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oma, 3 feb. – Un’altra giornata da brividi sui mercati azionari. Indici a picco trascinati dalle banche. Ma le vendite sono generalizzate, nessun comparto viene risparmiato. In Europa l’indice Eurostoxx 600 accusa un calo dell’1,56%, mandando in fumo quasi 145 miliardi di euro. Dall’inizio dell’anno il conto è salatissimo. La capitalizzazione dei mercati azionari del vecchio continente ha visto andare in fumo l’equivalente di 1.085 miliardi di euro.
Nell’ultima parte di seduta la pressione delle vendite si è leggermente allentata ma il bilanciop resta molto pesante. Anche oggi Milano maglia nera a causa del peso del settore bancario. L’indice Ftse Mib ha chiuso con una contrazione del 2,77% dopo aver toccato il 4%.
Banche sotto tiro. Banco Popolare accusa uno scivolone di quasi il 10%, Ubi -9% e Bper -8,20%. Mps lascia sul terreno oltre il 6%, UniCredit il 5,90%. Anche nel resto d’Europa il mondo del credito è bersaglio delle vendite. Deutsche bank ha perso il 6%, a Madrid Santander e Bankia oltre il 4%, alla City maglia nera è Barclays con un tonfo del 5%.
Milano la peggiore in Europa ma Madrid accusa un calo del 2,40%, mentre Francoforte, Parigi e Londra riescono a contenere le perdite sotto il 2%.
Gli investitori scappano dall’azionario per parcheggiare la liquidità verso asset sicuri. Consolida la risalita l’oro e soprattutto acquisti sui bond governativi con spiccata preferenza per i Bund tedeschi. Il decennale mostra un drastico calo del rendimento allo 0,27%. Acquisti anche sui Btp italiani che vedono scendere il rendimento all’1,43%.
A condizionare la seduta ancora le preoccupazioni sulla crescita della Cina e la debolezza del petrolio che è sceso di nuovo sotto i 30 dollari al barile. Ma a render il quadro a tinte ancora più plumbee i dati americani con la frenata dell’indice Ism non manifatturiero che potrebbe complicare i piani della Federal Reserve di progressivo rialzo dei tassi. E per il presidente della Fed Dudley “l’apprezzamento del dollaro e le turbolenze sui mercati finanziari potranno avere conseguenze di cui tener conto”.
Inoltre i risultati trimestrali delle società nel complesso sono deludenti. E quando sono migliori delle aspettative il copione non cambia, come nel caso di GM con un utile netto di quasi 10 miliardi nel 2015 ma a Wall Street perde quasi il 4%.
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