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Castellammare di Stabia

Con sorriso e con rabbia Angela e Matteo fan buchi nella sabbia (EUGENIO SCALFARI *)

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span style="margin: 0px; padding: 0px; border: 0px; outline: 0px; font-size: 16px; vertical-align: baseline; color: #252525; font-family: Arial, 'Helvetica Neue', Helvetica, sans-serif; line-height: 23px; background-image: initial; background-attachment: initial; background-position: initial; background-repeat: initial;" itemprop="articleBody">VOLEVO scrivere oggi sull’Europa e della crisi che la sta devastando nonostante l’indifferenza che ha pervaso le sue istituzioni e la cosiddetta classe dirigente che le amministra; una crisi che è apparsa ancor più chiaramente nell’incontro di venerdì scorso tra Angela Merkel e Matteo Renzi a Berlino.

Lo farò tra poco, ma prima debbo premettere alcune considerazioni sull’incontro in Vaticano tra papa Francesco e Hassan Rouhani, presidente dell’Iran, ed anche sulla preannunciata riunione che avverrà il prossimo 31 ottobre in Svezia tra Francesco e i rappresentanti delle Chiese protestanti di tutto il mondo per celebrare la riforma luterana di mezzo millennio fa in quello stesso giorno, quando Martin Lutero attaccò sulla porta della cattedrale di Wittenberg le sue tesi che spaccarono in due la religione cristiana.

Cinquecento anni, durante i quali si scatenarono guerre religiose, stragi, roghi, torture inflitte da ambo le parti e con l’appoggio dei diversi sovrani che utilizzavano a proprio vantaggio politico quelle tragiche guerre religiose. Uno soltanto tentò la via della riconciliazione nel 1541 e fu Carlo V d’Asburgo, imperatore di Germania e di Spagna, ma il tentativo fallì e le guerre religiose continuarono a insanguinare l’Europa.

Il culmine fu raggiunto nella notte di San Bartolomeo nel 1572 quando gli ugonotti (i protestanti francesi) guidati dal re di Navarra, dal principe di Condé e dall’ammiraglio de Coligny, furono massacrati dai soldati di Caterina de’ Medici e da suo figlio Carlo IX di Valois. Furono ventitremila le vittime di quella mattanza a Parigi e poi continuarono per secoli.

Il 31 ottobre prossimo quella spaccatura in due della cattolicità sarà celebrata e superata. Francesco ha già chiesto perdono ai valdesi, che precedettero di molto la scissione luterana e chiederà perdono anche a Lutero e ai suoi discendenti e il perdono sarà reciproco perché i protestanti hanno anche loro responsabilità di tanto sangue sparso. L’obiettivo di entrambe le parti è di superare quelle divisioni affratellandosi di nuovo nel nome di Cristo. I riti e la liturgia resteranno distinti, ma l’affratellamento sarà aperto nell’ambito di una Chiesa pastorale e missionaria che con una svolta di queste proporzioni, alla quale sono da aggiungere gran parte degli anglicani e in un futuro prossimo anche gli ortodossi delle Chiese d’Oriente, sarà la religione numericamente più diffusa nelle due Americhe, in Europa, in Russia, in Africa, in Asia e in Australia.

Non dimentichiamo però la visita alla sinagoga di Roma di papa Francesco e l’incontro con Rouhani al Palazzo Apostolico il 26 scorso. Il comunicato emesso con l’accordo delle due parti dice così: «Durante il colloquio si sono evidenziati i valori spirituali comuni e si è poi fatto riferimento ai buoni rapporti tra la Santa Sede e la Repubblica Islamica dell’Iran. Si è altresì rivelato l’importante ruolo che l’Iran svolge, insieme ad altri Paesi della Regione per promuovere adeguate soluzioni politiche ai problemi che affliggono il Medio Oriente contrastando la diffusione del terrorismo. Al riguardo è stata ricordata l’importanza del dialogo interreligioso e la responsabilità delle comunità religiose nel promuovere la tolleranza e la pace».

Due iniziative, con i protestanti luterani e con l’Iran islamico, dalle quali esce rafforzata la libertà religiosa, la convergenza umanitaria nonché le ripercussioni politiche di queste iniziative prese in gran parte da papa Francesco. Altre volte l’ho definito profetico e rivoluzionario. Alla base del suo pensiero e della sua azione c’è sempre la fede in un unico Dio che nessuno aveva proclamato con il vigore di Francesco e che rappresenta la scomunica dei fondamentalismi di ogni genere e dei terrorismi e delle guerre che quei fondamentalismi alimentano.

  • Il Presidente del Consiglio dei Ministri a Ventotene

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Ed ora l’Europa e l’incontro a Berlino tra Angela Merkel e Matteo Renzi che è in ordine temporale l’episodio più recente della politica europea. Ma c’è un altro episodio con il quale desidero aprire questo capitolo domenicale: ilviaggio di Renzi all’isola di Ventotene, nei pressi di Ischia, per commemorare il “Manifesto per l’Europa” redatto in quell’isola dove erano confinati gli antifascisti ai tempi del regime mussoliniano, da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi.

Sono stato amico di entrambi: Spinelli lo conobbi a casa della figlia Barbara che lavorò per molti anni con Repubblica ; Ernesto lo conobbi al Mondo di Mario Pannunzio nel 1949 e lavorammo insieme giornalisticamente e politicamente da quell’anno fino al 1963. Lo dico perché conosco, al di là del Manifesto che peraltro è chiarissimo, il loro pensiero e l’azione che sostennero per l’unità democratica dell’Europa. Spinelli e Rossi puntavano agli Stati Uniti d’Europa sul modello istituzionale degli Stati Uniti d’America. Questo volevano e per questo lavorarono finché vissero, Altiero soprattutto.

