Carlo J. Laurora è uno dei giovani fondatori di sivola.it, ma non solo. È anche “quello che dice RAGA, quello che ha percorso la Via della Seta senza aerei, quello che fa i viaggi di gruppo più fighi”, come si legge nella sua bio. E il viaggio più figo, come sempre, è quello che deve ancora venire.
“Non ho avuto il covid e non ho fatto il vaccino, sono venuto in Islanda una settimana prima, ho fatto un tampone 72 ore prima di partire, uno quando sono arrivato e ne farò uno alla fine della quarantena”.
C
arlo sta smaltendo la sua quarantena di 6 giorni in un cottage in Islanda e, al 3 giorno di isolamento, tra lo spuntare di un raggio di sole e una grandinata, ha fatto una chiacchierata con la nostra redazione per parlarci della sua idea. Prima, però, gli abbiamo chiesto cosa vedesse dalla finestra della sua stanza.
“Davanti a me non vedo niente. C’è una spiaggia, grandine che scende prepotentemente” Carlo gira la videocamera e ce la mostra. “Il tempo in Islanda cambia ogni 5 minuti, oggi infatti c’era il sole. Ho scelto questa location perché non volevo restare in hotel per la quarantena. Il cottage mi permette anche di fare delle passeggiate: qui non c’è nessuno. È comodo: ho una scrivania, un divano, un letto, il bagno, la cucina. Trascorro il tempo lavorando, ho tante cose da fare e le giornate stanno volando. Ho viaggi di gruppo da organizzare e gestire i social porta via del tempo”.
L’idea consiste in un viaggio, dal 1 al 9 aprile, per così dire, covid-free. Ammessi immuni e vaccinati, con regolari test prima e dopo il viaggio, per tentare di recuperare un po’ di normalità nonostante le restrizioni. Il gruppo in procinto di partire raccoglie ragazzi sui 30 anni, i viaggi generalmente organizzati sono under 45. Ma chi non può partire per questo viaggio, ha già altre opportunità a disposizione:
“Si può viaggiare in altri paesi. Tra febbraio e marzo ho portato 70 persone in Lapponia Svedese. Si può viaggiare anche nelle isole Canarie, dove abbiamo portato in giro almeno 250-300 persone. L’Islanda è sicuramente il posto che ho raccontato meglio, ma non è l’unico posto in cui andare. Inoltre, da maggio il Paese permetterà l’ingresso con sistema a semaforo sulla base della mappa europea stilata in base ai contagi. Già da maggio cose cambieranno, se in Italia caleranno i contagi. Intanto, il viaggio che sono in procinto di iniziare sarà l’anteprima delle conseguenze del passaporto vaccinale”.
Sempre in viaggio: se a qualcuno può sembrare estremo, ancora più estremo è stato l’apprendere dell’inizio della pandemia e il modo, comprensibile, in cui Carlo l’ha vissuta.
“Eravamo alle Isole Svalbard al nord della Norvegia e non prendeva il telefono. Siamo partiti con le prime notizie di casi di covid in Italia ma stavano chiudendo solo le prime zone. Quando siamo tornati alla civiltà abbiamo scoperto che mezza Italia era chiusa e il nostro aereo è atterrato a Roma invece che a Milano. Il lockdown definitivo fu annunciato un paio di giorni dopo. Avevamo gruppi in giro per il mondo e siamo tutti tornati a casa. È iniziato un periodo nero, non potevamo lavorare e siamo stati fermi fino all’estate, in cui abbiamo fatto un viaggio di gruppo in Islanda e poi ci siamo fermati di nuovo fino al 2021”.
“Ho vissuto male il periodo a casa, perché non ero abituato. Mi sono trovato dal vivere una vita movimentata da una parte all’altra del pianeta allo stare in una stanza. All’inizio l’ho vista come un’opportunità per riposarmi, ma poi è passato troppo tempo. Quando sono tornato a viaggiare ho sentito che non ero più quello di prima, vivo con più responsabilità le situazioni che mi capitano, ho attenzione maggiore verso ciò che succede, prima avevo più spensieratezza. Affronto tutto ciò viaggiando. Più mi butto in situazioni in cui non mi sento a mio agio, più riesco a superarlo”.
