Le sue parole sul settore giovanile stabiese
Una istituzione, il suo nome fa subito pensare al colore giallo accanto al blu, Roberto Amodio è simbolo della Juve Stabia. Oggi direttore del settore giovanile del club stabiese, ha rilasciato alcune dichiarazioni:
Tanti ragazzi crescono con la maglia gialloblè tatuata addosso. Scalera per la Berretti, ma tanti Under 17 di oggi stanno per completare il loro ciclo di settore. La continuità è quello che serve
“Per noi è importante poterci affidare ai ragazzi di settore per la prima squadra. Lavoriamo, nel discorso Under, proprio su questa strada. Giochiamo, a dire il vero, anche con la Berretti sotto età con 2001 e 2002. L’unico in grado di tenere il passo era Stallone ed è stato aggregato, anche con buoni risultati. Cercheremo di creare un paio di ‘Stallone’ all’anno. Molti ragazzi sono stati mandati a giocare in squadre di Eccellenza campana o serie D per farsi le ossa e per capire se possono tornare alla base visto che, almeno per i 2000, il prossimo anno ci sarà l’addestramento”.
Nel settore stabiese non conta il risultato quanto la crescita dei ragazzi. I ragazzi andati in prestito ne sono la dimostrazione, ma c’è il rammarico per qualcuno di loro, che magari poteva tornare utile in questo momento?
“Gli obiettivi nostri non sono quelli di puntare al risultato. La Berretti non importa se ne perde una o due, serve il gruppo e l’impegno per fare bene. A noi interessa questo. Fino a questo momento non abbiamo mai demeritato in casa, poi ci può stare l’errore di un giovane che cresce e che deve sbagliare per migliorare. Quello che conta è la mentalità, anche i tecnicidevono lavorare sotto questo aspetto. Non conta arrivare primi e non far crescere ragazzi. I 2000 vanno valutati e serve capire se sanno e possono reggere la pressione e lo scontro con calciatori più grandi”.
Abbiamo detto di Stallone, ma anche Matteo Esposito è aggregato in prima squadra. Un Nazionale, un Under 17, un ragazzo su cui puntare
“Ma certo. Già lo scorso anno ha mostrato di avere ottime potenzialità fisiche. Lo abbiamo portato in prima squadra per per sottoporlo a carichi di lavoro diversi e potersi confrontare con portieri più esperti. In questo modo può crescere, un 2002 che si mette in luce”.
Sei collante tra prima squadra e settore giovanile. Oggi sei il direttore di questo settore, ma sei anche una bandiera della Juve Stabia. Che emozione ti fa?
“La passione per i giovani c’è sempre stata in me. Ho fatto anche campionati di categoria inferiore, a Sorrento per esempio, aggregando molto spesso giovani in prima squadra. Immobile per esempio, viene da uno di quei gruppi che ho formato a Sorrento. Sono felice di poter confrontarmi con i ragazzi. Ho la mano importante di Mainolfi, è più addentrato di me, conosce i ragazzi da diversi anni e li ha visti crescere. Il vero responsabile tecnico è lui, io mi occupa di poter inserire qualche ragazzo in categorie diverse o farlo salire in prima squadra. Stiamo facendo un ottimo lavoro nonostante le difficoltà che abbiamo, anche per la mancanza dei campi di allenamento. Badiamo al portafoglio, purtroppo non abbiamo le possibilità che altri club hanno di poter investire nel settore. C’erano difficoltà iniziali in prima squadra, ma nonostante tutto abbiamo messo su squadre molto competitive”.
Lo hai citato, Mainolfi è la continuità con la gestione precedente. Contratto in scadenza nel 2020, un patrimonio da preservare
“Devo fare i complimenti anche alle gestioni precedenti. Chi è stato prima di noi ha comunque svolto un buon lavoro. La continuità è Mainolfi che faceva parte anche del vecchio gruppo. La sua mano è importante, non abbiamo cancellato ciò che è stato il passato. Mainolfi è un patrimonio da preservare, esperto e lavora con impegno e passione. Va tenuto molto in considerazione, per la Juve Stabia è una fortuna averlo alle sue dipendenze”.
Fiore all’occhiello, l’Attività di Base che lui ha voluto fortemente. Un qualcosa che sforna poi quei giovani che completano il ciclo di settore con questa maglia
“Lui ha una grossa esperienza. Deve essere anche per lui una soddisfazione poter lavorare qui. Gli allenatori sono scelti da lui, la gestione tecnica anche, per lui deve essere motivo di orgoglio. Anche se giovane, ha tanta esperienza. Gli auguro tanta fortuna, ma egoisticamente spero che resti qui con noi alla Juve Stabia. Se dovesse avere la possibilità di poter far parte di un gruppo più importante di noi, lo accetteremo, anche se ci dispiacerebbe”.
Non contano i risultati, però ci sono le due Under che hanno un passo diverso: l’Under 17 sembra volare
“I gruppi sono importanti, conoscersi e crescere insieme lo è ancora di più a questa età. Nella Berretti avevamo ragazzi validi per poter fare un campionato con maggiori aspirazioni, ma abbiamo deciso di farli andare a giocare e fare esperienza. Questa squadra, anche, sta crescendo, lo si vede nelle gare e negli allenamenti e dirà la sua molto presto”.
Sono tanti i ragazzi che vengono da fuori, anche da molto lontano facendo tanti sacrifici, ma sentono la maglia tatuata addosso
“Questo è importante per noi. Sentire la maglia addosso ti regala emozioni. Impegnarsi nel settore giovanile, come facciamo noi, non accade ovunque. La speranza è che possano avere un grande futuro”.
Prima hai parlato da direttore, ora parla da bandiera. Cosa ti senti di dire a questi ragazzi della Berretti?
“L’ho detto anche nello spogliatoio. Serve mettere da parte l’egoismo e fare gruppo. I genitori non stanno aiutando, purtroppo anche loro, questi ragazzi e la loro crescita. Non si deve guardare solo nel proprio orticello, ma fare gruppo. La valutazione sarà globale, tutti si possono mettere in mostra: il lavoro è quotidiano”.
Ciro Novellino, ufficio stampa settore giovanile Juve Stabia
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