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ei saloni di palazzo Martinengo una pregevole mostra celebra il fascinoso mondo femminile nell’arte pittorica, spaziando da Tiziano a Boldini
Continua il grande successo di pubblico della mostra “Donne nell’Arte”, ospitata negli austeri ambienti di palazzo Martinengo, nel cuore pulsante della Brescia storica.
Il visitatore sin dalle prime tele esposte, viene quasi rapito dalla alchimia dei colori e catturato dalla malia delle pennellate di pittori come Tiziano, Guercino, Fede Galizia, Gaetano Bellei. Senza trascurare tanti valenti artisti regionali poco noti al grande pubblico ma apprezzatissimi dalla critica come il Pitocchetto, Gaetano Chierici, Giovanni Boldini.
La mostra è articolata in otto pregnanti sezioni che scandagliano le molteplici sfaccettature del complesso universo femminile, “croce e delizia” dell’altra metà del cielo.
Partendo dalla prima sala il percorso espositivo si snoda tra i seguenti titoli: “Sante ed eroine bibliche” (Giuditta, Susanna, Dalila…) cui succede: “Mitologia in rosa e storia antica” (Cleopatra, Berenice, Lucrezia…).
La terza sala offre una panoramica di ritratti muliebri, spaziando dal ricercato (Ritratto di Francesca Ghirardi Lechi, di Andrea Appiani) al trasognato (La dama del Pappagallo, di Mosè Bianchi), dall’elegiaco (Colibrì, di Vittorio Matteo Corcos) al prorompente di femminea vitalità (Ritratto di Lady Nanne Wiborg, di Giovanni Boldini). Immagine – simbolo di tutta la mostra è il quadro Colpo di vento, dipinto da Gaetano Bellei nel 1902. Raffigura il delicato ritratto di una giovinetta sbarazzina investita da una folata di vento che le fa gonfiare il vaporoso vestito viola, mettendo in evidenza il suo sorriso spensierato e quasi compiaciuto per il piccolo incidente che fa risaltare la flessuosità del suo corpicino da sirenetta.
Segue la quarta sala che offre un saggio del genere “natura morta” inaugurato dopo la celeberrima Canestra di frutta dipinta dal Caravaggio alla fine del ‘500. Questo tipo di pittura che ritraeva la “natura in posa” si confaceva agli impegni famigliari di una donna, che poteva così dedicarsi tranquillamente al cavalletto pur restando nella propria casa. Senza disporre necessariamente di spazi enormi come per un atelier tradizionale, necessario per realizzare pale d’altare e quadri di grandi dimensioni. Nel nuovo filone “naturistico” si cimentarono tante donne pittrici che addirittura lo ingentilirono arricchendolo di delicati motivi floreali, seguendo la loro naturale inclinazione a coniugare grazia e diligente precisione nella raffigurazione dal vero. Fede Galizia e Giovanna Garzoni prediligono le composizioni a prevalente presenza di frutta mentre Orsola Maddalena Caccia, Anna Stanchi, Margherita Caffi cureranno raffinate cascate di ghirlande floreali variopinte.
La quinta sezione è dedicata al tema esistenziale della maternità, declinato in tanti suoi aspetti umani e sociali. Il Todeschini ed il Pitocchetto raffigurano due madri che vivono nella rassegnata indigenza con la loro creatura; Giovanni Torriglia raffigura una madre sorridente che suona una Dolce serenata alla sua bambina; Gaetano Chierici raffigura le Gioie materne, di una giovane madre intenta a giocare con suo bimbo.
Nella sesta sala sono raffigurate scene di vita quotidiana, fatta di balli spensierati, di pettegolezzi, di giornali di moda, di abiti carnascialeschi e di subliminale lussuria come nell’ Odalisca di Roberto Fontana.
La sala successiva rappresenta il lavoro femminile in tante sue sfaccettature di fatica e rassegnazione, come venne percepito e rappresentato nella seconda metà dell’800, quando la condizione sociale delle donne cominciava a cambiare. Finalmente! Achille Glisenti ritrae la fatica femminile durante La raccolta del granoturco; Francesco Filippini racconta la vita solitaria di una Pastorella con gregge; Achille Befani Formis ci partecipa l’ingrato lavoro de Le lavandaie; Filippo Palizzi ci mostra gli Scavi a Pompei, dove tante ragazze trasportano enormi ceste di detriti con la schiena curva sotto il carico inadatto al loro fisico.
L’ottava ed ultima sala non poteva trascurare le tematiche del nudo e della sensualità, leit-motiv ugualmente caro alle due metà del cielo. Ernesto Fontana ci mostra il Dolce far niente di una odalisca mentre fuma una “canna” d’oppio; Ettore Tito ritrae una trasognata ragazza Con la rosa tra le labbra, che fa sognare chi la guarda; Giovanni Boldini indugia nella descrizione di un Nudo sdraiato con calze nere, con maliziosa provocazione; mentre nel Nudo di donna dai capelli rossi la provocazione cede il posto ad una languida sensualità che viaggia verso l’eleganza stilistica.
Alla fine del percorso espositivo il visitatore resta come rapito in questo cosmo declinato tutto al femminile, dove grazia ed eroismo, lussuria e leggiadria si intrecciano in una corona inesplicabile di emozioni e sentimenti contrastanti che con difficoltà si fanno comprendere e catalogare.
A tutti gli appassionati di arti figurative ne consigliamo vivamente la visita. Considerato che l’esposizione si protrae fino al 12 giugno. Ben curato e con ottima iconografia il Catalogo della mostra acquistabile al book-shop che, inoltre, offre la consueta gamma di oggettistica fatta di magneti, poster, cartoline e simili.
Particolare da non trascurare: conservare il biglietto di ingresso, perché consente la visita gratuita alla mostra il Sacro al Femminile, allestita presso il Museo Diocesano di Via Gasparo da Salò, 13.
Mostra “Donne nell’Arte”, Palazzo Martinengo Cesaresco, Brescia.-
Brescia: una pregevole mostra celebra le “Donne nell’Arte” // Carmelo TOSCANO/ Redazione Lombardia
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