Lo scenario prospettato dall’ex assessore Mazzillo, verificato dal fact-checking di Agi, dovrebbe preoccupare la sindaca Raggi, che invece scrive: “Non abbiamo paura”
Il Cda di Atac, che si è riunito ieri, “ha individuato nella procedura di concordato preventivo in continuità la migliore soluzione alla crisi della società, deliberando l’immediata comunicazione all’azionista e convocazione dell’Assemblea dei soci per le decisioni di competenza”. E’ stata la stessa azienda dei trasporti romana a renderlo noto con un comunicato
Raggi: “Atac deve rimanere pubblica”
Una decisione che trova il plauso della sindaca di Roma, Virginia Raggi. Su Facebook la prima cittadina della Capitale si rivolge ai cittadini dicendo: “Chiediamo ai dipendenti e ai cittadini di seguirci in questo percorso di rinascita e aiutarci a rilanciare l’azienda di tutti noi. Mettiamo in opera uno strumento per trasformare radicalmente l’azienda e che mira a tutelare i livelli occupazionali. I lavoratori onesti non hanno nulla da temere – aggiunge -. Non credete alla propaganda di chi vuole far fallire questa azienda”.
Poi aggiunge: “Noi non abbiamo paura perché il nostro unico interesse è avere trasporti davvero efficienti. Non siamo legati a logiche clientelari, non dobbiamo niente a nessuno. Questo ci rende liberi. Abbiamo un obiettivo chiaro: Atac deve rimanere pubblica, deve rimanere dei cittadini e non finire nelle mani di privati che puntano esclusivamente a fare cassa sulle spalle dei romani e dei dipendenti. Sull’azienda ci sono le mire di chi la vuole a tutti i costi privatizzare e vuole dividersi le spoglie. I privati puntano a creare linee di serie A e linee di serie B; a fare profitto”.
Roma rischia il commissariamento?
Ciò detto, ora la questione che si apre riguarda proprio il concordato preventivo. L’ex assessore al Bilancio del Comune di Roma Andrea Mazzillo, sostituito con il livornese Gianni Lemmetti lo scorso 23 agosto, il giorno dopo ha dichiarato in un’intervista a Repubblica: “Nella pancia dell’Atac ci sono 429 milioni di crediti verso il Comune di Roma che con il concordato si rischiano di perdere. E questo non è un elemento facilmente digeribile per i conti di Roma Capitale. Si rischia di passare dal commissariamento dell’Atac a quello del Comune”.
Il fact-checking di Pagella Politica di AGI ha evidenziato come l’ex assessore abbia sostanzialmente ragione perché col concordato i 429 milioni di crediti verso Atac vantati dal Comune di Roma non sarebbero più coperti dal piano di rientro, decaduto per via del concordato, cosa che impedirebbe la chiusura in pareggio del rendiconto sulla gestione, determinando di fatto il dissesto finanziario del Comune
La situazione dell’Atac
La sindaca Raggi, sempre su Facebook, spiega: “Siamo perfettamente consapevoli che attuare cambiamenti veloci in un’azienda con oltre 1,3 miliardi di debiti non è impresa facile, ma siamo altrettanto consci del nostro obiettivo, del fine verso cui stiamo indirizzando i nostri sforzi”. Ma qual è la situazione dell’Atac? A fine luglio si è dimesso il direttore generale Bruno Rota e, al Messaggero, ha parlato di uno stato dei conti già senza ritorno, con un debito accumulato pari a 1,38 miliardi di euro.
“La deadline è già superata – ha detto Rota -. Qui c’è un’azienda che l’ultima volta è riuscita a pagare gli stipendi nell’ultimo quarto d’ora. È una situazione che deve essere analizzata dal tribunale fallimentare. La quantità di decreti ingiuntivi che ha accumulato è spaventosa. C’è un debito di 325 milionisoltanto con i fornitori. Lo dice l’ultimo bilancio e anche nel 2017 la cifra rimarrà la stessa. Questo fa capire che il rapporto con i fornitori è ormai deteriorato. Non si può migliorare il servizio e fare manutenzione efficace senza comprare i pezzi di ricambio”
Tutti i guai di Atac
La multa dell’Antitrust
E’ arrivata venerdì 11 agosto l’ultima stangata per Atac. Una multa di 3,6 milioni di euro per le corse cancellate sulle Ferrovie Concesse giunta dall’Antitrust ha peggiorato ulteriormente la situazione della società dei trasporti locali.
