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Comunali Milano, centrosinistra a due facce: domina in centro, ma perde le periferie

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A Milano, il peggior dato per Sala e alleati è in via Padova, dove vince la Lega. Male anche al Gratosoglio

MILANO Per capire il voto di una città spaccata quasi a metà, con Beppe Sala e Stefano Parisi divisi solo da 5mila schede, bisogna ripartire da lì, dal dato di un’affluenza mai così bassa con 123mila milanesi in meno alle urne. Ma poi bisogna anche cercare di calare il più possibile nei quartieri il voto di chi è andato ai seggi. Perché la mappa delle zone – e non soltanto quella dei Municipi persi – può raccontare molto. Beppe Sala ottiene la sua migliore performance (46 per cento) in centro, dove anche il Pd sale di quattro punti rispetto al 2011 e dove la stessa lista di Mr Expo supera l’11 per cento. In generale il segnale che arrivava fin dalla notte di domenica dai seggi campione del Pd e dai rappresentanti di lista era quello: mano a mano che ci si allontanava dalla Cerchia dei Bastioni per oltrepassare quella della 90-91, si assisteva a un calo a macchia di leopardo dei consensi. Soprattutto in alcuni pezzi di periferia difficili, vicino alle case popolari particolarmente in sofferenza, o dove le ferite aperte e i singoli problemi che si trascinano da tempo hanno contato.

I risultati nelle zone: 123456789

Dove sono andati i voti? È impossibile fermarsi soltanto alle percentuali di questo primo round: se si leggono quelle, la situazione politica sembra essere quasi identica a cinque anni fa. C’è il 40,77 per cento di Parisi molto vicino al 41,6 di Letizia Moratti. E soprattutto c’è il 41,7 per cento di Sala che, sommato al 3,56 per cento di Basilio Rizzo e all’1,88 di Marco Cappato che alla scorsa tornata erano in maggioranza, arriva a sfiorare (47,14 per cento) il 48 per cento di Pisapia. L’aver rimesso insieme i cocci da una parte, insomma, e essersi divisi dall’altra hanno avuto una conseguenza. Ma in termini assoluti, Mr Expo ha perso oltre 91mila voti, molti più dei 54mila che segnano il distacco tra Parisi e Moratti. Dove sono andati? In parte – così come è accaduto per il centrodestra – al Movimento 5 Stelle che, certo, triplica il proprio peso (da 3,4 a 10,4) ma in fondo guadagna “soltanto” 31.800 preferenze. E fa un passo indietro rispetto al 14 delle Europee e al 16,9 delle Politiche. A Milano, e lo dimostrano i risultati di una Lega che perde il derby con Forza Italia tanto da farsi quasi doppiare dagli azzurri, e del Movimento 5 Stelle che rispetto ad altre città non riesce a sfondare, i partiti che tradizionalmente raccolgono la protesta e la proposta radicale non volano. I milanesi sembrano aver lanciato così il loro messaggio: non andando a votare. E questo sentimento, più che l’indignazione può raccontare la disaffezione o comunque quello che per il centrosinistra diventa gelo. La dimostrazione è il traguardo (3,8) al di sotto delle aspettative della lista Sinistra x Milano: buona parte degli arancioni ha disertato. Anche la sinistra sinistra, però, non ingrana la quinta: Milano in Comune di Rizzo ottiene il 3,5 per cento, una percentuale simile al 3,1 della Federazione della sinistra di cinque anni fa.

Milano, una città che guarda al centro. Passata la sbronza renziana delle Europee e, in parte anche dell'”anomalia” Pisapia, la città sembra essere tornata a guardare al centro, alle vecchie divisioni. E ai moderati. E a dimostrarlo c’è la buona fetta (7,6) di consensi della civica di Sala che, in parte, ha drenato voti del Pd e, in parte, racconta il peso dello stesso candidato. Un ragionamento analogo si può fare a destra. Tutti si sarebbero attesi una crescita forte della Lega. Che rispetto al 2011 sale (dal 9,6 all’11,7) ma non così tanto. Fa il pieno, invece, Forza Italia, il secondo partito della città, ancora vivo e vegeto al 20 per cento.

Che cosa è mancato a Mr Expo? I voti di sinistra andati verso Rizzo, e quelli di chi restando a casa non si è sentito rappresentato dal manager. Ma anche quello che potremmo chiamare “effetto Pisapia”. Il sindaco aveva vinto in centro convincendo la buona borghesia ambrosiana, ma conquistando anche le periferia. In Zona 9, per dire, c’erano 9 punti di distacco tra lui e Moratti. La roccaforte del centrosinistra lasciata agli avversari. Ed è qui che bisogna tornare, ai quartieri. Un dato chiarissimo, ad esempio, arriva dal Municipio 2 conquistato dal candidato della Lega: qui, tra via Padova e il campo rom (sgomberato) di via Idro, il centrosinistra sapeva di avere problemi. E così è stato: Sala scende al 39,1 per cento, il peggior risultato e anche il Pd viaggia attorno al 26. Non sembra un caso se anche Parisi supera (come in Zona 7 dove ha il suo miglior risultato) l’avversario.

Dalla periferia un messaggio di insoddisfazione. Non tutte le periferie sono perdute: la maggioranza è alta a Quarto Oggiaro, ad esempio, alla Barona o anche al Giambellino. Ma al Gratosoglio, il centrodestra è avanti nel seggio vicino al centro profughi gestito dai francescani dove ci sono proteste locali. E i dati negativi arrivano dalle sezioni vicino ai caseggiati popolari: da via Salomone in Zona 4 al quartiere Torretta in Zona 5, fino alle case Aler di Zona 7. Un messaggio di insoddisfazione che ha trovato, nonostante magari le responsabilità fossero altrove, un bersaglio nel Comune. Come è avvenuto, ragionano dalla base, nel Municipio 9. Lì, le delusioni maggiori sono arrivate da quartieri come Affori, la Comasina, la Bovisasca, Bruzzano. Il motivo? Gli elettori sono andati a votare punendo chi non ha saputo dare risposte, dalla sicurezza ai parcheggi fino a micro problemi importanti però per una comunità, come il prolungamento di alcune linee di trasporto. Segnali (anche alla giunta) da raccogliere.

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