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Banco Di Napoli: Storia del più antico e fiorente istituto bancario

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Il Banco di Napoli, alle origini Regio Banco delle Due Sicilie, era il più antico e fiorente istituto di creditodell’800; poi, il 7 Settembre 1860 arrivò Garibaldi che ne completò la depredazione, iniziata da subito al suo arrivo in Sicilia, per rifocillare le casse dei sabaudi praticamente vuote.

Banco Di Napoli: Storia del più antico e fiorente istituto bancario

IN PRINCIPIO FU

La storica sede partenopea del Banco di Napoli, Via Roma-ViaToledo (foto da wikipedia)Il Banco di Napoli, alle origini Regio Banco delle Due Sicilie, era il più antico e fiorente istituto di credito dell’800 e tale restò continuando costantemente a crescere, fino al 7 Settembre 1860 quando Garibaldi arrivò anche a Napoli e ne completò la depredazione, iniziata da subito al suo arrivo in Sicilia.

Il “sacco” del Regio Banco delle due Sicilie (poi Banco di Napoli), fu il primo della storia, ed è cosa (volutamente) poco nota; di sicuro della quale i più preferiscono non parlare sperando nell’oblio.

Ma qualcuno, sa, ricorda, non dimentica e sa che è pura realtà.

Di questo ne è testimonianza il fatto che poco meno di un anno prima (nel 1859) era stato eseguito il rafforzamento della pavimentazione del Banco stesso resa pericolante dall’enorme peso della traboccante cassaforte in cui appunto erano contenute ingenti somme di denaro e enormi quantità di lingotti d’oro.

ERANO, ma poi arrivarono i nordici con Garibaldi e fu la fine!

La spoliazione scientifica e la rapina delle ricchezze e dei beni delle genti del Sud, dei siciliani prima, dei Napoletani poi, iniziò con l’entrata di Garibaldi a Palermo.

Il saccheggio della tesoreria del Regio Banco delle due Sicilie infatti, iniziò immediatamente: solo quattro giorni dopo l’arrivo di Garibaldi.

Si è su ricordato che il Regio Banco aveva provveduto, un anno prima del suo arrivo, a rafforzare il pavimento reso pericolante dall’enorme peso della traboccante cassaforte in cui appunto erano contenute ingenti somme di denaro e enormi quantità di lingotti d’oro.

Orbene, ad alleggerirla in quel malefico maggio del 1860, e a risolvere i problemi e i pericoli del sovrappeso della cassaforte anche per il futuro, ci pensò, alla sua maniera, Garibaldi, rapinando il contenuto della cassaforte spostandone il peso al Nord (ma che caro) ed ottenendo così anche l’abbuono dell’enorme debito che il figlio aveva con il Banco stesso.

Dal 1861 al 1926 fu banca d’emissione del Regno d’Italia, stampando banconote per circa 60 anni. Attualmente è parte del gruppo bancario Intesa Sanpaolo.

ANCORA un po’ di storia!

La fondazione, conosciuta come BANCO DI NAPOLI, trae origine dai banchi pubblici dei luoghi pii, sorti a Napoli tra il XVI e il XVII secolo.

Una delle prime opere pie a svolgere attività bancaria fu il Monte di Pietà fondato nel 1539, con lo scopo filantropico del prestito su pegno senza interessi. Più tardi, il Monte aprì una cassa di depositi, che fu riconosciuta con bando vicereale nel 1584.

In seguito, si attivarono altri sette istituti:

  1. il Sacro Monte e Banco dei Poveri (1600);
  2. il Banco Ave Gratia Plena o della Santissima Annunziata (1587);
  3. il Banco di Santa Maria del Popolo (1589);
  4. il Banco dello Spirito Santo (1590);
  5. il Banco di Sant’Eligio (1592);
  6. il Banco di San Giacomo e Vittoria (1597);
  7. il Banco del Santissimo  Salvatore (1640).

Gli otto banchi prosperarono per oltre due secoli.

Nel 1647 Masaniello capeggiò una rivolta contro il viceré spagnolo, i banchi furono assaltati e le riserve rubate.

Nel 1734, con l’ascesa di Carlo di Borbone, la vita economica di Napoli riprese vigore (di questo periodo la Reggia di Portici, la progettazione della Reggia di Caserta e il Teatro San Carlo).

Nel 1794, Ferdinando IV di Borbone riunì tutti i pubblici banchi in un Banco Nazionale di Napoli.

Nel dicembre del 1808, Gioacchino Murat divenuto re di Napoli, tentò di creare un banco sotto forma di società per azioni sul modello della Banca di Francia., per cui  riunì tutti i banchi pubblici superstiti e fondò il “Banco delle Due Sicilie” che, attraverso la Cassa di Corte e la Cassa dei Privati, avrebbe dovuto esplicare le stesse funzioni dei banchi soppressi.

L’avvento dell’industrializzazione aumentò poi l’importanza delle Banche e il Banco delle Due Sicilie istituì la Cassa di Sconto (1818) ed aprì due filiali in Sicilia, a Messina ed a Palermo e successivamente a Bari.

