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ASTELLAMMARE DI STABIA. La funivia del monte Faito, opera prestigiosa della città inaugurata il 15 agosto del 1960 e incompresibilmente ferma dal 2012, è tornata a rientrare negli interessi del comune e della regione che il 16 gennaio scorso hanno, finalmente, aperto il cantiere per l’esecuzione dei necessari lavori di manutenzione che prevedono, primariamente, la sostituzione del cavo di acciaio che consente la movimentazione delle cabine che collegano la stazione di Castellammare alla vetta del Monte Faito con un viaggio mozzafiato di grande suggestione e in un panorama meraviglioso che, in 7 minuti, consente di passare dal livello mare agli oltre 1100 metri del Monte Faito.
Ieri mattina i dipendenti dell’Eav, come previsto dall’intervento programmato dalla Regione Campania, hanno consegnato la fune di traino delle “panarelle”, come sono chiamate le cabine che accolgono i passeggeri e li trasportano in un viaggio da sogno fino alla vetta di Monte Faito e, da questa, nuovamente alla città di Castellammare.
L’intervento prevede anche l’adeguamento dell’infrastruttura alla normativa antisismica a fronte di un costo complessivo di circa 2 milioni di euro e dovrebbero concludersi entro la prossima estate.
Che dire: speriamo che i tempi siano rispettati ed i lavori siano eseguiti a regola d’arte e che possano essere di traino, o contorno, anche alla volontà di far rinascere una delle altre gemme di Castellammare di Stabia: le sue TERME note ed apprezzate sin dai tempi dei romani e così duramente e colpevolmente abbandonate, senza ne remore ne vergogna, ad un iniesorabile declino ed oblio da chi di dovere, invece, avrebbe dovuto tutelare e utilizzare un bene della natura che ci ha sempre offerto una innumerevole quantità di acque minerali (più di 17, lisce, fredde, calde, aciule, ferrate ecc ecc) da poter porre a frutto come e più di quanto, altre Città, hanno saputo fare sfruttando una sola semplice e striminzita fonte di un’unica acqua.
Ma questa, purtoppo, è Castellammare. Una Regina (non a caso definita Regina delle Acque e Perla del Golfo di Napoli) ridotta a vasciaiola nell’indifferenza se non di tutti, di sicuro di tanti, incontestabilmente di chi doveva e poteva averne cura e, in questo, chiedo scusa, pongo anche quella parte miope del personale – con in testa alcuni amministratori – che, in esse, hanno sempre visto NON un bene della Città ed una benedizione della natura ma, sic et simplicite, una mucca da mungere a più non posso e, preferibilmente, senza nemmeno andare a farlo sul posto ma standosene a casa o altrove.
Cambieranno le cose? Speriamo di sì e ci auguriamo che i cavi d’acciaio appena consegnati abbiano la forza di trainare anche l’inettitudine di altri riportando a galla e trainando anche le terme senza dimenticare un’altro gioiello stabiese: gli storici cantieri navali.
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