Confiscati dalla GdF di Enna a due di Piazza Armerina rispettivamente condannati per frode fiscale e inosservanza normativa antimafia.
I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Enna nelle scorse ore hanno eseguito la confisca dei beni di due persone, entrambi di Piazza Armerina (EN), condannate dal Tribunale di Enna, rispettivamente, per frode fiscale e per l’inosservanza della normativa antimafia.
Con entrambe le sentenze di condanna, ora divenute definitive dopo il secondo grado di giudizio, il predetto Tribunale si era, infatti, pronunciato anche per la confisca dei beni degli interessati fino a raggiungere un importo equivalente al profitto dei reati contestati ai due; beni che i militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria già nel corso delle indagini preliminari avevano cautelato con un sequestro preventivo su delega della Procura della Repubblica di Enna.
Il primo destinatario della confisca è stato un imprenditore che, per evadere le imposte sui redditi e l’Iva, aveva utilizzato fatture relative ad operazioni inesistenti scoperte dalle Fiamme Gialle ennesi durante l’esecuzione di una verifica fiscale nei confronti della sua impresa. Ritenuto colpevole del reato di dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture false e condannato ad un anno di reclusione, ha altresì subìto la confisca di 19 unità immobiliari, costituite in prevalenza da terreni e da alcuni fabbricati rurali, di una autovettura e di una quota pari al 50% del capitale sociale di una società di gestione di alberghi e discoteche di cui era proprietario, per un controvalore complessivo di circa 90.000 euro, pari all’ammontare delle imposte sottratte al fisco.
Nel secondo caso, l’interessato era stato denunciato dai militari del Nucleo P.E.F. di Enna al termine di una serie di accertamenti eseguiti nei suoi confronti, in quanto non aveva rispettato l’obbligo imposto dalla legge ai condannati per associazione per delinquere di stampo mafioso e alle persone sottoposte a misure di prevenzione personali previste dalla normativa antimafia, di comunicare alla Guardia di Finanza le variazioni del proprio patrimonio intervenute nei dieci anni successivi alla condanna o all’applicazione della misura di prevenzione.
L’uomo, infatti, avendo ceduto la propria quota di proprietà di alcuni appezzamenti di terreno ad uso agricolo realizzando un ricavo di circa 20.000 euro, ovvero superiore alla soglia d’obbligo di tali comunicazioni, pari a 10.000 euro, non ne ha informato entro i successivi 30 giorni il Nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle competente sulla provincia di residenza. La confisca, in questo caso, seguita alla condanna a due anni di reclusione e 10.330 euro di multa, ha riguardato la somma di 12.000 euro depositata in parte su un conto corrente bancario ed in parte su un libretto di deposito postale.
Tanto il denaro quanto tutti i beni confiscati sono, quindi, definitivamente transitati nel patrimonio dello Stato, che potrà ora destinarli ad un effettivo riutilizzo sociale, a conferma dell’incessante impegno della Guardia di Finanza nell’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati ovvero nella sottrazione dei beni agli evasori, quali efficaci strumenti per togliere risorse a chi si arricchisce indebitamente a spese della collettività.
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