Antonio Campo Dall’Orto, direttore generale della Rai, spiega in un’intervista a Francesco Bei cosa è successo e cosa si farà per evitare che riaccada una vicenda come quella in “Parliamone sabato”, il programma condotto da Paola Perego su Rai Uno, nella puntata in cui si è discusso del perché le donne dell’Est sono meglio delle italiane ed il tutto suscita il commento di Mattia Feltri che, nel suo Buongiorno su La Stampa, osserva come la condanna abbia unito il mondo politico.
Il dg Campo Dall’Orto: “Rete salva solo con la qualità. Basta pressioni degli agenti”
“Sabato si è rotta la fiducia con i telespettatori”
Ha capito cosa è successo? La responsabilità arriva fino al direttore di Raiuno Andrea Fabiano?
«
L’errore si è fermato prima. Ho ripercorso tutta la catena di controllo e purtroppo ogni passaggio è stato rispettato. Ma se vogliamo è ancora più grave, perchè chi doveva controllare ha dato via libera».
Perché è ancora più grave?
«Io credo molto nel principio di responsabilità e nella delega. Ma per funzionare in un’azienda come la nostra, che è a contatto con il pubblico, questi due principi devono poggiare su una cultura forte e condivisa».
Quello che è mancato sabato scorso?
«Esattamente, un errore lo possiamo fare tutti. Ma sabato è successa una cosa enorme: se si arriva a rompere il patto di fiducia con i telespettatori e a dare una rappresentazione completamente inaccettabile delle donne, significa che nessun campanello d’allarme è suonato. Per questo il programma è stato cancellato».
La Perego paga per tutti? Il trash in tv, specie nel daytime, abbonda sovente anche sulla Rai…
«Sarebbe sbagliato prendersela con lei, anche perché un programma è fatto di tante persone. In questo caso un gruppo di lavoro ha ritenuto che fosse accettabile un contenuto inaccettabile per il servizio pubblico».
Insisto, cosa state facendo per evitare il trash nelle trasmissioni destinate al largo pubblico?
«È da mesi che lavoriamo per cambiare i contenuti del daytime, quella parte di televisione che più di tutte, proprio perchè si rivolge a un pubblico largo, deve essere coerente con l’identità del servizio pubblico. Un’identità sempre più slegata dal modello di tv commerciale».
In concreto?
«Solo per fare un paio di esempi, abbiamo tolto la cronaca nera dalla domenica pomeriggio, per evitare di scadere nel sensazionalismo e abbiamo investito molto nella divulgazione culturale, con esempi quali la prima della Scala in diretta su Raiuno, oppure Fuocammare in prima visione su Raitre. Adesso ripensiamo tutti i contenitori».
Per fare cosa?
«Il modello è un po’ quello di Uno Mattina, che sa tenere insieme contenuti di qualità, giornalismo e l’infotainment più leggero».
C’è anche il problema di manager esterni, come Lucio Presta (marito e agente della Perego), che nei programmi fanno il bello e il cattivo tempo. Farete qualcosa per contenerne lo strapotere?
«La verità è che quanto più un’azienda ha le idee chiare sulla sua mission, tanto più è indipendente da figure esterne di questo tipo. I manager come Presta ci sono in tutte le tv del mondo, fanno il loro mestiere, ma sei tu azienda che devi avere la forza per decidere in maniera autonoma senza sottostare alle pressioni».
Intanto come tapperete il buco del sabato pomeriggio su Raiuno?
«Non si tratta di tappare un buco. Ho chiesto ad Andrea Fabiano di sviluppare dei progetti che vadano nella direzione di una televisione sempre più scritta, con gruppi autoriali e giornalistici più strutturati. Tanto più il servizio pubblico è scritto, come con le fiction, tanto più è forte e difendibile. Vale anche per il varietà e lo dimostrano i casi di Bolle, di Mika su Raidue, o la Notte al Museo di Alberto Angela».
A che punto siete con il tetto agli stipendi delle star? Riuscirete a farlo saltare?
«Siamo fiduciosi che le Istituzioni possano accompagnarci verso una soluzione positiva, altrimenti le conseguenze potrebbero essere significative. Per avere un’azienda forte e indipendente è indispensabile lasciare alla Rai la libertà d’azione per cercare i migliori talenti sul mercato».
Vista la situazione della Rai, qualcuno ha anche lanciato l’idea di mettere a gara la concessione di servizio pubblico. Si sente in pericolo?
«La concessione si giustifica proprio per il modo in cui stiamo portando avanti questa cultura che prova a unire qualità e ascolti. Siamo noi della Rai che dobbiamo provare tutti i giorni ad essere all’altezza della missione che ci è stata affidata».
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