Un nostro lettore che si è identificato come Paolo Barone, a commento del mio odierno editoriale ha scritto:
Bravi i francesi, Gheddafi lanciò un’anatema prima di morire, “in Africa e in Europa senza di me sarà il caos”
P
ersonalmente credo che questo richiamo e ricordo meritino una risposta o, quantomeno, di essere adeguatamente trattati ed approfonditi e, per farlo, inzio affermando che, più o meno, l’affermazione è esatta ma che, in verità, in questo caso non è sicura ne la maternità ne la paternita visto che, di sicuro i francesi non sono state mammolette, ma non lo sono stati praticamente tutti gli altri che raccolgo sotto l’apposita sigla ONU.
E non lo fu nemmeno quello che, fino a pochi giorni prima, si proclamava grande amico di Gheddafi, e che lo aveva accolto a Roma con onori imperiali consentendogli anche di sistemare le sue tende in piazza.
A quanto si vociferò all’epoca, negli ultimi giorni, quando ormai la caduta era segnata, sembra addirittura che, Berlusconi (perché di lui scrivo), ebbe ad interpellare anche i servizi segreti nostrani chiedendo (sempre secondo indiscrezione de Il Fatto Quotidiano) se ci fosse stato un modo per larlo fuori (Gheddafi, ovviamente) in modo “discreto”.
Chiaramente voci erano e tali restano sia pur smentite, all’epoca (correva l’anno 2013 ed era il 13 giugno), dallo staf del Cavaliere, ma date per “possibili” da La Russa (sempre secondo il Fatto Quotidiano).
Quello che però è sicuro, e comprovato, è che Berlusconi non perse tanto tempo a cambiare fronte ed opinione. Concesse le basi per bombardare la Libia e partecipò attivamente ai raids che ne seguirono, collaborando così a tutte le azioni finchè i cani, sguinzagliati sulle tracce della preda (Gheddafi), non ne annusarono la posizione e su di lui furono lanciati non solo per catturarlo ma per ucciderlo (catturarlo vivo sarebbe stato pericoloso per tanti), e fare scempio del suo corpo, per poi dire ciascuno la sua, certi di non essere contraddetti (i segreti morirono con lui, Gheddafi).
Tra questi, ancora una volta, ci fu l’immancabile Berlusconi che, in perfetta simbiosi e versione del Giano bifronte, ebbe a dire: “Sic transit gloria mundi…” e così, Sic et simpliciter, ebbe a liquidare l’accaduto e a chiudere l’imbarazzante capitolo Gheddafi:
Ora, se già non l’avrete compreso da soli, magari vi chiederete perché ho scritto quanto sopra e perché sono andato così indietro nel tempo tirando in ballo anche altri personaggi.
Orbene, la spiegazione è delle più semplici. Lo spunto ed il pensiero mi sono venuti:
1) dagli attuali eventi, e venti di guerra, libici;
2) dal commento di cui all’inizio giunto al mio editoriale di questa mattina;
3) perché il tutto dà una chiara e precisa rinfrescata su un certo mondo destrorso, il suo pensare ed agire come anche dei corsi e ricorsi storici.
Corsi e ricorsi storici che ci trovano oggi ancora alle prese con una guerra Libica (e varie altre in territorio africano meno note se non per quanto ci danno: i migranti) e, guarda caso, con ancora un COMANDANTE al timone della nave Italia per cui abbiamo un passsaggio diretto da un Duce, ad un Cavaliere, ad un Comandante con un piccolo intermezzo di libera “vera” democrazia.
E questa è la partenza e l’arrivo del mio pensiero, magari limitato, magari fisso, ma MIO, libero, sincero e convinto, e come tale lo esprimo senza dimenticare di sperare:
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