Battisti in isolamento nel carcere di Oristano. Caccia ai complici e agli altri latitanti. Ma il rientro del terrorista a Ciampino diventa uno show. Napolitano ricorda la promessa non mantenuta da Lula.
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48 ore dall’arresto Cesare Battisti è entrato ieri nel carcere di Oristano.
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- Vogliamo allora scorrere, tanto per farcene memoria, un minimo elenco di alcuni dei latitanti ancora in giro per il mondo?
- Restando in zona sud americana troviamo:
- Poi c’è la Francia, la solita cara Francia con la sua famigerata “dottrina Mitterrand” sotto il cui ombrello vive e prospera la più nutrita comunità dei “delinquenti” italiani tra i quali ritroviamo:
37 anni di latitanza si concludono così con un ergastolo senza benefici, a cominciare da sei mesi di isolamento diurno. La procura di Milano intanto ha aperto una nuova inchiesta sulla sua rete di protezione e su quella di tutti gli altri latitanti.
Così il premier Conte e il Ministro della Giustizia Bonafede (unici a far andare il pensiero anche all’opera della Bolivia) e il ministro degli interni Salvini nella conferenza congiunta di ieri:
Cesare Battisti è ora nel carcere di Massama, nelle campagne di Oristano, dove è arrivato ieri intorno alle 17.25.
Intanto continua l’amarezza messa in essere dalle parole del solito Salvini sempre a caccia di facile protagonismo e pubblicità, condita con la sua solita supponenza ed arroganza, magari e volentieri anche volgare, comunque fuori luogo e sopra le righe come solo un bulletto di quartiere prestato alla politica (braccia rubate all’edilizia e all’agricoltura si diceva una volta e cosa per la quale, aggiungo io oggi, queste ultime non smetteranno mai di ringraziare) potrebbe fare; e lui lo è!
Amarezza derivante dal fatto che mai un rappresentante delle istituzioni, addirittura ministro degli interni e vice premier, potrebbe mai fare, e non fa, in ogni parte del mondo ma lui è lui e lo fa fino al non resistere all’essere li pronto a farsi riprendere all’aereoporto, nel suo bel giubbino di circostanza, mentre attende l’arrivo di Battisti per poi esprimersi nei modi livorosi che sa spargendo le sue perle a partire dal:
“Spero di non incontrarlo da vicino” (e qui, come già scritto ieri, scatta una più che lecita domanda: perché? classiche parole da bulletto, guappetto o che?).
Altro buco nero nel Salvin pensiero è quello dei vari ringraziamenti dai quali scompare ogni riferimento alla Bolivia ed al suo Presidente che, di fatto, hanno consentito il fermo e poi l’immediata consegna direttamente all’Italia di Battisti.
Per contro eccolo pronto a cimentarsi in una telefonata che definisce “lunga, cordiale e costruttiva” con il Presidente del Brasile, Bolsonaro:
“Gli ho ribadito – ci tiene a far sapere il Salvini – l’enorme grazie a nome di 60 milioni di italiani per averci permesso di chiudere positivamente la questione Battisti e ci siamo impegnati ad incontrarci presto in Brasile o in Italia per rinsaldare i legami tra i nostri popoli, i nostri governi e la nostra amicizia personale”.
E questo è.
Bolsonaro nulla ha fatto se non farselo sfuggire epperò si becca i ringraziamenti (di chè?) mentre ad Evo Morales, alla Bolivia e a quanti effettivamente hanno portato avanti l’azione sul campo ecc ecc niente e no c’è traccia ben evidenziata nei suoi enunciati.
Nessun pensiero, figuriamoci ringraziamenti, ma è anche logico: sono espressioni COMUNISTE, genia ancora vivente nell’immaginario del “COMANDANTE SALVINI”, e quindi meglio ignorarle come è bene evitare di ricordare anche tutti gli altri latitanti salvo poi, magari, essere prontissimo a ripresentarsi all’aereoporto qualora ALTRI riuscissero a rintracciarli, arrestarli e a farli rientrare in Italia in tempo per lui utile. E l’elenco è lungo e nutrito sull’una e l’altra sponda e, alla fine, se ne farà minimo promemoria.
