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pochi giorni dall’assalto a Kabul, diversi stati stanno riflettendo sul da farsi per fronteggiare la crisi afgana che peggiora sempre più
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Dopo la conquista della capitale da parte dei talebani, si sapeva che sarebbe stata questione di tempo prima che la crisi si sarebbe diffusa molto più del solito; diversi paesi si stanno infatti preparando ad affrontare al meglio la situazione
Le conseguenze del ritiro
Di questa notizia è subito saltato all’occhio la cattiva gestione da parte degli USA, la cui strategia di ritiro è stata la causa scatenante di tutto questo.
Una scelta dettata da errate tempistiche (ci troviamo nella stagione dei combattimenti) e da una certa frenesia nel voler agire e portar via i propri uomini dalla capitale afgana.
Biden è subito corso ai ripari per cercare di sfuggire alle indagini che sono state avviate nei confronti di quello che è stato definito “una delle azioni più vergognose della storia”.
Nonostante tutte le scuse alle quali il presidente abbia fatto affidamento, è ormai evidente che ha commesso un errore e che dovrà assumersene le responsabilità.
La crisi si espande
Le attiviste sono sempre più in difficoltà a causa delle forti pressioni da parte dei talebani, che ora stanno imponendo la propria autorità sul popolo caduto.
Le donne hanno espresso tutta la loro preoccupazione riguardo la situazione che potrebbe precipitare da un momento all’altro, mentre attendono la possibilità di mettersi in salvo lontano da potenziali minacce alla loro incolumità.
Per affrontare la situazione afgana, Draghi si è messo in contatto sia con Putin che con Macron per scegliere la migliore strategia da adottare.
Le linee guida hanno come obiettivi il ritrovamento della stabilità dello stato afgano, la difesa dei diritti delle donne e lo svolgimento delle attività terroristiche.
Crisi afgana; si attivano le nazioni per la controffensiva/Antonio Cascone/redazione