Raffaele Auriemma scrive per il Corriere dello Sport:
“Dal 2-1 di Napoli-Atalanta emergono un avvertimento e un’esigenza. L’avvertimento prende forma nel gol segnato da Freuler a cinque minuti dal termine della sfida di lunedì sera al San Paolo, l’esigenza è di evitare certi cali di concentrazione ora che restano solo 180 minuti per chiudere felicemente la stagione con un secondo posto che vale tanto oro quanto pesa. Come mai succede, ormai sta diventando materia di studio nelle facoltà universitarie di antropologia. Perché il Napoli muta così improvvisamente, come mai con il trascorrere dei minuti gli fa difetto la concentrazione, è riflessione che confluisce in un’osservazione dai più condivisa: “a questa squadra manca il carattere”. Detta così, vuol dire veramente poco, anche perché bisognerebbe analizzare il motivo per il quale in certi momenti il “carattere” è presente, fino a sparire quasi del tutto negli istanti finali di certe sfide giudicate “cruciali” ai fini degli obiettivi da raggiungere. La memoria riporta direttamente ai gol subiti all’88’ di Juventus-Napoli e all’89’ di Roma-Napoli, un doppio 1-0 firmato dalla coppia Zaza-Nainggolan che ha messo a nudo la personalità indecifrabile di questa squadra. D’accordo, il Napoli ha bisogno di sviluppare il “carattere”, qualcosa che sta a metà strada tra l’aggressività e la determinazione. Doti e qualità che talvolta nascono con il soggetto, mentre in altri casi si sviluppano nell’ambiente in cui si vive o si lavora. Se questo secondo caso lo rapportiamo ai calciatori del Napoli, chi dovrebbe insegnare loro ad avere in campo una personalità forte e protratta fino al termine di una partita? Forse se stessi, l’amor proprio ed il desiderio di giocare l’anno prossimo in Champions League. E certe volte bastano 180 minuti per imparare a crescere da soli”.
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