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Bologna perde Umberto Eco, il suo illustre professore. ILARIA VENTURI*

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Ha fondato il Dams e poi Scienze della comunicazione. A giugno aveva ricevuto il Sigillum Magnum dell’Ateneo. Il sindaco: “Ci mancherà la tua libertà di pensiero”. L’ex rettore Dionigi: “Oggi ci sentiamo tutti orfani”

BOLOGNA – La morte di Umberto Eco colpisce Bologna, la città che lo ha avuto come il suo professore più illustre. Il semiologo di fama mondiale era un simbolo dell’Alma Mater, il suo era un legame profondo con l’università e la città. “Le osterie e i portici, questo è uno degli aspetti più belli dell’università bolognese”, diceva. Eco, libero docente nel 1961 e in cattedra da ordinario nel 1975, ha insegnato Semiotica a generazioni di studenti: è stato uno dei fondatori del Dams – storica e gloriosa avventurapartita negli anni ’70 – e poi, in anni più recenti, del corso di laurea in Scienze della comunicazione: non più un laboratorio creativo ma cinque anni di studi con un forte taglio semiologico. Dal 2008 guidava la Scuola Superiore di Scienze Umanistiche dell’ateneo bolognese ed era professore emerito. Qui a Bologna l’università gli dedicò una festa intima e riservata per i suoi 80 anni.Il cordoglio della città e dei suoi allievi. “Ci sono professori che sono resi famosi dall’Alma Mater e ci sono professori che rendono famosa l’Alma Mater: Eco era il primo tra questi”, ricorda l’ex rettore Ivano Dionigi, che con il semiologo ha condiviso l’avventura accademica. “Tra le mille cose da dire, una su tutte: la sua generosità verso gli studenti e la sua fedeltà all’Alma Mater. Tutte le volte che essa lo chiamava, lui rispondeva, lui c’era – continua Dionigi – Per me è stato un grande onore e un grande piacere dell’intelligenza averlo potuto incontrare e accompagnare a Bologna, a Pesaro e altrove. Oggi ci sentiamo tutti orfani”. L’università e la città. “Ci mancherai, mancherai a Bologna, ci mancherà il tuo ingegno, il tuo spirito, la tua libertà di pensiero, addio Umberto”, è il messaggio del sindaco Virgino Merola. Mentre il governatore Stefano Bonaccini lo saluta ricordando un passaggio de Il nome della rosa”: “Lascio questa scrittura…”. Via tweet il cordoglio di Bologna, il saluto di professori e dei suoi allievi. “Era il 1972 – scrive il mass mediologo Roberto Grandi –  Mi pare ieri. Grazie per i momenti belli che abbiamo condiviso”. Nei social lo piangono i suoi ex studenti, cresciuti con “Apocalittici e integrati”, ricordando le memorabili lezioni di Eco, affollatissime, nell’aula “III” di Lettere, in via Zamboni 38, l’aula storica del movimento studentesco: “Ciao prof”.

“Poco fa ha iniziato a piovere a Bologna – twitta l’europarlamentare Elly Schlein – Ci mancherà il suo sguardo sul mondo.”
 
Il sigillum dell’Alma Mater. Proprio a giugno scorso, in occasione di Reunion, il raduno mondiale dei laureati dell’università di Bologna, Eco aveva ricevuto il Sigillum Magnum dell’Alma Mater. “Non mi resta che imitare i nostri ciclisti vincitori di tappa: ciao mamma, sono arrivato ultimo, saluto gli amici del bar sport”, aveva ironizzato alla cerimonia, avvenuta nell’aula magna di Santa Lucia davanti ai dottori di ricerca appena diplomati. A loro aveva ricordato: “Aspetto solo il momento in cui sia abolito il valore legale del titolo di laurea, così le università migliori saranno premiate”. Sempre davanti ai dottori di ricerca in tocco e toga, alla cerimonia nel 2012 in piazza Maggiore, aveva pensato a loro, i giovani meglio formati: “Il mio appello al mondo imprenditoriale è che prenda molto sul serio chi ha avuto una preparazione dottorale, è un capitale umano che non va sprecato”.
La lectio magistralis di Eco sul dolore (VIDEO)

La lezione sul dolore al Mast. “La cultura alza la soglia della sofferenza. Credo che possa essere incoraggiata un’educazione culturale al dolore. Così come il filosofo impara a essere “per la morte”, tutti noi dovremmo imparare a essere “per il dolore”». Così Umberto Eco, di fronte a una platea di medici e infermieri specializzati in cure palliative, ad aprile di due anni fa al Mast, la cittadella della cultura della Fondazione Seragnoli, aveva parlato della sofferenza. Individuando una nuova frontiera per «la filosofia di domani»: la necessità di un diverso approccio culturale al dolore. Poi aveva strappato una risata e un lungo applauso, congedandosi con una battuta: «Io mi fermo. E vi lascio al prossimo mal di denti».

La difesa della cultura umanistica. Tante le lezioni accademiche del professore a Bologna. Durante un seminario alla Scuola di alti studi di via Marsala, Eco aveva difeso la cultura umanistica attaccando “la politica in atto, che deprime finanziariamente le facoltà umanistiche, mette in questione l’interdisciplinarietà dei saperi: è una nuova forma di barbarie e di dipendenza coloniale da altre culture e paesi”.

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larepubblica

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