CdS – Ancelotti ha vissuto l’epoca di Calciopoli, ora strani pensieri gli corrono in testa. Più che il rigore negato, gli brucia il rosso ricevuto
L’umore di Carlo Ancelotti, dopo Napoli–Atalanta, non è dei migliori. L’allenatore azzurro che aveva sempre provato a far notare il bicchiere mezzo pieno e a spronare l’intero ambiente dopo un presunto torto subito, questa volta, si è intristito più di tutti. Secondo quanto riportato dall’edizione odierna del Corriere della Sera, sembrerebbe che qualcosa nel suo entusiasmo del ritorno in Italia si sia rotto:
i>“L’espulsione gli brucia ancor di più del rigore negato e della mancata visione della Var. Strani pensieri corrono veloci nella testa dell’allenatore che ha vissuto, da spettatore, l’epoca di Calciopoli. E che rientrato in Italia fa fatica ad accettare anche il solo sospetto che tutto sia tornato come prima. Non ci sta a pensar male, ma qualche domanda inizia a farsela. Si è sentito trattato come uno qualunque in un campo qualunque. La serietà e la credibilità non sono titoli acquisiti, semmai riconosciuti da anni di carriera, contraddistinti da compostezza. Allora: il rigore dal suo punto di vista c’è. Ma se la Var non decide di fermare il gioco e rivedere l’azione, compromette la regolarità della gara. Il cartellino rosso brucia, se possibile, ancor più del penalty negato. E quindi ha urlato, si è fatto sentire. Ora riflette su un calcio che non gli piace. Prima il razzismo, ed è una battaglia di cui si fece promotore, poi il sospetto terribile di ingiustizie arbitrali. Così l’Italia, per lui, è diventata infelice”.