Anna Rosa Fontana, la donna materana uccisa a coltellate dal convivente dopo un’escalation di continue e ripetute violenze, e’ stato uno fra i tanti “delitti preannunciati” commessi in Italia.
A
l centro del caso, c’è la condotta giudicata omissiva delle forze dell’ordine, in particolare di Polizia e Carabinieri, rispetto a quanto avvenuto il giorno dell’omicidio di Anna Rosa Fontana.
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La richiesta di risarcimento da parte degli avvocati dei genitori della vittima, si basa essenzialmente sul mancato intervento delle forze dell’ordine.
Tre le telefonate in totale: una alla Polizia e due ai Carabinieri, fatte da Anna Rosa il giorno in cui venne uccisa.
La donna aveva segnalato di essere seguita, dall’ex convivente, anche se aveva avuto una diffida, quella di non avvicinarsi a piu’ di 300 metri dalla donna.
Ma l’uomo si e’ guardato bene di ottemperare alle disposizioni dei giudici, l’ha continuata a molestare e seguire fino al momento in cui ha trovato l’occasione buona per ucciderla.
A nulla sono valse le disperate richieste di aiuto da parte della vittima.
Non sono state prese in alcuna considerazione da parte dei centralinisti delle forze dell’ordine le sue ultime 3 telefonate.
Anzi questi ultimi, avevano usato parole di scherno nei suoi confronti.
Ma la cosa piu sconvolgente si e’ avuta quando si e’ sentita una voce in sottofondo che diceva… dille, dille di non telefonare piu’.
E cosi’ purtroppo e’ stato.
A distanza di 7 anni, la famiglia della Fontana, si è rivolta al giudice del Tribunale civile di Potenza.
Tramite questo ha chiesto al Ministero degli Interni un risarcimento del danno derivante dalla morte della donna.
Danno stimato in complessivi 13 milioni di euro.
Il delitto, solo per dovere di cronaca fu compiuto il 7 Dicembre del 2010.
L’ex convivente della donna, e’ stato gia’ condannato a 30 anni di reclusione, ma, ne scontera’ meno di 20.
Anche in considerazione del fatto che, in Italia esistono 2 tipi di ergastolo: quello normale, e quello ostativo.
Il primo concede al condannato la possibilita’ di usufruire dei benefici previsti dalla Legge, solo per fare qualche esempio:
“assegnazione lavoro all’esterno, permessi premio, misure alternative alla detenzione, affidamento in prova, detenzione domiciliare, e tanti altri ecc.ecc”.
Il secondo che e’ invece un regime di eccezione:
nega al detenuto ogni beneficio penitenziario, in questo regime ricadono i delitti di mafia, ad eccezione per i collaboratori di Giustizia.
Morale della favola, cosa si aspetta a varare nuove Leggi?
Quante persone ancora dovranno essere sacrificate prima che si prendano seri provvedimenti nei confronti di chi inizia uno stalking?
Tutte domande che ancora aspettano una risposta chiara, forte e decisa da parte dello Stato.
vivicentro.it/OPINIONI
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