Nell’epoca del #metoo e politically correct, impera ancora tanta ignoranza rispetto alle tematiche del Sesso e delle IST
Sebbene ormai sia possibile vedere in tv a tutte le ore, specialmente quelle di pranzo e cena, pubblicità su assorbenti, profilattici e siti di incontro, i dati parlano chiaro: esiste ancora una diffusa ignoranza rispetto al vivere la propria attività sessuale in sicurezza -per sé stessi e per il proprio partner.
Il progetto di studio “ Sviluppo di strumenti tecnici e pratici per lo svolgimento di attività educative in ambito di sessualità, relazioni affettive e prevenzione delle IST”(Infezioni sessualmente trasmesse) nel contesto scolastico (EduForIST), realizzato dall’Università di Pisa e finanziato dal Ministero della Salute, ha messo in luce che nel nostro Paese persiste la mancanza di attività educative sulla sessualità nelle scuole, e uno spazio apposito dedicato all’educazione alla sessualità, all’affettività e alla prevenzione delle IST, che risponda alle necessità formative dei giovani.
Il sesso è da secoli considerato argomento tabù tra le mura domestiche: per i genitori, i figli e le figlie sono e resteranno per sempre bambini e bambini, mentre per i figli e le figlie l’idea che i propri genitori siano innanzitutto esseri umani dediti anch’essi all’attività sessuale è “raccapricciante”.
Per questo ed altri motivi, si cade nell’errore di non considerare l’argomento nella sua importanza: il sesso si riduce dunque ad una sorta di “prova di coraggio/virilità/femminilità” da superare e di cui poi rendere conto ai compagni e le compagne di classe.
Permane poi per la gran parte dei maschi, l’idea che per migliorarsi nella prestazione, serva accumulare un variegato numero di partner… Negli anni, questo “pensiero” è stato abbracciato anche dalle femmine.
L’idea che ci si possa ammalare a seguito di un rapporto sessuale non protetto, raramente sfiora il pensiero della maggior parte dei civili.
L’idea che si parli, perlomeno a scuola, dei rischi delle malattie sessualmente trasmissibili, sconvolge non pochi genitori: motivo per cui ancora ad oggi non ci sono stati progressi e il tema del Sesso imbarazza ancora, convinti che abbia a che fare con qualcosa di sporco e lurido.
Come al solito, alla base, c’è la perenne difficoltà nel relazionarsi all’altro/a, e innanzitutto l’incapacità di sviluppare una maggiore consapevolezza di sé.
Oak Foundation in partenariato con Geena Davis Institute on Gender in Media e Promundo hanno analizzato come vengono rappresentati il maschile e il femminile nei Video Games e nella Comunità dei Video Giochi. E’ emerso come l’aspetto dei personaggi maschili e femminili rifletta i classici stereotipi, i corpi femminili sono fortemente sessualizzati a piacere dell’occhio maschile e le dinamiche relazionali non vedono quasi mai un “cooperare” tra le parti.
Gran parte delle trame dei videogiochi contengono elementi violenti, e non c’è quasi mai spazio per i personaggi maschili di esternare emozioni diverse dall’aggressività.
Da ciò è emerso dunque quanto ci sarebbe da lavorare, per promuovere un modo diverso di rappresentare il maschile e il femminile, così da offrire modelli diversi è più “umani”, distruggendo così gli stereotipi che vedono il maschile incapace di piangere o esternare fragilità.
Tutto comincia in famiglia
Per “famiglia” andrebbe inteso innanzitutto il contesto in cui l’individuo può crescere in sicurezza, amato e rispettato e guidato al raggiungimento della propria autonomia.
Spesso, purtroppo l’educazione della prole viene delegata alla figura femminile, “giustificando” il padre per essere invece impegnato a lavoro… Dimenticando invece che le “lezioni di vita” principali, vengono recepite dai bambini semplicemente osservando i comportamenti delle madri e dei padri.
La coppia genitoriale è composta da due individui distinti , che vivono, agiscono e pensano a seconda del grado di consapevolezza di maturazione affettiva ed emotiva che hanno raggiunto.
“Diventare genitori” non può essere considerato “un lavoro” o “una missione”, al punto da ergersi a “Super-Mamma” o “Super-Papà”… L’acquisizione dell’appellativo di genitore, andrebbe vissuto con più modestia e umiltà, non desiderandolo come titolo onorifico… Bisognerebbe ricordarsi, sempre, di essere innanzitutto Umani, e che l’onere e l’onore di aiutare a crescere un nuovo nato o una nuova nata, non va intesa come una gara di prestazione, ma andrebbe vissuta tenendo a mente che l’essere umano che ci si para davanti, non ci appartiene e che è destinato a crescere e diventare adulto.