La Cassa di Sconto sostenne l’economia del sud erogando ingenti finanziamenti e in tre anni il patrimonio del raddoppiò.

LA STORIA DEL BANCO DELLE DUE SICILIE DOPO LA SCORRIBANDA DI GARIBALDI

La nota crisi economica della fine del 1800, provocò la riduzione della banche di emissione a cui sopravvissero la Banca d’Italia, il Banco di Napoli ed il Banco di Sicilia.

Nel 1861, con l’unificazione dell’Italia, la lira incominciò a circolare in tutto il regno ed il Banco delle Due Sicilie assunse la denominazione di “Banco di Napoli”.

Il Banco incominciò ad emettere banconote e sviluppò l’esercizio del Credito Fondiario ed Agrario nel Mezzogiorno.

Incominciò la prima politica di espansione del Banco con l’apertura delle filiali a Roma, Firenze, Venezia, Milano, Torino, assumendo un ruolo determinante nella trasformazione dell’Italia.

Il Banco di Napoli, in particolare, superò la crisi grazie alla politica di rigore instaurata dal Direttore Generale Nicola Miraglia che assunse la Direzione Generale nel 1896.

Dopo la conquista dei territori africani in Eritrea (1890) e in Libia (1912), il Banco aprì una filiale a Tripoli ed una a Bengasi.

A seguito della grande emigrazione italiana verso l’America dell’inizio del 1900, il Banco aprì nel 1906 la filiale di New York, a cui seguirono quelle di Chicago e Buenos Aires, divenendo la prima banca italiana con filiali all’estero.

Sempre in quell’anno Napoli fu danneggiata dall’eruzione del Vesuvio ed il Banco intervenne a sostegno della popolazione colpita, così come nel 1908, a favore delle città di Messina e Reggio Calabria distrutte dal terremoto.

Durante la prima guerra mondiale il Banco finanziò gli enti granari, partecipò ai prestiti nazionali per sostenere le industrie che contribuirono allo sforzo bellico ed erogò ingenti somme a favore dei profughi, oltre ad istituire a Napoli l’Ospedale Pausillipon (ora Santobono-Pausillipon) per i bambini abbandonati.

Nel 1926, la Società delle Nazioni, per fronteggiare il caos monetario del dopo guerra, obbligò gli Stati Europei ad istituire le Banche Centrali.

L’emissione divenne così ad esclusivo appannaggio della Banca d’Italia e il Banco perse così la facoltà di emettere banconote.

In quegli anni l’architetto Piacentini curò la ricostruzione della facciata della sede del Banco di Napoli di Via Toledo, che fu inaugurata nel 1939.

Nel 1935 l’Italia occupò l’Africa Orientale ed il Banco aprì altre tre filiali nei territori occupati, così che dalle 75 filiali del 1926 passò a 200 nel 1940.

Sia le filiali nord americane che quelle africane, però, vennero perse a seguito della grande tragedia che fu la seconda guerra mondiale (1940 – 1945).

Iniziò comunque una lenta opera di ricostruzione ed il Banco finanziò, negli anni ‘60, una massiccia politica edilizia.

Tra le altre cose partecipò alla nascita dell’Alfa Sud di Pomigliano d’Arco e finanziò il Teatro San Carlo, il Teatro Mercadante e l’Orchestra sinfonica Scarlatti.

Il Banco riprese la sua espansione al Nord d’Italia con l’apertura di nuove filiali fino ad arrivare, negli anni ’80, ad avere 500 filiali in Italia. In tale epoca il Banco iniziò ad espandersi con nuove filiali in Europa e nel mondo.

Nel 1988 il Banco aveva filiali a Buenos Aires, Francoforte, Hong Kong, Londra, New York, Parigi, Madrid, uffici di rappresentanza a Bruxelles, Los Angeles, Zurigo, Sofia, Mosca e filiazioni come il Banco di Napoli International a Lussemburgo.

Nel 1991 si attua la “Legge Amato” di trasformazione da Istituto di Diritto Pubblico a Società per Azioni.

Nel corso degli anni l’Azienda si è sempre confrontata con l’economia del territorio in cui opera, rispecchiandone l’andamento, le peculiarità e anche le contraddizioni.

A fine 2002, per effetto della fusione per incorporazione in Sanpaolo IMI, il Banco è stato assorbito dalla Capogruppo.

Il 1° luglio 2003 è stato perfezionato lo scorporo che ha dato vita ad una nuova Banca con propria personalità giuridica, denominata Sanpaolo Banco di Napoli S.p.A., che opera nelle quattro regioni meridionali Campania, Puglia, Basilicata e Calabria.

Persiste così quel forte radicamento nel Mezzogiorno del Paese che ha contrassegnato la vita del vecchio Banco di Napoli.

Una grande banca, quindi, in un grande Gruppo, volta ad esprimere grande competitività ed a porre in atto importanti sinergie a tutto vantaggio del tessuto economico circostante.

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