Caso accaduto a Napoli: Lite tra ragazzi, poi, dopo 6 anni di processi e 5 verdetti per un pernacchio, i giudici stabiliscono la sua ‘irrilevanza penale’.
D
ue fratellini attendevano, con cadenza giornaliera, la compagnetta di classe e appena questa faceva capolino pronunciavano a gran voce il suo cognome seguito da un fragoroso pernacchio.
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L’azione vi ricorda qualcosa? A me sì!
A me ricorda Eduardo De nel film “L’oro di Napoli”, con la celeberrima lezione impartita da Eduardo De Filippo ad alcuni amici vogliosi di vendicarsi di un nobile irriguardoso.
In quel film il pernacchio (la pernacchia) assurse ad arte. Ma, pur essendo quello un film, era chiaro l’intento offensivo, quindi punibile.
6 anni di processi e 5 verdetti per un pernacchio, è accaduto a Napoli
Un gesto inequivocabilmente sgradevole, come abbiamo appena visto, che non è andato giù alla mamma della vittima che, dopo reiterati e inutili tentativi di far desistere i due fratellini, alla fine ha deciso di denunciarli.
L’iter giudiziario, durante il quale sono stati anche ascoltati una decina di testimoni si è concluso, riporta l’ANSA, dopo ben sei anni e soprattutto dopo ben cinque pronunciamenti dell’autorità giudiziaria: l’ultimo e definitivo pronunciamento della Corte di Appello ha dichiarato, sulla base di una sentenza della Cassazione (Cass. sent. n. 48306/2009), l’estinzione del reato per irrilevanza penale del fatto.
E qui sta il punto:
Penale ma non Civile per cui, probabilmente, l’errore è stato fatto, dai genitori della piccola e dal loro legale, nello scegliere la strada penale (preclusa in partenza…. ma non dopo 6 anni di processi; ma questo è altro) anziché quella Civile visto che l’azione ricade, indubitabilmente, tra quelle che costituiscono INGIURIA.
Dal 2016, infatti, l’ingiuria è stata depenalizzata: quindi, tutte le offese fatte a una persona determinata, in sua presenza, non sono più reato.
Questo non significa però che siano divenute lecite ma è bene però sapere che un gesto del genere può solo determinare una condanna al risarcimento del danno, ma non più una sanzione penale.
E ciò perché, come detto, l’ingiuria, e quindi anche la pernacchia che tale è giudicata, è stata depenalizzata.
Oggi, l’ingiuria non è più reato ma è un semplice illecito civile.
Pertanto, la vittima, che voglia difendersi, ammesso che vi sia ancora qualcuno che voglia far causa – e anticipare così le relative spese legali – per aver subito una linguaccia, deve incaricare un avvocato affinché – una volta raccolte le prove dell’illecito – faccia causa al colpevole e gli chieda i danni.
Danni da quantificare in base alle conseguenze patite dal soggetto offeso.
Oltre a ciò, il giudice, al termine del processo, potrà condannare il responsabile a corrispondere una multa in favore dello Stato.
La valutazione va comunque fatta caso per caso, al fine di verificare l’intento di chi agisce e il significato assegnato al gesto. Perché è chiaro che se la linguaccia non ha lo scopo di offendere o si inserisce in un contesto di gioco e scherzo, non può costituire certo un illecito.
Nel caso quindi della bambina perseguitata dai due mascalzoncelli si ritiene che ai due (oltre ad una solenne sculacciata fatta dai genitori ove fosse ancora possibile il farlo; ma possibile non è perché “CAINO” diventa sempre più protetto ed intoccabile), escluso il penale, con il civile un bel ripulisti pecuniario sarebbe stato utile anche perché forse istruttivo per spingerli a farli ben pensare su ciò che fanno, e a come lo fanno.
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6 anni di processi e 5 verdetti per un pernacchio, è accaduto a Napoli – Redazione
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