La Sicilia a rischio di non vedersi riconosciute da Bruxelles spese per 125 milioni di euro di Fondi Ue. Dovrà rendicontare 390 milioni di euro.
La Sicilia rischia di non vedersi riconosciute da Bruxelles spese per 125 milioni di euro di Fondi Ue. Si tratta di quei fondi certificati l’anno scorso dalla Regione a valere sui cosiddetti progetti retrospettivi. In sostanza un escamotage utilizzato per raggiungere il target fissato per la spesa dei Fondi Ue. Il problema è stato sollevato dal deputato regionale Luigi Sunseri dei 5Stelle in Commissione Ue dell’Ars: la Commissione Europea ha certificato in questi giorni con nota ufficiale significative carenze nel funzionamento del sistema di gestione e controllo del FESR Sicilia 2014-2020.
Lo si evince dai dati presentati dall’Agenzia della Coesione (è una agenzia pubblica italiana, vigilata direttamente dal Presidente del Consiglio dei Ministri, che ha l’obiettivo di sostenere, promuovere ed accompagnare programmi e progetti per lo sviluppo e la coesione territoriale) al Comitato di monitoraggio. Per quanto riguarda il fondo di sviluppo regionale (che vale 4.473 miliardi di euro nel settennio di programmazione 2014-2020) la spesa certificata è pari a 734,2 milioni mentre il target N+3 (cioè la somma che deve essere spesa entro tre anni dalla data in cui è stata impegnata, è pari ad un miliardo e 121 milioni di euro; insomma va ancora certificata la spesa del 34,6% dell’obiettivo pari a 387,5 milioni di euro.
“Di male in peggio – dichiara il deputato regionale dei 5stelle Luigi Sunseri – Se eravamo convinti di aver assistito ai peggiori pasticci in tema di gestione dei fondi europei da Cuffaro a Crocetta, non va meglio con il governo Musumeci. La Commissione Europea ha certificato in questi giorni con nota ufficiale significative carenze nel funzionamento del sistema di gestione e controllo del FESR Sicilia 2014-2020. Si consuma così il doppio danno alla Regione: Non solo niente opere e infrastrutture ma anche niente rimborsi per le vecchie spese. Non accadeva dal 2012. In sostanza Bruxelles ha scoperto il giochetto dei progetti retrospettivi per i quali avevamo messo in guardia Musumeci già da mesi”.
“Le carenze rilevate – spiega Sunseri – riguardano in particolare procedure di scelta molto generiche delle operazioni da ammettere a cofinanziamento all’interno del programma. Stiamo in pratica parlando dei progetti Retrospettivi – i ‘non – nativi’: opere che sono in realtà già in costruzione ma finanziate con soldi dello Stato o delle Regioni, di cui si chiede il Rimborso. Senza l’inserimento di tali progetti la Regione Sicilia, al 31 dicembre 2018, non avrebbe mai potuto raggiungere il target N+3 ma, come abbiamo più volte ribadito e denunciato, i progetti Retrospettivi non sono altro che un escamotage amministrativo studiato dai tecnici di Palazzo d’Orleans per provare a mettere una pezza alla pessima gestione dei Fondi Europei”.
“Si tratta di una azione molto grave – sottolinea Sunseri – che non capita spesso nella gestione dei fondi UE e che merita un’attenzione particolare da parte di tutta l’Amministrazione Regionale: Il regolamento UE parla chiaro, se lo Stato membro, insieme all’autorità di Gestione, non adotta le azioni necessarie per porre rimedio alla situazione che ha dato origine a un’interruzione, si rischia di incorrere nella sospensione della totalità o di una parte dei pagamenti intermedi. Queste azioni della Commissione sono estremamente rare e vengono precedute da interlocuzioni varie, richieste e scambi di informazioni, riunioni, tavoli tecnici, comitati”.
La mancanza di risposta del Governo Musumeci – conclude Sunseri – provoca il chiaro ammonimento giunto alla Regione. Bruxelles in sostanza dice: Finché non sistemerete i problemi riguardanti la programmazione, l’Europa non erogherà un euro del Fesr. Il classico pasticcio dovuto a incapacità tecnica, politica e di ascolto, perché noi, sebbene da opposizione, avevamo già messo in guardia Musumeci da questa possibilità. Oggi arriva questa doccia fredda e a farne le spese sono, come sempre purtroppo, i siciliani”.
“Sono cifre che inducono a qualche preoccupazione se li si confronta con quelli delle altre regioni a ritardo di sviluppo – scrive l’economista Franco Garufi di Palermo – Se infatti nel FESR il cucchiaio di legno tocca alla Campania che deve certificare il 36.4% (ma è molto avanti nella spesa FSE dove ha già rendicontato il 76,4%), meglio vanno Calabria (29,2%) e Puglia (29,8%). Brilla per efficienza la Basilicata che ha già raggiunto il target previsto per il FESR e si attesta al 31,1% da spendere per il FSE”.
A
dduso Sebastiano
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