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onsegnati giorni prima e ieri dal Commissario Covid-19 di Messina. Una interrogazione parlamentare in merito. Il Garante della Privacy
Già alcuni giorni prima, l’Ufficio Straordinario Emergenza Coronavirus dell’ASP di Messina del commissario ad acta, aveva incontrato, al quarto piano del Covid-Hospital di Sant’Andrea di Barcellona Pozzo di Gotto (ME), i sindaci del Distretto socio-sanitario D28, tirreno messinese, a cui avrebbe consegnato – ai nove rappresentati comunali presenti – un plico con tutti i nominativi dei residenti sui propri territori che non si sono vaccinati.
Analogo incontro del commissario ad acta dell’Ufficio Straordinario Emergenza Coronavirus dell’ASP di Messina, c’è stato ieri a Taormina (ME) con i sindaci dell’area Jonica e Alcantara messinese del Distretto socio-sanitario D32, a cui sarebbero stati consegnati, in particolare a quelli dei comuni sotto il 60% di immunizzati, delle cartelle con tutti i nominativi dei residenti che non si sono ancora vaccinati nonché il riferimento del medico di base che li assiste.
Sulla questione il commissario ad acta di Messina per l’emergenza Covid, Alberto Firenze, ha poi reso una dichiarazione alla Stampa in cui afferma che è stata applicata l’ordinanza del Presidente della Regione siciliana, la quale prevede una collaborazione tra sindaci e medici di famiglia e di non essere andato oltre i compiti a lui assegnati, aggiungendo che gli elenchi con i nomi sono stati consegnati ai medici e che ai sindaci sono stati forniti solo i numeri sui non vaccinati.
Su siti d’informazione locale che hanno trattato l’incontro avvenuto ieri a Taormina, c’è tuttavia riportato diversamente “… il commissario … come confermatoci da diversi amministratori, ha consegnato ai sindaci, in particolare a quelli dei comuni sotto il 60% di immunizzati, delle cartelle con tutti i nominativi dei residenti che non si sono ancora vaccinati e il riferimento del medico di base che li assiste, in modo da renderli edotti sulla situazione attuale nei propri territori … Diversi amministratori, non senza stupore per la consegna di questi elenchi con i nomi dei cittadini, hanno fatto notare al commissario Firenze come sarebbe più opportuno che l’Ufficio del Commissario Covid agisca tramite i medici di famiglia e non con i sindaci per invogliare i cittadini a sottoporsi a vaccinazione”.
Sulla vicenda c’è stata un’interrogazione parlamentare da parte del deputato messinese Alessio Villarosa (ex M5S) al Ministro della Salute «Da giorni leggo sui giornali della possibile consegna di liste di non vaccinati ai sindaci del territorio messinese, notizia pare poi smentita dal dottor Alagna. Ho deciso quindi di presentare un’interrogazione al ministro Speranza perché è mia intenzione capire se, nonostante ritenga la vaccinazione la prima arma per combattere il virus, quanto letto sia vero e se operazioni di questo genere messe in atto per migliorare il trend delle vaccinazioni possano però superare i possibili vincoli legati alla privacy dei cittadini».
Sull’acquisire le informazioni dei non vaccinati, il Garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, ha specificato a marzo 2021, con riguardo al datore di lavoro, che quest’ultimo non può acquisire il nominativo dei dipendenti se sono o non sono vaccinati, neppure col consenso specifico di questi ultimi (ritenuti infatti in una posizione inidonea, data la loro subordinazione, ad esprimere un consenso effettivamente libero). Allo stesso modo, il datore non può chiedere ai propri dipendenti di fornire copia dei documenti che comprovano l’avvenuta vaccinazione, o recuperare le medesime informazioni dal medico competente. L’unica informazione che il datore di lavoro può, infatti, raccogliere dal medico competente è il “giudizio di idoneità del lavoratore” rispetto alle specifiche mansioni cui è stato assegnato. Il Garante ha inoltre chiarito che “solo un atto normativo” può imporre l’obbligo di vaccinazione contro il Covid-19 come condizione per l’accesso ai luoghi di lavoro e per lo svolgimento di determinate mansioni.