Se ognuno di noi ha imparato a entrare in un nuovo mondo fatto di paura e restrizioni, Carlo ha imparato già anche a uscirne. Tutto a suon di carpe diem.
“Viaggiando mi allontano dalla monotonia che non voglio faccia parte della mia vita. Sono legato al concetto che la vita è una e va vissuta al massimo e ogni giorno è importante. Non voglio perdermi occasioni, più cose faccio e meglio è. Quando voglio qualcosa ci provo. Magari non ci riesco, ma voglio provare. Ne è un esempio la stessa ricerca dell’aurora boreale. A ottobre abbiamo guidato fino in Lapponia per vederla. Arrivava una tempesta solare e mi sono chiesto: cosa faccio a casa? Mi sono messo in auto e sono arrivato in Lapponia. Non era solo l’aurora boreale a farmi muovere, ma l’idea di non stare a casa a perdere tempo. E poi, l’aurora boreale è quella, non si spiega”.
E per chi si chiede perché rischiare viaggiando adesso, c’è una risposta ben precisa.
“Chi partecipa a un viaggio del genere non si fa queste domande. È molto più sicuro fare un viaggio come questo in cui si è lontano dalle persone e dalle città piuttosto che prendere una metro a Milano o andare a fare la spesa. Stiamo facendo viaggi in cui non ci sono persone. Non organizziamo viaggi a New York o in grandi città. Facciamo cose che sono idonee a far sentire le persone ancora più sicure. Chi è in città, quando esce di casa rischia fortemente di contrarre il virus. Fino a qualche tempo fa l’Italia era prevalentemente gialla e la gente andava al ristorante in stanze con cinquanta, sessanta, cento persone. Io ero nelle foreste in Lapponia”.
I viaggi non si organizzano su due piedi, ma a mali estremi sì. La professionalità e la sicurezza sono sempre garantite, ma il lancio del prodotto ha, ora, delle tempistiche molto diverse.
“Sto navigando a vista. Organizzo viaggi con mesi e mesi di anticipo: ad esempio, quelli estivi vengono lanciati a Natale. Ora sono costretto a parlare del viaggio a partire da 2-3 settimane prima, in base all’ultimo dpcm. È cambiato il modo di lavorare ed è interessante. Questo viaggio vuole essere un segnale al mondo del turismo. Online possiamo comunicare velocemente, mostrare con immagini che si può viaggiare e solo così le persone ci credono: vedono che si può fare perché lo faccio.Chi lavora in questo settore deve resistere ora per star bene dopo”.
Infatti, sul blog di Italian? Yes, partito tra il 2012 e il 2013, la comunicazione, anche se propensa all’immediatezza, si costruiva di resoconti serali e giorno per giorno.
“L’evoluzione c’è stata con le dirette Facebook: nel primo viaggio in Giappone le facevamo la sera e la gente interagiva. Con le storie di Instagram è cambiato tutto ancora una volta: l’immediatezza è necessaria, a questo punto. Un contenuto diventa vecchio dopo 24 ore”.
A chi non potrà esserci non resta che aspettare i contenuti che Carlo pubblicherà: solo così, poco a poco, sia l’Islanda che la nostra vita di prima ci sembreranno più vicine.
“Questo viaggio non lo sto vivendo come un lavoro. Quasi non conveniva partire, tra tamponi e costi di spostamenti. Ho voluto farlo per dare un segnale, che sia una rinascita. Credo molto nelle coincidenze: un po’ mi ricorda il primo viaggio di gruppo che ho organizzato esattamente 5 anni fa. Ci sono cose in comune, e vorrei che fosse un nuovo inizio. Lo sto vedendo così”.
Lorenza Sabatino, Vivicentro.it