Caserta, operaio morso da una vipera, in ospedale non hanno l’antidoto: trasportato al Cardarelli
La disavventura vissuta oggi da un operaio 41enne di origini rumene si sarebbe potuta concludere in un modo tragico a causa dello scarso rifornimento degli ospedali campani. La vittima sarebbe stata morsa da una vipera sul dorso della mano mentre lavorava in un campo di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta. In quel momento era in compagnia di altri lavoratori che sono riusciti a catturare una delle vipere che improvvisamente hanno invaso il pezzo di terra su cui gli operai stavano raccogliendo olive.
L’episodio sarebbe accaduto intorno alle 8 di questa mattina. L’uomo si è recato inizialmente al presidio sanitario di Sessa Aurunca dove però non ha potuto ricevere assistenza e gli è stato consigliato di recarsi in altri ospedali perché sprovvisti dell’antidoto adatto.
Il 41enne, a quel punto – riferisce ilMattino – è stato accompagnato da un altro operaio agricolo all’ospedale di Caserta dove però si è riproposto lo stesso problema, costringendo i due lavoratori a rivolgersi a un terzo plesso ospedaliero.
Finalmente è riuscito a trovare cure presso il centro antiveleni dell’azienda sanitaria Cardarelli, punto di riferimento regionale e nazionale per intossicazioni acute.
Il 41enne era giunto nel presidio del Vomero con la mano colpita dalla vipera, molto gonfia ed edematosa e l’arto corrispondente che cominciava ad assumere lo stesso gonfiore. Le prime cure ospedaliere sono state d’urto al fine di evitare qualsiasi complicanza e ora l’uomo è strettamente monitorato e verrà dimesso solo quando tutte le analisi confermeranno l’avvenuta disintossicazione dal veleno del serpente.
«La priorità è stato intervenire subito per salvaguardare il quadro clinico della vittima attivando i protocolli del centro antiveleni – spiega Flora Verde, caposala del pronto soccorso al Cardarelli – dopo esserci assicurati dell’avvio del percorso clinico abbiamo provveduto ad allertare l’Asl Veterinaria a cui è stata consegnata la vipera catturata dagli operai agricoli e riposta in una bottiglia di plastica con dei buchi per consentirle la sopravvivenza».
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