Ma ora vediamo quanto detto da Salvini nella conferenza congiunta di cui sopra:
“sul caso Battisti c’è poco da aggiungere. Una giornata che si aspettava da 37 anni, quindi c’è voluta grande bravura da parte degli investigatori e delle forze dell’ordine italiane, un po’ di fortuna che non guasta mai, e la collaborazione di paesi amici.
Quello su cui stiamo lavorando sono le altre decine di terroristi che non stanno scontando la loro pena come dovuto in un carcere italiano. Su alcuni di questi abbiamo già elementi e riscontri positivi. Ovviamente non entro nel merito dei nomi e dei luoghi, però contiamo che la galera per Battisti non sia l’unica e l’ultima che riguarda un terrorista che deve scontare la sua pena in Italia.”
Vogliamo allora scorrere, tanto per farcene memoria, un minimo elenco di alcuni dei latitanti ancora in giro per il mondo?
Eccolo:
Inizio, e non solo per mio sentire dato che afferisce ad Aldo Moro, con Alessio Cassimirri, ex br, condannato all’ergastolo per la strage di via Fani costata la vita ad Aldo Moro e agli uomini della scorta: vive da anni in Nicaragua, dove gestisce un ristorante di pesce.
Restando in zona sud americana troviamo:
- Manlio Grillo, ex di Potere Operaio, condannato per il rogo di Primavalle che vive, anche lui, tranquillamente a Managua, Capitale del Nicaragua.
- Achille Lollo, vive invece nel Brasile dell’amico Bolsonaro ed anche lui oggeto della condanna a 18 anni per la stessa vicenda di Manlio Grillo (condanna, per entrambi, caduta in prescrizione).
- Oscar Tagliaferri, militante di Prima Linea, che forse vive in Perù dove fuggì anni. Anche lui ricercato per omicidio e rapina
Poi c’è la Francia, la solita cara Francia con la sua famigerata “dottrina Mitterrand” sotto il cui ombrello vive e prospera la più nutrita comunità dei “delinquenti” italiani tra i quali ritroviamo:
- Giorgio Pietrostefani, fondatore con Adriano Sofri, di Lotta Continua, condannato a 22 anni per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi;
- Sergio Tornaghi, della colonna milanese Walter Alasia, condannato all’ergastolo per partecipazione a banda armata;
- Marina Petrella, br accusata di concorso nell’ omicidio di un agente; Enrico Villimburgo, condannato all’ergastolo nel processo Moro ter;
- Simonetta Giorgieri e Carla Vendetti, della colonna toscana, anch’esse condannate nel processo Moro ter;
- Alvaro Lojacono, anche lui del commando entrato in azione in via Fani, accusato anche dell’uccisione di un giudice, e’ diventato invece cittadino svizzero, dopo periodi di latitanza in Brasile e Algeria.
Poi c’è anche il caso di Delfo Zorzi, ex Ordine Nuovo, ricercato in relazione alle stragi di piazza Fontana a Milano e di piazza della Loggia a Brescia, accuse dalle quali poi è stato assolto. Vive in Giappone, con un nome nuovo, e lavora nell’import export nel campo della moda.
Questi sono solo alcuni dei nomi più noti e che più bruciano nella memoria degli italiani che ancora ne hanno ma tanti altri terroristi sono in giro per il mondo e sarebbero sparsi tra Argentina, Cuba, Libia, Angola e Algeria.
Comunque, tanto per completezza, c’è da segnalare una perfetta linea di dimenticanza (mistificazione) che prosegue anche in quanto ha detto, ad esempio, il ministro della Difesa Elisabetta Trenta in un’intervista pubblicata oggi sul quotidiano Il Giornale, commentando l’arresto di Battisti:
“I risultati della determinazione, quando c’è, si vedono. Questo governo ha lavorato sodo ed è stato molto determinato per fare in modo che finalmente si assicurasse un terrorista all’Italia e che si desse giustizia alle famiglie delle vittime” (in questo caso pertanto NON è valida la loro giustificazione dell’essere da poco al governo anzi, si esalta il quanto sono stati bravi provando a far intendere che il tutto sia stato opera loro)
“Sono cambiate – prosegue poi, continuando a dimenticare la Bolivia e Evo Morales, – anche le condizioni in Brasile, con il nuovo governo. Questo ha dato una spinta, però sicuramente noi abbiamo operato con grande convinzione ed è giusto che Battisti paghi nel nostro Paese per quello che ha fatto”, ha concluso Trenta.
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