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In Consiglio comunale prosegue il dibattito sulle delibere propedeutiche alla riedizione del piano di riequilibrio

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Napoli. Continua il dibattito in Consiglio sulle due delibere proposte dalla Giunta che renderanno possibile la rimodulazione del piano di riequilibrio, le opinioni politiche dalla Carfagna a Coppeto.

span style="font-family: georgia,palatino,serif">Si sono alternati esponenti di maggioranza e di opposizione nel dibattito che in Consiglio prosegue sulle due delibere proposte dalla Giunta (n. 2 e n. 3 del 4 gennaio) che, con la dichiarazione della volontà di avvalersi delle facoltà previste dalla Legge di Bilancio 2018, renderanno possibile la riformulazione e rimodulazione del piano pluriennale di riequilibrio.

Per Mara Carfagna (Forza Italia) si tratta di atti decisivi per l’amministrazione e necessari per evitare il dissesto finanziario che avrebbe conseguenze drammatiche per una comunità già fortemente provata dal predissesto e da una gestione finanziaria che si è rivelata superficiale e approssimativa; come forza politica, ha continuato, abbiamo fatto sempre scelte di responsabilità e trasparenza, fin dal 2016 ci siamo fatti promotori di iniziative volte a sollecitare il Governo sulle difficoltà degli enti locali, soprattutto meridionali; come forza politica nazionale, abbiamo fatto anche ora la nostra parte, e non siamo pentiti, ha continuato e sta ora all’amministrazione non sprecare questa straordinaria opportunità che il Parlamento ha dato, agire con la diligenza del buon padre di famiglia, che in questi anni è mancata, e rimodulare il piano di riequilibrio, che valuteremo, sapendo che un ulteriore, mancato, rispetto degli obiettivi porterebbe direttamente al dissesto.

Elena Coccia (Sinistra Napoli in Comune a Sinistra) ha esordito evocando lo spettro del leader e della maggioranza che da alcuni anni si aggira per l’Europa e che atterra ogni forma di democrazia sotto lo spettro della governabilità; un ente locale, invece, non è un’azienda, ma deve portare avanti la qualità della vita dei cittadini secondo i dettami della Costituzione; non vanno quindi ringraziati Governo e Parlamento perché era un loro dovere quello di concentrarsi sulle città che, non per propria colpa, si sono trovate in difficoltà; muovendo i i primi passi nel contesto difficile della crisi mondiale iniziata nel 2008, l’amministrazione e il Consiglio comunale di Napoli, eliminando gli sprechi, salvando il lavoro, ispirandosi alla Costituzione, si sono salvati da soli.

Per Matteo Brambilla (Movimento 5 Stelle) è improprio parlare di leggi “salva Comuni” perché lo Stato, con questa legge di Bilancio, salva piuttosto se stesso mettendo in drammatiche condizioni i Comuni sui quali riversa i propri debiti; sulla riedizione del piano di riequilibrio, ha espresso preoccupazioni ricordando che la Corte dei Conti, unico organo preposto al controllo, ad ottobre aveva sostanzialmente detto che già nel 2016 il Comune di Napoli era in dissesto ed elencato tutti gli elementi dello squilibrio, dai debiti non riconosciuti al riaccertamento straordinario delle entrate, non fatto correttamente. La preoccupazione nasce dal fatto di non comprendere come si possa ripianare il debito in più anni, non essendo riusciti, nei primi due anni di attuazione, a realizzare il piano di riequilibrio, considerando anche che la rimodulazione dovrà avvenire contemporaneamente ad atti importanti e corposi, come il bilancio di previsione e il rendiconto; in conclusione, ha preannunciato che il proprio gruppo, coerentemente con il percorso nazionale fatto sul tema, si asterrà sulle delibere propedeutiche proposte.

Per Mario Coppeto (Sinistra Napoli in Comune a Sinistra) si tratta di importanti responsabilità da assumere ma anche di occasioni per riflettere su alcuni temi, un dibattito nel quale la sinistra sente il bisogno di contribuire fornendo sostegno all’azione amministrativa; se la norma è un atto dovuto, con la quale il governo cerca di dare una mano ai Comuni in difficoltà, siamo di fronte anche ad un dato politico-sociale sul quale è opportuno riflettere anche rispetto alle prossime sfide elettorali, che suggerisce che le normative sul pareggio di bilancio e sull’armonizzazione contabile hanno ricadute nei Comuni, soprattutto su quelli che ereditano debolezze storiche; in questo percorso, va valorizzato il ruolo svolto dall’Associazione dei Comuni e dai gruppi parlamentari che hanno raffinato le proposte emendative e rivendicato con orgoglio il lavoro fatto dall’amministrazione comunale; si tratta ora, dopo l’approvazione delle delibere tecniche in discussione, di metter mano al piano di risanamento che dovrà avere alla base maggiori riscossioni, maggiori alienazioni e redditività (valorizzazione) dei beni di proprietà comunali del Comune.                                                              


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