente rispettata, ma anche quella delle altre forze politiche” e puntualizza che “per andare avanti serve l’accordo tra tutte le forze che sostengono il governo” esita ancora a mettere in evidenza e chiarirgli anche e soprattutto che, qualsiasi ago, da solo, non serve a nulla se non c’è una bilancia sulla quale svolgere una certa funzione indicativa per cui, alla fine, è questa che è realmente importante e che, senza, l’ago può metterselo dove crede facendo anche attenzione a non pungersi.

Infine, per chiudere la parentesi di chiarimento, risponde anche alle accuse di Di Maio e del Movimento di essere troppo appiattito, subalterno o spostato sul Pd, dicendo

“non sono vicino a nessuno, sono un capo di governo che sta portando un programma di 29 punti, ho un rapporto più facile, per ragioni storiche, con il Movimento, ma non si può fare una comparazione”.
“Il Pd lo sto conoscendo ora, è una stupidaggine dire che sul Mes sono più vicino al Pd, il Pd è arrivato adesso. Gualtieri su un percorso di 100 chilometri sta compiendo l’ultimo miglio”.

In tutto questo polverone si tuffano il Caporale Salvini, la “generalessa” Meloni e finanche l’indefinibile Renzi che, nel caos, ci sguazzano bene continuando ad agitare il tutto con le loro balle. Balle che si fanno sentire con i loro blop blop richiamando alla memoria il bambino nella vasca da bagno che grida: mamma, mamma, guarda come faccio le bolle!

Comunque sia, il bronzeo Renzi, ad esempio, si spinge a fare un paragone che, se per una volta avesse avviato il cervello (laddove ce ne fosse uno da avviare) prima di mettere in moto la bocca, avrebbe evitato visto che, paragonarsi a Salmone che nuota contro corrente, con riferimento alle sardine, non è che sia poi cosa tanto edificante visto che, alla fine dalla sua risalita, è notorio che il salmone muore per cui la sua, alla fin fine, è una corsa verso la morte. Questo il frizzante Renzi l’omette, ma probabilmente nemmeno lo sà.

E non parliamo poi delle sparate del caporale che, nella veste di Orso Yoghi, continua a farne (e dirne) di tutti i colori confidando anche che, alla fin fine, al suo fianco ricompare sempre il fido Bubu (all’anagrafe: Di Maio) a dargli man forte e a dirgli: certo Yoghi, ti seguo!

Che sconforto. Passa il tempo ma, purtroppo, nulla cambia o, se cambia, lo fa sempre e solo in peggio per cui torno al mio letargo editoriale tanto niente di nuovo e di utile potrei riportare tanto che, ad esempio, posso benissimo riprendere un mio editoriale del 15 luglio scorso: La fovola del Caporale e la burbetta: sogno, incubo o surreale realtà?, e rilanciarlo come se fosse cosa attuale. Ed è il quanto faccio chiudendo questo mio fugace ritorno all’onere di inserire un editoriale. Buona lettura e…. intendimento:

Sogno o son desto? Comunque sia male mi sento, e forse sarebbe meglio che mi mettessi a dormire come fa la VERA maggioranza degli Italiani, che non è cosa ben diversa da quella del 45% dei votanti. Ma anche questa “loro” la spacciano come MAGGIORANZA degli ITALIANI TUTTI. Che buffoni: “imbonitori di piazza” e “venditori di tappeti”!

La fovola del Caporale e la burbetta: sogno, incubo o surreale realtà?

Questa mattina mi son svegliato di soprassalto tutto stralunato e, con ansia, mi son guardato attorno per vedere se ero sveglio o se stavo ancora dormendo e quindi magari ero ancora nell’incubo che mi aveva fatto svegliare. Ma ora vi spiego.Nell’incubo ho sognato di essere in un altro paese, un paese chiaramente di fantasia, il paese degli Dioti che si trovava in una nazione delle banane dove regnavano un Caporale ed una Burbetta. Mamma mia, che ridere al vederli ma poi. Poi, sempre nel sogno, li ho visti da vicino e li ho sentiti parlare ed allora mi son detto (come Totò nella sua incomparabile poesia: ‘A Livella): mamma mia, ma che fantasia è questa, quelli sono Salvini e Di Maio. Uno grosso, gonfio e marciante stile Yoghi e l’altro, più piccolo, sottomesso e ridanciano pronto a servirlo stile Bubù.

I due stavano camminando l’uno un passo avanti all’altro che servilmente lo seguiva, quando il  Caporale si fermò di colpo, si girò, e con tono arrogante disse alla Burbetta:

Tu, voglio sapere come ti sei permesso di criticare il mio operato, di dire che devo calmarmi e pensare a fare il mio lavoro al Viminale e che tu, per mia vergogna, sei mio pari perché vicepremier anche tu.

La casta è casta e va, rispettata, e tu hai perso il senso e la misura. La carica ti è stata sì data, ma era chiaro che era solo nominale, come anche quella a Conte!

