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Castellammare di Stabia

Comunali Roma, le mezze verità di Bertolaso. CORRADO ZUNINO*

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Il punto sui procedimenti giudiziari a carico dell’ex capo della Protezione civile, le sue ricostruzioni incomplete e a volte contraddittorie, che in questa fase sanno molto di scappatoie a fini elettorali.

ROMA – Nel proporre la suacandidatura a sindaco di Roma, peraltro faticosa, contestataanche all’interno del centrodestra, Guido Bertolasoripete con convinzione due concetti: “I miei reati andranno presto in prescrizione” e “comunque io vi rinuncerò perché non voglio lasciare dubbi”. Sulle domande di dettaglio giudiziario, però, le sue ricostruzioni restano parziali, incomplete. E’ aiutato, l’ex sottosegretario del governo Berlusconi, il grande capo della Protezione civile moderna, dalla complessità delle inchieste (oggi processi) che lo riguardano, passate di mano da diverse procure (Firenze, Roma, Perugia, ancora Roma per restare all’indagine sui Grandi eventi) e con filoni che si sono intrecciati e allontanati.

I Grandi eventi
Sono due i processi aperti, oggi, nei confronti di Bertolaso. Il primo, sui Grandi eventi appunto, oggi è in primo grado all’ottava sezione del Tribunale di Roma. Bertolaso, imputato per corruzione, l’11 novembre 2015 ha rilasciato in aula una deposizione lunga quattro ore. I pm Calò e Felici, raccogliendo il fascicolo da Firenze, sostengono che abbia ricevuto 50.000 euro da Guido Anemone, l’uomo a cui Angelo Balducci affidò senza gara innumerevoli lavori per il G8 della Maddalena, per i Mondiali di nuoto del 2009 e per altri grandi appalti italiani. Di questa dazione è rimasta traccia in diverse intercettazioni telefoniche (si ascolta Anemone chiedere più volte quei soldi a Evaldo Biasini, il Don Bancomat che rappresenta la cassaforte dell’imprenditore) e nei libri mastri sequestrati allo stesso Anemone, che annotava puntigliosamente denari dati e servizi resi. In una conversazione tra Anemone e la sua segreteria è nitida l’indicazione di andare a prelevare il contante nella filiale della Banca delle Marche in via Romagna, a Roma. Bertolaso definisce questa “l’accusa più vergognosa e dolorosa”.

L’appartamento
L’impianto delle procure considera tangenti anche l’appartamento in via Giulia 189, nel centro storico di Roma, dove Bertolaso visse gratuitamente “quando mia moglie mi allontanò da casa”. A processo l’uomo dei grandi eventi ha sostenuto che quell’appartamento gli fu dato dal fraterno amico cardinal Crescenzio Sepe, ma l’architetto Angelo Zampolini – il faccendiere della cricca che portò gli assegni per la casa di Scajola e ha patteggiato 11 mesi su un filone processuale dei Grandi eventi – ha messo a verbale che è stato lui a procurare casa a Bertolaso su indicazione di Anemone e lui pagava le bollette domestiche. Sempre nelle liste del costruttore della cricca si ritrovano le voci “Acea via Giulia”, “Eni gas via Giulia”, “Zampolini per via Giulia”, “lavanderia per Guido B.”. L’ex sottosegretario replica: “Con lo stipendio che avevo potevo permettermi una colf filippina per lavarmi mutande e camicie”. Già, era il sottosegretario più pagato del governo Berlusconi.

In questo giro di scambi in natura o in denaro, a processo ci sono anche il capitolo del cognato Francesco Piermarini, inserito come collaudatore alla Maddalena e supervisore del “grande evento” Louis Vuitton Cup e la consulenza affidata alla moglie: 90.000 euro per disegnare i giardini del centro Salaria Sport Village.