Il debito con il Comune di Roma
Dal primo gennaio del 2019 l’Atac dovrà versare al Comune circa 1,7 milioni di euro al mese per i prossimi 20 anni. In sintesi – spiega Affari Italiani – è accaduto questo: per diversi anni Atac è riuscita a farsi anticipare dal Comune una quota parte del Fondo regionale dei trasporti per rimanere in vita. Un rivolo di linfa che però ha prodotto un maxidebito nei confronti del Comune che nel 2016 ha richiesto indietro i soldi. La delibera parla chiaro: Atac si è presa 429 mila 551 euro e ora li deve restituire in 20 anni, in 240 rate mensili di 1 milione e 789 mila euro.
I decreti ingiuntivi di Cotral e Trenitalia
Risale a marzo il decreto ingiuntivo depositato davanti ai giudici del Tribunale da Trenitalia – si legge sul Corriere – e con il quale vengono richiesti ad Atac 21 milioni di euro più gli interessi, per un totale di 30 milioni. Ai quali si aggiungono i 62 milioni chiesti a fine luglio, sempre con decreto ingiuntivo, da Cotral. In entrambi i casi i debiti di Atac riguardano la gestione dei biglietti Metrebus, dei quali l’azienda continua a incassare gli introiti senza distribuire i proventi a Cotral e Trenitalia. Nel caso di Cotral i debiti risalgono principalmente al biennio 2016/2017: circa cinque milioni di mancati incassi ogni mese che, sommati, determinano i 62 milioni del decreto ingiuntivo (complessivamente, per l’esattezza, considerando anche tutte le agevolazioni tariffarie, il debito contabilizzato da Cotral arriverebbe a 92 milioni). Nel 2016 sono arrivati anche altri decreti ingiuntivi da parte dei fornitori pe run importo totale di 325 milioni.
Il referendum sul trasporto pubblico
Potrebbe svolgersi – spiega il Sole 24 ore – tra aprile e giugno 2018 in concomitanza con le elezioni politiche o con quelle regionali il referendum consultivo per la messa a gara del trasporto pubblico della Capitale. Il 10 agosto c’è stato l’annuncio dell’obiettivo raggiunto con 33.040 firme raccolte per la campagna referendaria “Mobilitiamo Roma” promossa da Radicali Italiani e Radicali Roma. Le firme sono state consegnate l’11 agosto in Campidoglio. “È stato un successo grazie alla grande partecipazione dei militanti e dei romani su una questione cruciale per i cittadini come il servizio pubblico della città – spiega Riccardo Magi segretario dei Radicali italiani – abbiamo raggiunto e superato il traguardo delle circa 29mila necessarie a indire il referendum consultivo il prossimo anno”.
I debiti con le banche
Le banche si sono esposte per 180 milioni di euro e fino a questo momento hanno temporeggiato sui rientri.
I motivi del disastro Atac
Bassa produttività dei dipendenti
Il tasso di assenteismo – si legge ancora sul Sole 24 Ore – è elevato e fuori controllo quindi la produttività è al lumicino. Gli esperti dicono da sempre che c’è una sproporzione ingiustificata tra gli impiegati amministrativi e gli operativi (conducenti e chi materialmente fa funzionare il servizio). Il dato inquietante denunciato da anni e mai risolto è quello della sparuta pattuglia dei controllori dei biglietti. Poche centinaia di persone su un organico di 12mila.
L’evasione tariffaria
Solo a Roma, caso unico in tutta Europa, i ricavi da biglietti coprono una parte infima dei ricavi. Nel 2015 Atac ha incassato dalla vendita dei ticket 260 milioni su un fatturato di poco meno di un miliardo. Fenomeno antico e mai estirpato. Tanto per dare un’idea dello scandalo dei portoghesi, l’azienda consorella l’Atm di Milano, a parità di fatturato incassa il doppio dalla vendita dei biglietti da viaggio. Fanno in soldoni 250 milioni che di fatto mancano ogni anno alle casse dell’agonizzante azienda capitolina. Un dato che da solo fa la differenza tra fare gli utili e produrre le perdite. Il dato medio in Europa dice che i ricavi da biglietti valgono circa il 50% del monte ricavi.
I sussidi del Comune e della Regione
Ogni anno Atac riceve come contratto di servizio dal Comune e della Regione Lazio la bellezza di oltre 500 milioni di sussidio. Tutte le aziende di trasporto locale sono sussidiate, ma c’è un limite. l’Atm di Milano riceve poco più del 40% di risorse pubbliche. All’Atac si supera il 60%. E’ il costo dell’inefficienza.
Agi/adnkronos
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