Agenzia Europea per il Farmaco (EMA): un giudice olandese deciderà “imparzialmente” se assegnarla all’Olanda o all’Italia.
È
arcinoto che il terremoto Brexit creerà qualche riassestamento istituzionale tra i Paesi della Comunità. L’Agenzia Europea per il Farmaco (EMA), prima ospitata a Londra, deve traslocare entro il marzo 2019. Sono molte le città che si candidano per ospitare l’EMA, tra queste vanno al “ballottaggio” Amsterdam e Milano. Milano offre una sede prestigiosa, già pronta, il suo “Pirellone”, che per capienza ed ubicazione urbanistica ha tutte le caratteristiche positive.
Amsterdam, ha una sede tutta da definire e ristrutturare, con tempi di consegna che si preannunciano lunghi e comunque non in coincidenza con la scadenza Brexit, preventivata per il marzo del prossimo anno. Il 20 novembre, sotto la presidenza estone, si va alla votazione in Consiglio ”Affari generali” e le due capitali arrivano testa a testa, nonostante Milano fosse data per vincitrice dalla vigilia, ottenendo 13 voti ciascuna. La normativa, in questi casi di parità prevede, che si vada ad un sorteggio. E la dea bendata favorisce la capitale olandese. L’Itala mastica amaro. Ma tant’è. “Tutto regolare, ma non normale”, commenta Giuseppe Sala, sindaco di Milano. “La monetina rappresenta il triste paradigma di un’Europa che non sa decidere” nota polemicamente Roberto Maroni, presidente di Regione Lombardia. Certo stupisce, che il futuro di una prestigiosa istituzione scientifica europea ed il destino di centinaia di ricercatori e personale amministrativo (circa 900 persone), con tutto l’indotto (stimato in un miliardo e mezzo di euro) che ne consegue, debba dipendere da una monetina o da un sorteggio comunque eseguito. Pare, anzi, che il sorteggio sia stato espletato in fretta e furia senza l’intervallo dei regolamentari 30 minuti prescritti, per permettere un minimo lasso di tempo per concordare il prosieguo.
Certo è che le istituzioni comunitarie, da un episodio così banalizzato, non acquistano prestigio ed autorevolezza, soprattutto se sono in ballo questioni di primaria importanza come la salute dei cittadini e le strategiche politiche legate alla registrazione, alla gestione ed alla sorveglianza dei farmaci usati in medicina ed in veterinaria. Simili problematiche, gestite con taglio semplicemente “burocratichese”, alimentano le polemiche e le obiezioni del partito degli euroscettici, che non gli sembra vero di poter montare l’ennesima polemica. Che va a dare fiato alle trombe degli scontenti.
Adesso si apprende che la sede che dovrà ospitare l’EMA ad Amsterdam, dovrebbe essere edificata ex-novo, ma a tutt’oggi neanche la prima pietra è stata posata. Per giunta, neanche la sede provvisoria messa a disposizione dalla municipalità risulterebbe idonea, anzi, addirittura neanche sufficientemente capiente per le normali attività d’istituto dell’Agenzia. Ed inoltre mancherebbero gli alloggi per tanto personale e i posti a sufficienza nelle scuole internazionali per i figli dei dipendenti. Insomma un bel pasticcio.
In mezzo a questo guado, la città di Milano ed il governo italiano fanno ricorso alla Corte di Giustizia Europea, chiedendo di sospendere il trasferimento dell’EMA ad Amsterdam.
In attesa di riesaminare in sede politica tutta la faccenda alla luce di questi ultimi sviluppi logistico organizzativi. E segnalando che la procedura del sorteggio è stata espletata in modo, a dir poco, frettoloso e sbrigativo. Come a volersi disfare di una patata bollente, che ci brucia tra le mani.
Bene, il ricorso è stato recepito ed il presidente della Corte di Giustizia affida l’esame del fascicolo ad un suo vice, il dottor Marc van der Woude di nazionalità olandese. Da parte italiana, più imparzialità di così non si poteva pretendere…
Carmelo Toscano
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