Ancora oltre sopportar non posso la tua vicinanza di napoletano puzzolente, fa d’uopo quindi di cercare altro da dire tra i tuoi pari, tra la tua gente”

“Signor Caporale, non è colpa mia, io non vi avrei mai fatto questo sgarbo, è la mia base che mi ha spinto a fare questa fesseria, io che potevo fare, ho famiglia e devo pur campare.

Se fossi libero vi accontenterei subito, prenderei il mio stipendio e me ne starei tranquillo in ufficio o al mare.

“E cosa aspetti, oh turpe malcreato, che l’ira mia raggiunga l’eccedenza?
Se io non fossi ancor solo Caporale avrei già dato piglio alla violenza!”

A questo punto ricordo di essermi chiesto con angoscia: ma è sogno o realtà?

Ma poi, quando il discorso è continuato, ho capito che era indubbiamente un sogno perché ho sentito la Burbetta ribattere:

E fammi vedere, falla questa violenza. La verità, Capora’, è che mi son scocciato di ascoltarti, e se perdo la pazienza, mi dimentico di essere una Burbetta e so mazzate!

Ma chi ti credi di essere …. un dio? In questo governo, vuoi capirlo, che siamo uguali? Vice premier sei tu e vicepremier sono anch’io, ministro sei tu e ministro sono anch’io anzi, io lo sono di più ministeri di te per cui siamo tale e quale.

“Lurido porco napoletano!…Come ti permetti paragonarti a me che naqui a Milano ed ebbi quindi natali illustri, nobilissimi e perfetti, da fare invidia anche a Principi Reali?”

“Tu quale Natale… Pascqua e Epifania!!! Te lo vuoi mettere in testa, in quel poco cervello che hai, che sei ammalato di fantasia. Siamo ancora in democrazia e non ancora in dittatura per cui, datti tu una calmata e cerca di capire che siamo tutti uguali: la democrazia sai cos’è?, è una livella!

Un vicepremier, un ministro, occupando questa carica, dovrebbe aver messo in conto di aver perso ogni diritto a comportarsi da guappetto e a parlare come un carrettiere, e tu questo non l’hai ancora capito!

Per questo, stammi a sentire, non continuare a fare il capriccioso, sopportami vicino a te, che ti importa? Queste pagliacciate le fanno solo i Guappi ed i Dittatori. Noi dobbiamo essere seri, apparteniamo al  parlamento!

Ed è qui che mi son svegliato più frastornato che mai e, sicuro di aver fatto solo un sogno visto il parlare della Burbetta, mi sono alzato, mi son fatto un bel caffè, ed ho acceso la televisione. E qui sono andato in ulteriore confusione.

Chi ti vedo? Salvini e Di Maio che sono lì a beccarsi, ma non già più o meno l’uno accanto all’altro, ma ognuno sul suo social. E quante se ne son dette. Ma poi, come in un rapido gioco delle tre carte, e come nel cartone animato dell’orso Yoghi e Bubu, ecco che – a differenza del sogno – , i due poi si ripromettono eterno amore, una lunga vita insieme, e tornano subito a fare l’uno il Caporale e l’altro la Burbetta.

L’uno, il Caporale, continua a gonfiarsi come la famosa rana di Fedro che vuole apparire grande come un bue.

Come la rana, lui vuole apparire come altro ben più grande, e così comincia a gonfiarsi nelle parole, nei fatti e nel fisico e, ogni volta, subito in diretta sui social a chiedere ai suoi: sono grande?

Ma i salviscisti, mai contenti, gli rispondono ni ed allora lui subito trova modo per gonfiarsi di più e così giorno dopo giorno.

Nella favola di Fedro, alla fine, la rana scoppiò e morì lasciandoci l’inascoltata morale del: quando gli uomini piccoli vogliono imitare i grandi, finiscono male.

L’altro invece, la Burbetta, continua imperterrito a comportarsi come Zebedeo, uno dei tre pifferi di montagna, e a dire:

Non vi donerò soltanto quanto mi chiedete ma anche la mia saggezza fatta di gravità e di moti dell’animo, mi farò aiutare da una Caporale, un affabulatore bravissimo! Con lui osserveremo la Luna e prevedremo il futuro: “Vedo la luce! Vedo la strada! Vedo la direzione! Non navigheremo più a vista!”.
E questo, purtroppo, è.

Meglio sarebbe se precisasse(ro) che così sarà perché non c’è più nemmeno “una vista” a cui puntare. Si va alla cieca. Ma intanto si porta a casa lo stipendio e si evita di dover tornare alla “schiscetta” l’uno, alla “marenna” l’altro. Che pena!

‘A Livella

'A livella.
Ogn’anno, il due novembre, c’é l’usanza
per i defunti andare al Cimitero.
Ognuno ll’adda fà chesta crianza;
ognuno adda tené chistu penziero.
Ogn’anno, puntualmente, in questo giorno,
di questa triste e mesta ricorrenza,
anch’io ci vado, e con dei fiori adorno
il loculo marmoreo ‘e zi’ Vicenza.