Mi rallegro molto con Renzi per questa visita a Ventotene in ricordo ed omaggio all’europeismo di Spinelli (di Rossi non ha mai parlato come se quella firma fosse inesistente) ma forse Renzi non si è mai battuto per gli Stati Uniti d’Europa, cioè per un’Europa federata e non soltanto confederata. In questi ultimi tempi Renzi si è anzi distinto per il suo contrasto con la Commissione europea, battendo i pugni sul tavolo, tenendo in testa il cappello e riaffermando l’autonomia dei governi nazionali i quali, sia pure nel quadro delle regole europee, debbono avere piena libertà di applicarle nei tempi e nei modi decisi autonomamente dai rispettivi governi.

È vero che esistono temi che l’Europa ha finora lasciato nelle mani dei governi nazionali, ma è vero anche che le regole sono emesse dalla Commissione dopo l’approvazione del Consiglio dei ministri dei 28 Stati membri e dal Parlamento di Bruxelles. Rafforzare l’autonomia degli Stati nazionali, i quali detengono la sovranità collegiale della confederazione col voto spesso unanime e talvolta a maggioranza qualificata significa non già rafforzare l’Unione europea ma indebolirla ulteriormente.

Renzi si sta dunque muovendo su una strada di totale ma consapevole incoerenza, che è già stata negativamente giudicata anche da Giorgio Napolitano oltreché dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, ma che non pare sia stata adeguatamente sostenuta dall’opposizione interna del Pd che si definisce più a sinistra di Renzi.

Questa scarsa sensibilità della dissidenza ha purtroppo un solo significato: la sinistra non c’è più o almeno non si sa che cosa significhi oggi essere di sinistra. L’ha detto più volte Alfredo Reichlin, uno dei dirigenti dell’antico Partito comunista, tuttora presente nella battaglia politica. A Renzi oggi conviene dirsi alla guida d’un partito di sinistra. Questo lo distingue dalla Merkel che capeggia una democrazia moderata, ancorché alleata con il partito socialista tedesco che peraltro conta poco o niente nel determinare la politica della Cancelliera.

Dunque un Renzi di sinistra che si distingue così dalla Merkel moderata e tende a fare tandem con lei proponendosi come il capo di governo che fronteggia o si accorda volta per volta e problema per problema con la Germania. Insomma al posto del tandem Germania-Francia, un nuovo tandem Germania-Italia. Mica male come prospettiva renziana, politicamente parlando. Resta il contrasto economico tra crescita (Renzi) e austerità (Merkel). Ma questo è un contrasto fittizio perché non dipende da nessuno dei due. Dipende invece da quanto sta avvenendo nel mondo intero: in Usa, in Cina, in Giappone, in Russia, in Brasile, nel Medio Oriente. Dipende dall’andamento di alcune materie prime e da alcune attività economiche, a cominciare dall’industria manifatturiera e dalle fonti di energia, petrolio e gas. Dipende dall’andamento climatico e dal fattore demografico. Dipende dalle diseguaglianze sociali e territoriali.

Questo è lo scacchiere. Ma non pare che Renzi ne sia consapevole. O meglio: lo sa ma è più sensibile alla raccolta del consenso, tema a breve raggio temporale. Il consenso serve subito e bisogna farlo durare almeno un anno per poi recuperarlo con nuove ricette elettoralistiche. Il futuro è breve per mantenere il potere. Ce lo ha insegnato Giulio Andreotti, che fu il meglio del peggio nella storia del nostro Paese.

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Dell’incontro Merkel-Renzi abbiamo già detto. Riassumendolo in queste ultime righe dirò che si sono scambiati alcuni biscottini ma nulla di più, né un bel piatto di fettuccine al ragù né una bistecca di manzo. L’appetito è rimasto intatto, non tanto per la Cancelliera che mangia poco, quanto per il nostro presidente del Consiglio che è molto più giovane ed ha una fame arretrata. Quella c’è ancora e non si sa se potrà saziarla, almeno in Europa.

In Italia sì e a volte con soddisfazione generale. Anche nostra, l’ho già scritto domenica scorsa e lo ripeto oggi per quanto riguarda la legge sulle unioni civili. La legge Cirinnà avrà qualche emendamento sull’utero in affitto e sulle adozioni volute da coppie omosessuali con figli non propri. Se altri emendamenti ci fossero ci sarebbe da preoccuparsi e quindi speriamo di no.

Chiuderò con alcuni versi, tratti da una vecchia poesia di Ernesto Ragazzoni scritta nel giugno 1914. Si intitola Ballata (ndr: ascoltala recitata da V. Gasman, mp3) e descrive molto bene quello che spesso accade a chi non ama il potere e si contenta di quel poco che può fare per ingannare il tempo che passa e vola via. A volte poche rime chiariscono molte cose.

«Sento intorno sussurrarmi

che ci sono altri mestieri…

bravi, a voi! Scolpite marmi,

combattete il beri-beri,

allevate ostriche a Chioggia,

filugelli in Cadenabbia,

fabbricate parapioggia.

Io fo buchi nella sabbia.

O cogliete la cicoria

od allori, o voi, Dio v’abbia

tutti quanti in pace e gloria!

Io fo buchi nella sabbia».

*larepubblica

 

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