Il Salaria Sport Village
Di tutto questo nella sua campagna elettorale Bertolaso fin qui non ha parlato, però ieri – incalzato da una domanda inviata al videoforum di Repubblica Tv – è dovuto ritornare sui massaggi al Salaria. Per i carabinieri del Ros furono almeno dodici le sue sedute al beauty center di Settebagni, tra il 2008 e il 2009. A Repubblica Tv Bertolaso ha ribadito che in quel periodo era stressato, aveva necessità di fare fisioterapia: “Non avevo la minima idea che il Salaria Sport Village fosse dei signori Anemone…”, ha aggiunto, “poi, dopo due, tre volte che sono andato, naturalmente li ho incontrati”. Questa è una plateale bugia da campagna elettorale e già smentita dallo stesso Bertolaso in dibattimento, lo scorso 11 novembre. A domanda dei pm disse: “Appena avevo un po’ di tempo libero chiamavo spesso lo stesso Anemone”. Lo chiamava per farsi prenotare il relax, lo conosceva come padrone del Salaria. Nello stesso confronto in aula l’ex capo della Protezione civile ha retrodatato la sua conoscenza con Anemone al 1999, in pieno Giubileo, quando “me lo presentò il padre Dino”.

Molte versioni
Sulla “fisioterapia” al Salaria, la seduta del 14 dicembre 2008, ci sono ancora quelle intercettazioni in cui Anemone e il fidato Rossetti – per i Ros capaci di organizzare una rete di 350 escort e meritevole dell’accusa di sfruttamento della prostituzione – organizzano per il Signor B. “cose megagalattiche” con “champagne, frutta, colori”. Già, la brasiliana Monica in perizoma “ci costerà un pochino di soldi… Non ce ne frega un c… e il perizoma stretto… “. Quelle intercettazioni narrano particolari scabrosi che, prima o poi, andranno spiegati. “Senti, quante situazioni devo creare? Una… due… Io penso due, lui si diverte con due. Tre? Eh la Madonna!… Io ho cercato tracce di preservativi, ma non l’ho visti. Guarda bene nella sala dello Scen Tao. C’è della carta usata, capito? È tutto un malloppo di carta… Se ci sono i preservativi dentro manco si vedono”. È lo stesso Bertolaso nelle sue conversazioni con Anemone, d’altronde, a parlare di “ripassata”.

La “cricca”
A Repubblica Tv Bertolaso ha detto, ancora, che la cricca della Ferratella non c’entra con la Protezione civile, “erano altri uffici, unità di missioni per i 150 anni”. Anche questa è una bugia perché il decreto del governo Berlusconi del 14 ottobre 2005 mise la Protezione civile al centro delle unità di missioni per i 150 anni d’Italia, i Mondiali di nuoto di Roma, i Mondiali di ciclismo di Varese e tutte le grandi opere fatte in corsia preferenziale. Bertolaso ne fu il coordinatore. Proprio questo è stato lo scandalo di quella Protezione civile: l’utilizzo esagerato, abnorme di un’istituzione nata per intervenire su terremoti e slavine. Con il tramonto del sottosegretario, d’altronde, è stata riportata alle sue naturali funzioni. Fu Bertolaso, capo della “commissione d’indirizzo”, a portare in Consiglio dei ministri il nome di Angelo Balducci e poi di Claudio Rinaldi come commissari dei Grandi eventi. La procura di Firenze scrisse nell’ordinanza del febbraio 2010: “Bertolaso ha un ruolo determinante nella procedura di assegnazione degli appalti cui gli indagati ambiscono”.

Reati pesanti
Infine, dicendo che gli imputati del processo sui Mondiali di nuoto sono andati tutti assolti – ancora a Repubblica Tv – Guido Bertolaso ha allungato l’ultima mezza verità perché sì, è vero, che per Roma 2009 ci sono state le assoluzioni (il pm Colaiocco procedeva solo per reati ambientali ed edilizi), ma la cricca della Ferratella è a processo con lui sempre a Roma per reati ben più pesanti (associazione per delinquere, concorso in corruzione) e ha già subito condanne in altri processi (tre anni e otto mesi per Angelo Balducci e Fabio De Santis per la Scuola allievi marescialli di Firenze, nove mesi per Balducci e Anemone a Perugia). Va ricordato infine che Guido Bertolaso – e questo è il secondo processo a suo carico – è stato rinviato a giudizio per omicidio colposo plurimo e lesioni nel processo Grandi rischi dell’Aquila.

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