St’anno m’é capitato ‘navventura…
dopo di aver compiuto il triste omaggio.
Madonna! si ce penzo, e che paura!,
ma po’ facette un’anema e curaggio.

‘O fatto è chisto, statemi a sentire:
s’avvicinava ll’ora d’à chiusura:
io, tomo tomo, stavo per uscire
buttando un occhio a qualche sepoltura.

“Qui dorme in pace il nobile marchese
signore di Rovigo e di Belluno
ardimentoso eroe di mille imprese
morto l’11 maggio del’31”

‘O stemma cu ‘a curona ‘ncoppa a tutto…
…sotto ‘na croce fatta ‘e lampadine;
tre mazze ‘e rose cu ‘na lista ‘e lutto:
cannele, cannelotte e sei lumine.

Proprio azzeccata ‘a tomba ‘e stu signore
nce stava ‘n ‘ata tomba piccerella,
abbandunata, senza manco un fiore;
pe’ segno, sulamente ‘na crucella.

E ncoppa ‘a croce appena se liggeva:
“Esposito Gennaro – netturbino”:
guardannola, che ppena me faceva
stu muorto senza manco nu lumino!

Questa è la vita! ‘ncapo a me penzavo…
chi ha avuto tanto e chi nun ave niente!
Stu povero maronna s’aspettava
ca pur all’atu munno era pezzente?

Mentre fantasticavo stu penziero,
s’era ggià fatta quase mezanotte,
e i’rimanette ‘nchiuso priggiuniero,
muorto ‘e paura… nnanze ‘e cannelotte.

Tutto a ‘nu tratto, che veco ‘a luntano?
Ddoje ombre avvicenarse ‘a parte mia…
Penzaje: stu fatto a me mme pare strano…
Stongo scetato… dormo, o è fantasia?

Ate che fantasia; era ‘o Marchese:
c’o’ tubbo, ‘a caramella e c’o’ pastrano;
chill’ato apriesso a isso un brutto arnese;
tutto fetente e cu ‘nascopa mmano.

E chillo certamente è don Gennaro…
‘omuorto puveriello…’o scupatore.
‘Int ‘a stu fatto i’ nun ce veco chiaro:
so’ muorte e se ritirano a chest’ora?

Putevano sta’ ‘a me quase ‘nu palmo,
quanno ‘o Marchese se fermaje ‘e botto,
s’avota e tomo tomo.calmo calmo,
dicette a don Gennaro:”Giovanotto!

Da Voi vorrei saper, vile carogna,
con quale ardire e come avete osato
di farvi seppellir, per mia vergogna,
accanto a me che sono blasonato!

La casta è casta e va, si, rispettata,
ma Voi perdeste il senso e la misura;
la Vostra salma andava, si, inumata;
ma seppellita nella spazzatura!

Ancora oltre sopportar non posso
la Vostra vicinanza puzzolente,
fa d’uopo, quindi, che cerchiate un fosso
tra i vostri pari, tra la vostra gente”

“Signor Marchese, nun è colpa mia,
i’nun v’avesse fatto chistu tuorto;
mia moglie è stata a ffa’ sta fesseria,
i’ che putevo fa’ si ero muorto?

Si fosse vivo ve farrei cuntento,
pigliasse ‘a casciulella cu ‘e qquatt’osse
e proprio mo, obbj’…’nd’a stu mumento
mme ne trasesse dinto a n’ata fossa”.

“E cosa aspetti, oh turpe malcreato,
che l’ira mia raggiunga l’eccedenza?
Se io non fossi stato un titolato
avrei già dato piglio alla violenza!”

“Famme vedé.-piglia sta violenza…
‘A verità, Marché, mme so’ scucciato
‘e te senti; e si perdo ‘a pacienza,
mme scordo ca so’ muorto e so mazzate!…

Ma chi te cride d’essere… nu ddio?
Ccà dinto, ‘o vvuo capi, ca simmo eguale?…
…Muorto si’tu e muorto so’ pur’io;
ognuno comme a ‘na’ato é tale e quale”.

“Lurido porco!…Come ti permetti
paragonarti a me ch’ebbi natali
illustri, nobilissimi e perfetti,
da fare invidia a Principi Reali?”.

“Tu qua’ Natale… Pasca e Ppifania!!!
T”o vvuo’ mettere ‘ncapo…’int’a cervella
che staje malato ancora è fantasia?…
‘A morte ‘o ssaje ched”e?…è una livella.

‘Nu rre, ‘nu maggistrato, ‘nu grand’ommo,
trasenno stu canciello ha fatt’o punto
c’ha perzo tutto, ‘a vita e pure ‘o nomme:
tu nu t’hè fatto ancora chistu cunto?

Perciò, stamme a ssenti… nun fa”o restivo,
suppuorteme vicino-che te ‘mporta?
Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simmo serie… appartenimmo à morte!”

– Compositori: Giacomo Rondinella / Antonio de Curtis

Testo di ‘A Livella © UNIVERSAL MUSIC PUBLISHING RICORDI SRL

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