Mentre il mondo sta a guardare e si fa sentire solo con una timida condanna internazionale è iniziata l’offensiva turca sui curdi: almeno 181 vittime civili.
Al via l’offensiva turca sui curdi: subito almeno 181 vittime civili
È
iniziata l’offensiva turca contro i curdi e le prime vittime, al solito, sono i civili: si parla già di almeno 181 morti e cominciano le comunicazioni dell’una e l’altra parte con le quali ciascuna vanta vittoria o respingimento. Di concreto c’è unicamente la quasi totale ignavia della comunità internazionale che ha OSATO unicamente una TIMIDA condanna e nulla più. Non una parola sull’azione di Trump che ha lasciato campo libero, cosa arcinota ed arciattesa, al mastino Erdogan che non ha perso nemmeno un secondo per scatenare la tanto attesa (da lui, temuta da altri) offensiva contro i curdi nel nord-est della Siria.
L’attacco, partito immediatamente, è stato portato con una serie di raid aerei nel pomeriggio di ieri ai quali sono seguite operazioni di terra con lancio di missili e spostamento di truppe e, cosa non meno grave, in un primo momento è parso addirittura che fosse stato, se non concordato, almeno benedetto dal via libera dal presidente Usa Donald Trump che nell’immediato, pur esprimendo una reprimenda apparsa a tutti di prassi e molto parziale tanto più se accompagnata dal solito “elevato” pensiero del ras USA che non ha ha mancato di annotare, ricordare, anche che alla fin fine i Curdi non avevano aiutato l’America nella seconda Guerra mondiale. Insomma, come dire: ben gli stà, bravo Erdogan. Si sa anche di un contatto di Erdogan con Vladimir Putin ma, visto che l’offensiva è partita comunque, è chiaro che nemmeno zar Putin è riuscito a dissuadere il mastino Erdogan che era lì a tirare la catena da sempre.
Intanto Ankara parla di “vittoria” con molti obiettivi dei «terroristi» colpiti mentre, da parte curda, si parla di offensiva «respinta» e di vittime civili anche fra i cristiani dei gruppi assiro-caldei e, in un messaggio su Twitter, il portavoce dei combattenti curdi ha segnalato il montare di «grande panico» fra la popolazione civile della regione,
L’unica voce d’allarme attivo si leva dall’Egitto che chiede una riunione urgente della Lega araba per «discutere dell’aggressione turca in territorio siriano». Riunione che è stata subito indetta per il prossimo 12 ottobre al Cairo. Parole di condanna sono giunte anche dal ministero libanese degli Esteri, secondo cui l’offensiva di Ankara è una «aggressione» e una «occupazione» verso un Paese arabo fratello mentre il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ricorda che ogni operazione militare deve rispettare la carta Onu e il diritto umanitario internazionale. Il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker esorta la Turchia a mostrare contegno e interrompere l’operazione militare. Ma Ankara, ovviamente, è stata pronta a respingere le critiche e ad accusare i Paesi del Golfo per la guerra in Yemen.
Intanto, nel mentre montano le chiacchiere, partono anche le prime deduzioni di analisti ed esperti dalle quali emerge che uno dei rischi è che i miliziani jihadisti possano ritrovare nuovo vigore, riorganizzarsi sul territorio e riprendere la lotta armata dopo le pesantissime sconfitte – almeno a livello militare – degli ultimi due anni in Siria e Iraq.
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