Antonio Corbo – La Repubblica
C
ostretto a saldare un vecchio debito con la giustizia, Sarri rinuncia alla panchina ma non al gusto di incidere sulla partita. L’allenatore sconta la squalifica per il lontanissimo insulto (“Finocchio…”) a Mancini in una dimenticata Napoli-Inter: assente in panchina, schiera una squadra che è un programma. Solo Strinic e Insigne si ripresentano all’inizio come sabato, compreso il portiere Rafael subentrano in nove.
L’ansia dei nuovi di meritare il posto li porta a giocare da adorabili solisti, forbiti nel palleggio e nelle idee, lenti e imprecisi nell’esecuzione. Illusione, vanità, personalismo sono fatali per un Napoli che ha il culto del possesso palla: congiura contro il Napoli anche il gol segnato troppo presto. Zielinski lo trova dopo soli tre minuti. Niente di peggio poteva accadere ad una squadra che fugge dalle responsabilità collettive: sembra di captare i loro soliloqui. Se è così facile vincere perché non dovrei coprirmi io di gloria e con poca fatica?
In questo primo tempo di inedita lentezza, inaccettabile superficialità, graziosi individualismi, giustamente punito dal napoletano Antonio Piccolo, maturo attaccante della scuderia di Fulvio Marrucco, che ha anche il lodevole garbo di non esultare. Nell’azione del gol dello Spezia lasciano le impronte il portiere Rafael con una timida respinta corta di pugni e dal superficiale Albiol con una sciatta deviazione. Ma il tempo finisce, ed uno dei peggiori in campo, Insigne, fa giusto in tempo ad offrire un assist dei suoi, interno destro a giro, per il gol di Giaccherini che neanche aveva brillato. Questa è la scintilla che segnala una svolta: il vantaggio ristabilisce i rapporti tecnici in campo. Il Napoli entra in partita, la sua partita, quella di una formazione di prestigio che non può subire l’eliminazione in Coppa Italia da una onesta brigata di B.
Si eleva il volume anche grazie adue giocatori che finalmente si prendono sul serio: Giaccherini esaltato dal gol e Rog che si presenta nel suo effettivo valore: un lampo sulla destra, sfugge alla morsa di Ceccaroni e Terzi che scattare in libertà a destra, e collaborare al gol più atteso della serata, quello di Gabbiadini. L’esemplare professionista, al passo di addio, segna la terza rete consecutiva ma dimostra quanto non gli era riconosciuto: lo scambio e i movimenti.
Nostalgico e sentito l’applauso del pubblico per Gabbiadini quando cede il posto a Pavoletti. Il copione obbliga Francesco Calzona, controfigura sapiente di Sarri in panchina, a mostrare il nuovo attaccante, guai a nascondere gli acquisti della società. Il suo arrivo da mesi è stato il segreto più conosciuto del calcio italiano. Credenziale di Pavoletti è la lunga carriera di operaio specializzato, più che i 13’ nel finale. Si fa notare nell’avvio di una azione con un contrasto vinto, ma l’infelice tiro alto sotto porta rinvia il primo gol a giorni migliori. Oggi il Napoli scopre il prossimo avversario: Fiorentina o Chievo. Fa intanto sapere a bassa voce che non disdegna la Coppa Italia.
Lascia un commento