Non si tratta solo di generare figli, ma è il tipo di relazione che si instaura con loro a fare la differenza: l’errore più comune, e più pericoloso è quello di riversare sui figli e le figlie le proprie ferite infantili… Quando invece la priorità sarebbe infondere Amore, Fiducia e Rispetto.
“Educare alla relazione” di Nicolò Terminio è un testo in cui viene sottolineato come l’educazione affettiva costruisce i presupposti per la capacità di vivere l’amore e gustarsi la possibilità di essere generativi insieme agli altri.
Educazione sessuale è dunque posta come educazione alla relazione: ecco spiegato perché è così importante che innanzitutto esista un buon rapporto tra i genitori.
La violenza nelle relazioni è un passaggio all’atto che esprime la difficoltà a stare nella relazione e ad accettare la soggettività dell’Altro; la violenza mira a ridurre l’Altro ad oggetto.
Per la pediatra e psicoanalista Françoise Dolto, l’educazione è un processo di umanizzazione della vita, motivo per cui anche il Sesso andrebbe raccontato e discusso innanzitutto come un aspetto che è normalmente parte della vita di ogni essere umano (dunque senza tabù, vergogna o disgusto).
Lo psichiatra Vittorino Andreoli ha deciso di “riscrivere” Pinocchio di Collodi (la più bella favola della nostra tradizione culturale) attualizzandone il messaggio: l’educazione ha bisogno di affettività.
E’ il 1883 quando Collodi scrive “Pinocchio”, come una storia a puntate sul giornale dedicato ai bambini. Il periodi storico è dunque quello in cui è dal 1859 che è nata la scuola dell’obbligo (1 e 2 elementare), per cui è diffusa una nuova percezione della cultura e dell’insegnamento.
Il 1883 è il periodo del positivismo, per cui l’insegnamento è basato sul pensiero e la volontà: è necessario capire e disciplinarsi per assumere “il giusto comportamento”. Per Andreoli la capacità di capire e la volontà non sono sufficienti per “diventare grandi”.
Non a caso il titolo del racconto è “ Pinocchio – storia di un burattino che diventa un bambino” : per diventare umani è necessaria una metamorfosi.
Questi concetti verranno meglio esplorati da Maria Montessori, che con il suo metodo di insegnamento rivoluzionerà il sistema scolastico, e seguirà poi anche il pensiero di Freud che rivelerà l’esistenza dell’inconscio: non c’è dunque solo intelletto e volontà, ma anche una struttura psichica che non conosciamo bene, che interferisce e ci condiziona.
Il tutto per arrivare ad oggi, 2021, e constatare come sia necessaria una evoluzione culturale che veda i “giovani” come essere umani, futuri adulti, a cui non bisogna rivolgersi guardandoli come “bambini/e”, preoccupandosi solo di farli diventare lavoratori, ma innanzitutto essere umani consapevoli di sé, che non abbiano timore nell’esprimere la propria sensibilità, le proprie emozioni, e che crescano acquisendo consapevolezza del proprio corpo, delle proprie azioni e dei propri comportamenti.
La situazione oggi, vede come maggiore “sito di formazione” i siti pornografici, che mostrano un mondo totalmente lontano da quello che dovrebbe essere l’amore, la sensualità, l’affettività, una relazione tra partner… Si finisce quindi col credere che il sesso sia un’arma con cui affermare la propria superiorità, esternare le proprie frustrazioni, sfogare la propria aggressività (generalmente la donna “riveste” la parte sottomessa… Generando la convinzione che questo sia il suo “ruolo”, cioè l’essere a disposizione di qualunque fantasia/richiesta da parte del maschio).
Ancora prima del diritto al voto (abbassarlo a 16 anni), andrebbe data la possibilità, a tutti i ragazzi e le ragazze, di poter accedere agli strumenti, ai luoghi, agli spazi, dove poter ricevere le informazioni di cui hanno bisogno per poter diventare più consapevoli della proprio corpo e della propria salute. Non si parla di “indottrinamento”, ma della possibilità di promuovere una nuova visione, che veda figure professionale, come quelle dei medici (chi altri ?) che possano rispondere “senza censure, né metafore – da età vittoriana” a Tutte le domande da parte dei “giovani”.
Per spiegare l’Amore, bastano la musica e la poesia, ma siccome nella società in cui viviamo oggi, ci sono lacune molto “terrene”, a cominciare dal fatto che è altissimo il numero di ragazzine sotto i 20 anni che ricorrono alla pillola del giorno dopo come anti-concezionale, (perché al partner non andava di usare il preservativo!), è necessario Parlare Chiaro, senza metafore, melodie o silenzi suggestivi, e senza censure.
Redazione Campania