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La Commissione sulle banche continua a scavare solo su Etruria e Boschi

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La Commissione sulle banche continua a scavare solo su Etruria (e Boschi) – ECONOMIA

L’ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni ascoltato in Commissione sulle banche riferisce di un incontro con Maria Elena Boschi “che chiese di valutare l’acquisizione di Etruria ma non fece pressioni”. Poi cita una mail di sollecito firmata da Marco Carrai, il manager vicino a Matteo Renzi.

Ghizzoni tira in ballo anche Carrai

L’ex ad Unicredit: “La ministra chiese di valutare l’acquisizione di Etruria, ma senza pressioni”. E cita la e-mail ricevuta dal manager vicino a Renzi. Che replica: “Agivo per un mio cliente”

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ROMA – «La ministra mi chiese di valutare un intervento su Etruria». Federico Ghizzoni ripercorre puntigliosamente tutti i passaggi della vicenda Etruria, raccontandola dal suo punto di vista di (ex) amministratore delegato di Unicredit. E quando arriva al passaggio chiave – l’incontro con Maria Elena Boschi – utilizza le stesse parole di Ferruccio de Bortoli nel suo libro. Poche righe che, nel maggio scorso, innescarono la polemica sul ruolo dell’ex ministro per le Riforme del governo Renzi nelle vicende della banca nella quale il padre era vicepresidente. Nessuna pressione, dice Ghizzoni. Poi, di fronte alla commissione d’inchiesta sul sistema bancario, tira fuori il colpo di scena: una e-mail del 13 gennaio 2015 di Marco Carrai – imprenditore fiorentino, molto vicino a Matteo Renzi – indirizzata allo stesso Ghizzoni. Questo il testo: «Ciao Federico, solo per dirti che su Etruria mi è stato chiesto di sollecitarti se possibile e nel rispetto dei ruoli per una risposta su Etruria (sic.)». Carrai precisa in serata che la richiesta era rivolta per conto di un suo cliente interessato a Banca Federico del Vecchio, controllata dell’istituto aretino. C’è anche un articolo di Lettera 43 che, nel febbraio 2015, cita l’interesse di Carrai proprio per la Del Vecchio. Ghizzoni però sembra non pensarla allo stesso modo, dato che nel corso dell’audizione dice più volte di non aver «volutamente» chiesto per conto di chi Carrai aveva inviato il sollecito. E di non averlo più sentito dopo.

La Boschi ringrazia Ghizzoni per aver fatto finalmente chiarezza, dando appuntamento per il resto in tribunale. Lo stesso fa De Bortoli, che ribadisce di non aver ricevuto nessuna denuncia o citazione. Lega e M5S (più tiepidamente Forza Italia) denunciano il conflitto di interessi e chiedono l’audizione di Carrai.

Ma l’audizione di Ghizzoni permette di mettere in fila quanto successo nei tre mesi che vanno dall’11 novembre del 2014, quando inizia l’ispezione Bankitalia, fino al commissariamento di Etruria l’11 febbraio successivo. Incrociando le date e i personaggi che hanno ruotato intorno a questa banca che valeva appena lo 0,5% degli attivi del sistema bancario italiano.

Prima dell’incontro di dicembre, Ghizzoni aveva già incontrato la Boschi ad un evento di Unicredit a Milano. In quella occasione stabiliscono di rivedersi a breve. Il 3 dicembre Ghizzoni riceve a Milano Lorenzo Rosi, presidente di Etruria, che sottopone a Ghizzoni una ipotesi di acquisizione della banca aretina basato sullo schema «good bank» (parte sana) e «bad bank» (i crediti in sofferenza) che sarà poi effettivamente realizzato con la risoluzione. Nella stessa occasione, Rosi dice a Ghizzoni che «c’era il rischio» che Etruria venisse commissariata, anche se Bankitalia era arrivata da tre settimane ad Arezzo.

Parte così uno studio affidato al team guidato da Marina Natale, all’epoca top manager del gruppo. Il 12 dicembre, quando Ghizzoni incontra la Boschi, lo studio è appena iniziato e Ghizzoni dice alla ministra che «non ero in grado di dare risposte, le strutture (di Unicredit, ndr) avrebbero dato una risposta alla banca». Dopo quella data non ho più avuto contatti con la Boschi, assicura Ghizzoni. Il 2 gennaio 2015 Graziano Delrio chiama Castelli di Bper, per chiedere che intenzioni avesse la banca emiliana con Etruria. Nessuna, risponde Castelli. Il 13 gennaio arriva la e-mail di Carrai a Ghizzoni. Lo studio di Unicredit si conclude il 28 gennaio, quando viene comunicato a Etruria che la banca milanese non intende procedere. Negli stessi giorni la Boschi incontra anche il vicedirettore generale di Banca d’Italia, Fabio Panetta. Il 5 febbraio il fondo Algebris di Davide Serra recapita a Banca d’Italia una offerta per Etruria, basata ancora sullo schema bad bank e good bank. Bankitalia settimane dopo dirà di non averla ricevuta. Il 6 febbraio il Direttorio tiene una riunione straordinaria per commissariare la banca aretina. Il commissariamento arriva l’11 febbraio, mentre il cda si apprestava a deliberare una serie di misure richieste dalla stessa Bankitalia.

A quel punto, Etruria diventa un caso di pubblico dominio. Ma nei tre mesi precedenti, evidentemente, era già un problema per l’entourage renziano.

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