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CATANIA: Candelora per Sant’Agata

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a festa della Candelora è antichissima nelle regioni italiche. Pare addirittura che derivi da una festività romana legata al culto solare, che si celebrava ai primi di febbraio. In quei giorni si inneggiava al risorgere del sole, che dopo la “morte” invernale comincia a risorgere e a risollevarsi all’orizzonte, però con una luce ancora fioca, come quella di una candela. Ed ecco le precessioni che si facevano per la ricorrenza, proprio con una candela in mano, quindi festa “candelarunm”, donde il nome di candelora. In epoca cristiana il culto si trasforma via via ed assume il significato salvifico di Cristo sole-luce del mondo.

A Catania i primi giorni di febbraio coincidono con i festeggiamenti della patrona, Sant’Agata. Tutti portano candele, torce, ceri in segno di devozione alla “Santuzza”. Ed anche le corporazioni di arti e mestieri offrono ognuna il loro enorme cero issato su un supporto in legno, monumentale e pesantissimo (si va dai 400 ai 900 kg!). Al punto che per portarli ci vogliono dai quattro ai sei robusti portatori che li sollevano tramite lunghe aste di legno. Li chiamano “varette” questi enormi ceri devozionali e li portano in sfilata per le vie del centro facendo fare loro delle danze a zig zag ed avanti indietro, con un dondolarsi caratteristico (“annacata”) che tanto appassiona i catanesi che mai e poi mai si perderebbero la sfilata delle “varette” in Via Etnea, nei giorni di vigilia dei festeggiamenti agatini. E questi giorni sono appunto quelli delle candelore.

Ma anche tanti devoti si caricano singolarmente di enormi ceri che portano a spalla da casa loro fino al sacello della Santa, per devozione o per sciogliere un voto. Stando in cattedrale in queste giornate, a tutte le ore si vede arrivare qualche devoto di corsa, trafelato, senza più fiato e senza più voce, gridando a squarcia gola “Viva Sant’Agata”, tuffarsi a ginocchioni davanti al sacello per offrire il suo cero enorme, che ha trasportato per chissà quanta strada… Ci si commuove di fronte a tanta ingenua, semplice fede popolare. Ma nessuno li aiuta a capire che l’annuncio  evangelico è ben altro… e non necessita di questi riti propiziatori.

Ma quando si tratta di Sant’Agata i catanesi esprimono devozione all’inverosimile, con riti e celebrazioni in cui fede, folclore, fanatismo…si mischiano e si intrecciano in modo inestricabile.

Una nota di laicità, a stemperare tanto coinvolgimento emotivo, è stata portata a partire dal 1998 con l’istituzione della “Candelora d’Oro”. Si tratta di una onorificenza cittadina che annualmente viene conferita ad una personalità distintasi nei vari campi del sociale, della scienza, della cultura, del volontariato, dello sport che in qualche modo risulta essere legata alla città di Catania, o per nascita o per adozione. Il primo anno il riconoscimento è andato al sindaco Enzo Bianco, che tanto ha fatto per la “rinascita” civica del capoluogo etneo. Negli anni successivi venne premiato,  tra gli altri, il grande attore catanese Turi Ferro. Quest’anno il riconoscimento verrà assegnato al sicilianissimo Rosario Tindaro Fiorello, più comunemente conosciuto con il suo secondo nome di Fiorello, appunto. A lui le nostre felicitazioni per il premio, giusto riconoscimento di una carriera “che riesce a esaltare le proprie naturali doti fino a raggiungere l’eccellenza e, senza timori reverenziali, è capace di confrontarsi, alla pari, con autentici mostri sacri, in  questo caso dello spettacolo internazionale” come ha tenuto a precisare per l’occasione  il sindaco Enzo Bianco.

Carmelo Toscano

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