Le vittime firmavano il contratto di assunzione ma erano solo falsi posti di lavoro a Italo per cui, poi, poi i truffatori sparivano
Cinque persone sono finite a processo per la truffa ai danni di alcune persone di Castellammare di Stabia alle quali era stato promesso un lavoro a tempo indeterminato nella Ntv e nelle officine di Italo, in cambia i trentamila euro.
S
omma che i malcapitati pagavano quasi sempre in contanti, ma c’è stato anche chi, come una persona di Castellammare, ha pagato con assegni, poi incassati dalla banda di truffatori e si è ritrovato senza posto.
A capo della presunta associazione a delinquere finalizzata alla truffa ci sarebbe stato A.V. (57enne di Nola), che agiva dalla sede di via Annunziatella, zona della periferia stabiese, da dove partivano le promesse di lavoro.
Ieri una vittima ha spiegato in tribunale durante l’udienza:
“Io non avevo soldi, ero disoccupato, così portai degli assegni senza data ma duemila euro furono subito incassati e il mio conto andò in rosso. Da allora risulto ancora protestato, ma adesso lavoro come rappresentante per aiutare la mia famiglia”.
A processo, nel tribunale di Torre Annunziata, ci sono anche F. B. (35enne di Santa Maria la Carità), G. R. (54enne di Castellammare di Stabia) e l’altro stabiese di 34 anni FdM.
Le indagini dei finanzieri hanno permesso di scoprire che il gruppo si serviva della società “logi service,” ormai dismessa, specializzata in corsi di formazione.
Secondo l’accusa le vittime firmavano un contratto di assunzione e poi i truffatori scomparivano.
Castellammare, “Truffato per i falsi posti di lavoro a Italo” / Redazione Campania
ndr:
i nominativi delle persone indagate sono stati resi con le sole iniziali dato che, ancora una volta e come ormai d’abitudine a 3 anni dal misfatto e relativa condanna per tutti i reati, di qualsiasi genere e natura, purché messi in essere da persone con buona disponibilità economica, ci è appena giunta – oggi, lunedì 10 maggio 2021 -, la solita ingiunzione (SIC!) di un legale che, a fronte di debita parcella, ci ha scritto minacciando di tutto e di più se noi non avessimo concesso al suo cliente (nella fattispecie quello che fu indicato essere a capo del “sodalizio truffante”) il “Diritto all’Oblio” ovvero, il diritto a far ignorare ad altre persone, dopo 3 anni dalla condanna, notizie sulle proprie malefatte precedenti a prescindere, ripeto, dalla natura delle stesse (sia essa truffa, che violenza – fisica o anche sessuale – su chicchessia, che altre nefandezze e misfatti del genere).
Come sempre, e al solito, il “Diritto all’Oblio” appare essere una legge pro-reo ma che farci, ormai sembra che si legiferi solo in tal senso per cui non resta che ingoiare il rospo, piegarsi al ricatto legale, e rendersi “complici” di occultamento d’informazioni che magari potrebbero evitare il ripetersi di azioni dello stesso tipo, o comunque illegali, e questo lederebbe la “libertà d’impresa”, oltre a togliere future parcelle a legali vari con grave danno all’economia globale per cui, per gli onesti ed i rispettosi delle leggi, non resta che ricordarsi, ancora una volta, il motto: “Lex, dura lex, sed lex” e sottostare al ricatto.
Nella fattispecie, la richiesta, questa volta, ci è giunta tramite lo Studio Legale Panagrosso come da documentazione riportata in foto a seguire:
e ad essa ci adeguiamo pur senza poter evitare di andare con il pensiero al caro Battiato:
…. e questo è!