Il Corso di Decorazione del mobile e complementi di arredo della Ricchino è gettonato principalmente dalle donne ed esalta la loro creatività
Corso di Decorazione del mobile e complementi di arredo alla Ricchino
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uando ti affacci alla porta dello stanzone, ti sembra di entrare nella bottega del mobiliere del paese, dove mobili accatastati, panni imbrattati, bancone incasinato arnesi e barattoli alla rinfusa la fanno da padrone. Con lo sguardo cerchi, per istinto, il principale a cui rivolgerti ed invece ti vedi una squadra di donne, solo donne. Tutte armate di guanti in lattice blu ed intente a carteggiare, dipingere, verniciare chi una sedia, chi una cornice, chi l’anta di una credenza.
Ti accorgi che di uomini non c’è traccia. Quasi fossero banditi. O si sono auto-banditi? Me lo sono chiesto. Ho fatto mente locale ed ho realizzato che ci troviamo in un laboratorio, metà clinica e metà centro estetico del mobile. Dove ogni pezzo di arredo desueto, dismesso, invecchiato viene preso amorevolmente in cura e rivitalizzato a nuova esistenza. Magari rivestendolo di una nuova veste più accattivante, o semplicemente rinnovata.
Le donne son quelle che si prendono cura delle difficoltà del vivere: dei bambini, degli anziani, dei malati, dei disadattati … Forse anche un mobile che deve finire la sua vita, suscita in loro sentimenti di protezione. Ed esse si prodigano a far in modo che la metamorfosi rivitalizzante risulti la più vitale e la più gradevole possibile. A giudicare dai risultati ci riescono ottimamente.
Basta osservare quale esempio di luminosità e gioiosità è diventata una stagionata poltrona in pelle marrone e legno scuro.
Animatrice e docente del corso di Decoramobile è Antonella Bergamini, che proviene da una formazione professionale acquisita sul campo, in botteghe artigiane del Veneto e della Toscana, sapientemente innestata su un entroterra umanistico più che solido.
La sua è una didattica eminentemente pratica, ma, tuttavia, basata su solide conoscenze teoriche che lei fornisce alle allieve in corso d’opera, man mano che le varie tecniche vengono affrontate e messe in pratica.
Nel primo anno, infatti, si comincia con i “solfeggi”, lavorando su una “scolastica” tavoletta lignea 50 x 70 cm, per imparare a padroneggiare le varie tecniche. Cosi si apprendono i segreti della “stuccatura, levigatura, stesura del fondo acrilico, del colore base, verniciatura e anticatura ”, prendendo confidenza con il bolo armeno (per doratura) piuttosto che con bitume di Giudea (scurente).
“Non è necessario saper disegnare”, ci rassicura la maestra Bergamini, “perché usiamo lo stencil, che è una mascherina per trasferire un disegno. Sicuramente non è fra le tecniche più nobili, però aiuta chi non sa disegnare ad ottenere qualcosa di piacevole. Infatti, tutti sono capaci di riempire di colore i vuoti di una mascherina”. Incoraggiante, questa precisazione, da parte di un docente.
Partendo dallo stencil si arriva, quindi, alla tecnica del chiaro scuro, da cui poi emerge l’effetto della tridimensionalità. E ne scaturiscono, man mano, i concetti di: rilievo, profondità e prospettiva.
Acquisite queste nozioni teorico-pratiche durante il primo anno, già dal secondo ogni allieva può portare un suo mobile da rivitalizzare e/o decorare. E da qui parte la seconda parte della didattica, quella che tende alla progettazione del tipo di lavoro da fare in base alle esigenze ed ai gusti di chi il mobile lo vuol riportare a nuova vita, magari facendogli cambiare residenza: dalla casa di pianura alla casa di montagna! O viceversa.
Questa parte del lavoro è quella che richiede tempo e disponibilità, al confronto ad al dialogo, tra docente e allieva. Da questo fecondo scambio di opinioni ed esperienze ne nascono spesso pezzi unici nel loro genere, caldo ed originale.
“Quindi Il mio compito è di capire bene cosa vuol realizzare la mia corsista. E poi cercare da far da tramite fra la tecnica possibile ed il suo desiderio. Cerco di capire dove va posizionato il mobile da trattare e quindi studiamo l’ambientazione. Perché noi partiamo sempre da un progetto e contestualizzando naturalmente il mobile da collocare. Da qui poi si parte. Ovviamente ci sono cose che si possono decidere subito e altre che decidiamo in corso d’opera per evitare di fare troppo” puntualizza sempre la Bergamini.
Si familiarizza, in tal modo, con la progettazione del disegno e del decoro, per arrivare poi alla esecuzione vera e propria dell’intervento auspicato.
Utilizzando diverse tecniche artigiane si riesce ad azionare una sorta di macchine del tempo, per cui un mobile datato viene svecchiato e rivitalizzato mentre un mobile moderno può essere anticato, acquistando, così, una calda aura di vissuto.
In questo intrigante gioco di andare avanti e indietro lungo la linea del tempo – svecchiare ed antichizzare – c’è di che fa far galoppare la fantasia e la creatività e rendere accattivante qualsiasi tipo di intervento.
In questa libera repubblica delle donne questa suggestiva altalena temporale è un “gioco” che acchiappa e cattura, considerando che ci sono ben 16 allieve con presenza settimanale costante e regolare. Oltre ad un discreto numero di “fuori corso” che frequentano ormai da ben otto anni!
Artefice di questa isola felice tutta al femminile è, secondo noi, la maestra Antonella che ha saputo creare “un centro di gravità permanente” capace di attrarre un insieme di donne ed aggregarle a formare un gruppo affiatato e solidale nel quale condividere progettazione, esperienze, lavoro… ed anche la vita che, intanto, inesorabilmente scorre.
Corso di Decorazione del mobile e complementi di arredo alla Ricchino // Carmelo TOSCANO // Redazione Lombardia
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