La storia di Giuseppe Di Vagno raccontata da Giovanni Capurso: antimilitarista e pacifista, soprannominato il “gigante buono” da Filippo Turati.
Consigli di Lettura: La ghianda e la spiga di Giovanni Capurso
span style="font-size: 12pt">Grazie a quest’opera di Giovanni Capurso, si può conoscere la storia di Giuseppe Di Vagno, colui che era soprannominato da Filippo Turati “gigante buono”, e fu freddato da colpi di pistola a Mola di Bari proprio dopo l’ennesimo coraggioso comizio dove invitava tutte le forze politiche alla pace e alla concordia. Morì in ospedale il giorno dopo, il 26 settembre del 1921.
Il titolo La ghianda e la spiga riprende l’ultimo articolo di Di Vagno, intitolato La fiaba del grano che è riportato all’interno del libro, racchiude l’essenza degli ideali del giovane politico pugliese improntati sulla ricerca della giustizia sociale. La ghianda è quello che rimane al contadino dopo le faticose ore di lavoro passate sotto il sole, mentre la spiga, ovvero la parte migliore, va a chi gode passivamente del frutto del sacrificio altrui.
Nato nel barese in una famiglia di contadini, Di Vagno sosteneva i braccianti, la forza lavoro dell’Italia di quel tempo, a trent’anni fu uno dei primi politici assassinati dai fascisti nel 1921 a causa delle sue idee e della sua lotta contro un movimento che stava prendendo il potere e cominciava rapidamente a divorare e reprimere ogni antagonista.
Il suo pensiero non voleva limitarsi ad un concetto di socialismo della retorica elettoralistica o da congresso, cercava di far capire a tutti che, per migliorare le condizioni di vita dei contadini, c’era bisogno di dare all’amministrazione cittadina un’impostazione diversa rispetto al vecchio metodo clientelare, basato piuttosto su un organico progetto di interventi sociali.
Con questo “tuffo nel passato” non si può fare a meno di notare come già all’epoca la “Sinistra” rivelasse il suo anello debole: la “disgregazione” tra i suoi componenti, il non essere un’unica forza con salde fondamenta e passione per le proprie idee…Viene da chiedersi se le cose sarebbero potute evolversi diversamente, qualora la Sinistra fosse stata davvero più incisiva rispetto all’avanzare del fascismo.
Questa lettura fa capire anche come la Politica sia molto più concreta di quanto sembri: appartiene a tutti i cittadini, influenza le loro vite, e determina la loro evoluzione.
Contrariamente a quello che si sente dire da alcuni politici ospiti nei programmi televisivi, la Politica non è qualcosa per cui è necessaria la loro mediazione per farci capire di cosa stiamo parlando: la Politica è tutto ciò che concerne il vivere insieme in un paesino in periferia, in una provincia, in una città, in un Paese.
La Scuola è il luogo dove si “dovrebbe” imparare a familiarizzare con il linguaggio giuridico-almeno per comprendere la nostra Costituzione- così da saper riconoscere i “discorsi vuoti” dei politici di turno che vogliono ergersi a nuovi Cicerone, contro quelli che più “umanamente” riconoscono l’onere che comporta esercitare la professione politica.
Stéphanie Esposito Perna / Redazione Campania