Antonio Russo, alias acasadiUke, è un musicista e un paroliere. Dopo anni di scrittura e produzione per altri artisti e altre band, lo scorso 4 marzo fa uscire il suo primo EP con la distribuzione di Apogeo Digital Hall. La tracklist comprende 5 pezzi, per un totale di 15 minuti di musica. Un appetizer, insomma, che invoglia a continuare il pasto.
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a redazione di vivicentro.it ha incontrato acasadiUke per parlare di scrittura, di musica e di come è arredato il suo salotto.
Punti Chiave Articolo
- Quali esperienze ti hanno portato alla scrittura di questo EP?
- Facci entrare nel tuo salotto.
- Come funziona il processo creativo, per te?
- Qual è l’esperienza più bella che tu abbia mai fatto?
- Raccontaci una giornata tipo a casa di acasadiUke.
- Che programmi hai per i live?
- Se chiudi gli occhi e pensi al tuo EP, di che colore è?
- Cosa sono per te l’amore e l’estate?
- Dicci una cosa di te che ancora non sappiamo.
Quali esperienze ti hanno portato alla scrittura di questo EP?
È stato necessario del coraggio per venir fuori con questo EP. Prima mi ero nascosto dietro ad altre band e altri artisti. Il mio studio è in casa, mi sono davvero chiuso lì. La musica l’ho scritta in studio. Inizio sempre dalla musica. Per i testi, ho iniziato a guardarmi attorno. Ho iniziato a viaggiare nei miei pensieri, ma anche a guardare cosa c’è nel mio salotto. Proprio ora sono sul davanzale.
Facci entrare nel tuo salotto.
Ci sono le orchidee – il pezzo “La solitudine di un fiore” è dedicato a loro. Mi sono chiesto come si potessero sentire, a star poggiate qui, sul marmo del terrazzo. Nonostante affacci sul mare, le immaginavo soffrire su questo davanzale. Poi c’è una libreria piena di manga. Mi appassionano, e forse parte dell’ispirazione è venuta da lì. Anche Augusto – il gatto a cui è dedicato il pezzo omonimo – era parte del mio salotto. Nella copertina di ogni pezzo c’è un gatto: è un omaggio a questa presenza che mi ha accompagnato per sette anni. Mi è servita parecchio.
Come funziona il processo creativo, per te?
Ho impiegato parecchio tempo per elaborare questi pezzi. Almeno due mesi per scrivere il testo dell’ultimo – “Cambieresti mai per me?”, un pezzo sul cambiamento e sulla resistenza al cambiamento. La musica è più immediata, la scrivo di getto. Ma è una delle prime volte in cui mi cimento con la scrittura dei testi. Prima scrivevo soprattutto frasi. Ma in questo EP ho deciso di scrivere qualcosa che mi rispecchiasse. Ad esempio: il testo di Augusto è felice, racconta la mia esperienza con lui. Ma verso la fine compare qualcosa di amaro. Per la musica ho scelto la tonalità maggiore, ma alla fine del secondo ritornello c’è un cambio in minore. Questo, per richiamare il finale triste di questa storia.
Ma con Pierpaolo Perna, il regista del videoclip, abbiamo deciso di seguire una traccia diversa. Sul finale mi sveglio con la ciotola vuota, ma c’è un riferimento a una speranza che non finisce mai. Il video è stato una grande sorpresa. Gli ho dato carta bianca, e il risultato mi ha commosso.
Qual è l’esperienza più bella che tu abbia mai fatto?
Quella in Polonia. Ho suonato con Bianca Jackowska – figlia d’arte di Marek, chitarrista e compositore. Faceva parte di una storica rock band polacca, i Maanam. Ho avuto la fortuna di suonare alla filarmonica di Cracovia (tra il 2014 e il 2015). Ricordo il calore del pubblico. Inoltre, ho registrato la chitarra in un brano di Magdalena Tul (la rappresentante della Polonia all’Eurovision del 2011) e ho suonato in tre date del suo tour. Una delle tappe era Varsavia. Il manifesto della serata era di fianco a quello dei Rammstein. Ho conosciuto Magdalena tramite Bianca, e così sono iniziate le collaborazioni. Avevo portato l’iPad – in realtà, lo porto sempre con me. Quando viaggio, registro un pezzo in ogni città in cui vado. La musica mi viene subito in mente, è immediata. È come se avessi un’orchestra intera a portata di mano, con gli strumenti di oggi.
Raccontaci una giornata tipo a casa di acasadiUke.
A parte le ore di lavoro, mi dedico alla musica un bel po’ di tempo. Il come dipende dai periodi. In questo periodo con la scrittura sono fermo perché dovrebbero uscire dei brani a breve. Ma nei mesi passati ho trascorso in studio giornate intere, oppure lavorando a distanza. Per fortuna si può fare, specie con le band. In questi giorni mi sto dedicando ai prossimi live. È una cosa nuova. Il mese scorso, invece, lavoravo alla produzione di un’altra ragazza, i mesi passati a quella di un’altra band.
Che programmi hai per i live?
Sono programmi un po’ originali. Ho comprato uno strumento composto da anelli che ti permettono di suonare in base al colore. Posso suonare qualsiasi oggetto nella stanza. Per l’ultimo concerto ho portato un peperone rosso, un limone e una banana. Questo perché mi servivano il giallo e il rosso. Suono anche sull’asse da stiro. Ero da solo ad aprire un concerto, ben 17 minuti. Suonare solo con la tastiera può risultare pesante, annoiare. Ho altri strumenti, tipo un guanto – su un dito c’è uno strumento elettrico che cattura il suono della voce senza microfono. Canto con le mani alla gola, perché il pollice deve aderire al collo.
Se chiudi gli occhi e pensi al tuo EP, di che colore è?
Giallo. È stata un’esigenza, ho detto basta ai nascondigli. Ho lasciato uscire ciò che avevo chiuso dentro di me. L’assenza da Augusto mi ha scosso parecchio, ma mi ha aiutato ad andare verso questa direzione. La musica non è una decisione, è un’esigenza, appunto. Molte persone non ci credono. A me puoi togliere tutto tranne la musica. Bastano cinque minuti di musica per andare nel mio mondo. Poi si torna a fare ciò che la vita fa fare.
Cosa sono per te l’amore e l’estate?
Nel brano “Forse” parlo d’amore, ma è nato tutto da diversi manga. Parla di tradimento, ma non è autobiografico. È nato così, semplicemente: non so neanche io come e perché. A parte il pezzo per Augusto, in cui mi sono dichiarato. In “21/6”, invece, ho dichiarato il mio odio verso l’estate. Inizialmente ho scritto tantissimo, poi ho tagliato e ho inserito nel videoclip le frasi che avevo eliminato. Abito a Castellabate, zona mare: d’estate non mi sposto, sarà per questo che la odio.
Dicci una cosa di te che ancora non sappiamo.
Mi piace parecchio il paddel. In uno dei brani c’è un richiamo al tennista. È uno sport che permette di sfogarsi. Anche questo mi fa distaccare dal mondo lavorativo. Col regista e un’altra ragazza con cui ho lavorato a delle produzioni ci sfidiamo, è molto divertente.
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Lorenza Sabatino / Redazione
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