In una recente intervista resa a Repubblica il 25 agosto corrente anno da Stanzione (giurista e presidente dell’Autorità della privacy), alla domanda se le scuole possono avere gli elenchi dei prof vaccinati per non dover controllare i loro Green Pass ogni giorno, il presidente dell’Autorità sulla privacy ha risposto che non è consentito è la verifica diretta delle scelte vaccinali e, comunque, della condizione sanitaria da parte dei dirigenti scolastici, dovendo essi (tramite il personale specificamente incaricato) limitarsi a verificare il possesso di una certificazione valida. Aggiungendo che “ciò che va, comunque, evitato sono le discriminazioni in ragione delle scelte vaccinali e l’indebita conoscenza da parte dei soggetti non legittimati dei dati sanitari degli interessati”.
Rammentiamo che un’ordinanza del 13 agosto 2021 del Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci (centrodestra), sull’utilizzo del Pass per accedere agli uffici pubblici, è stata contestata dall’Autorità garante per la protezione dei dati personali poiché interessava materie di competenza statale (profilassi internazionale, privacy, autodeterminazione terapeutica) «Le misure di sanità pubblica che implichino il trattamento di dati personali ricadono nelle materie assoggettate alla riserva di legge statale e, pertanto, non possono essere introdotte con un’ordinanza regionale, ma solo attraverso una disposizione di rango primario, previo parere del Garante. Non risulta, inoltre, che i più recenti interventi normativi in tema di certificazioni verdi abbiano imposto l’esibizione di tali documenti per l’accesso dell’utenza agli uffici pubblici o similari, per cui il loro utilizzo per finalità ulteriori e con modalità difformi rispetto a quanto previsto dalla legge statale creerebbe una evidente disparità di trattamento a livello territoriale». A seguito di ciò la Regione Siciliana ha sospeso l’ordinanza su obbligo green pass negli uffici pubblici.
L’OPINIONE
Intendiamoci: lo scrivente è ragionevolmente per la scienza moderna, quando ovviamente al servizio dell’umanità. Se siamo ancora qui a scrivere e confrontarci lo si deve anche alla medicina corrente e alle sue continue battaglie anche contro virus, batteri, parassiti, ecc. in particolare a partire dal fantastico ventesimo secolo, in cui si è iniziato a squarciare secoli di non conoscenza surrogata da improvvisati, stregoni e fattucchiere (seppure ancora il cammino è lungo e purtroppo neanche a detta dimolti bene avviato nella scuola dell’obbligo, dalla quale, ancora, quando si esce e anche in moti altri argomenti odierni, sembra si venga dal passato).
Fatta la premessa e ritornati al tema dell’articolo, il “nocciolo” del problema (come in molte altre situazioni di questa Italia) è di tutta evidenza la cronica assenza di leggi chiare, serie, esaustive, certe, non affastellate, conclusive e realmente efficaci e inequivocabili.
Nello specifico manca “un atto normativo”, del Governo e Parlamento italiano, che con rispettive pletore di codazzi elettorali, in modo ipocrita – tipico da sempre dei trasversali politici italiani – ufficialmente non prende una decisione, per poi operare per vie traverse: giuridiche, istituzionali e burocratiche; finendo come al solito con il mettere i confusi cittadini l’uno contro l’altro, così continuando a dividere la società per meglio pascolarla e imperare (tutto “legale” “democratico” “civile” e “repubblicano” per carità).
A ciò si aggiunga l’anarchia (assoggettamento, mercimonio, corruzione, familismo, clientelismo e voto di scambio sociale) legalizzata del “decentramento” regionale, metropolitano e municipale, anche in materia di Sanità, la quale, insieme ad altri settori della vita pubblica-politica, è il più eloquente esempio di – periferica – mangiucchia e spartizione costituzionalizzata (anche questa per carità, tutto secondo “regole”).
Nella foto di copertina il palazzo delle Assicurazioni Generali a Roma, sede dal 2019 dell’Autorità del Garante per la protezione dei dati personali.
(le altre informazioni regionali le trovi anche su Vivicentro – Redazione Sicilia)