La Corte d’Appello conferma la pena per l’ex comandante della Concordia.
Firenze L’ex comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, e’ stato condannato in appello a 16 anni di carcere. A leggere la sentenza la presidente della corte d’appello di Firenze, Grazia D’Onofrio. Confermata dunque la sentenza di primo grado.
V
entisette anni e 3 mesi la richiesta formulata lo scorso 27 aprile dal procuratore generale di Firenze. In primo grado Schettino era stato condannato dal tribunale di Grosseto a 16 anni per naufragio colposo, omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, abbandono di persone incapaci, abbandono della nave. La procura aveva chiesto 26 anni e per questo aveva presentato appello, sostenendo che la colpa di Schettino nella gestione dell’emergenza fosse piu’ grave di quella stabilita dal tribunale.
Difesa Schettino “colpa condivisa” – “Nessun commento, dobbiamo leggere la sentenza. La colpa e’ condivisa, il problema e’ la quantificazione, andremo a leggere cosa ha pensato la Corte. Fra tre mesi commenteremo”. Cosi’ Donato Laino, legale difensore di Schettino, ha commentato con i giornalisti la sentenza d’appello. “Ci aspettavamo qualsiasi cosa – ha aggiunto Laino – l’importante e’ che noi siamo a posto con la nostra coscienza. La Corte d’appello ha fatto dei ragionamenti e noi li dobbiamo leggere”. Ai giornalisti che gli se Schettino avesse provato amarezza non appena appresa la sentenza, Laino ha detto: “Perche’ mi fate delle domande cosi’ ovvie? Certo”.
La Costa Concordia, che trasportava 1.023 membri dell’equipaggio e 3.206 passeggeri, naufrago’ la sera del 13 gennaio 2012 davanti all’isola del Giglio dopo aver sbattuto contro gli scogli delle ‘Scole’. Nel naufragio morirono 32 persone. Nel quarto anniversario del disastro, i giudici del tribunale di Firenze si sono riuniti per emettere la sentenza su quella che e’ stata considerata la sciagura piu’ grave della storia italiana del mare degli ultimi 200 anni. Prima il teatro Moderno di Grosseto, trasformato per l’occasione in un aula di tribunale, poi l’appello a Firenze: sono passati cosi’ 4 anni tra sentenze, udienze e ricorsi. Centinaia tra testimoni, consulenti e oltre 50mila pagine tra documenti e ricostruzioni.
Le tappe della sciagura iniziano dall’impatto della nave sugli scogli all’Isola del Giglio, alle 21,45 del 13 gennaio 2012. Rocce taglienti che procurano uno squarcio di 70 metri nella fiancata sinistra dello scafo. Quella che doveva essere una tranquilla crociera, si trasforma in breve in un incubo per gli oltre 3200 passeggeri. Al centro del dibattito, il ‘rito dell’inchino’. Un passaggio sotto costa per rendere omaggio all’isola. Ma la manovra ravvicinata si rivela fatale. La fiancata della nave si squarcia, imbarca acqua e si genera un black-out.
vivicentro.it/cronaca – (AGI)/Concordia, Schettino condannato a 16 anni
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