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opo il travagliato e doloroso ventennio fascista, cha ha portato guerra e lacerazioni sociali, l’Italia vive gli anni della Resistenza. Vissuta come lotta allo straniero invasore e come riscatto dalla dittatura cinica e soffocatrice delle libertà democratiche.
Il 2 giugno 1946: gli Italiani votano a suffragio universale e fanno la scelta repubblicana. Una data che segna la nascita della Repubblica e l’elezione dell’Assemblea Costituente.
Attraverso la Costituente, il popolo sovrano si dava i principi e le regole attuative della democrazia, che nella Costituzione repubblicana hanno trovato la propria stella polare. La carta costituzionale fu un patto, sottoscritto da uomini e donne di tutte le provenienze politiche e con idee completamente diverse ma, tuttavia, capaci di superare ogni divisione e ogni conflittualità. Essa ancora oggi è un prezioso patrimonio di valori che abbiamo il dovere di custodire e difendere.
I Padri costituenti si premurarono di istituire una salutare separazione dei poteri dello Stato. Ma soprattutto di prevedere un sistema di pesi e contrappesi che potesse bilanciare il libero gioco democratico. Senza potenziali sopraffazioni o ingiustizie del potere verso i cittadini. Che con la repubblica diventano cittadini attivi e non sudditi passivi.
Oggi noi che festeggiamo i 76 anni della nostra Repubblica, siamo ancora consapevoli ed orgogliosi dei valori repubblicani?
Il 2 giugno è un giorno di festa infrasettimanale per approfittare di un lungo ponte di vacanza o una preziosa opportunità per riflettere e ripensare al nostro essere cittadini italiani?
A noi sembra che la democrazia e la libertà siano valori ormai definitivamente acquisiti. E quindi non negoziabili.
L’aggressione della Federazione Russa contro l’Ucraina, ci ricorda drammaticamente che la libertà e l’indipendenza non sono beni duraturi e per sempre. Occorre sempre vigilanza democratica.
Come vigilanza democratica occorre anche nella dialettica politica domestica. Oggi ci sono molti pifferai che blaterano sulla crisi della democrazia rappresentativa e parlamentare. E sui suoi tempi che vengono vissuti come inutili lungaggini decisionali. Quindi si accreditano come potenziali salvatori della patria chiedendo “pieni poteri”. O vagheggiando derive monocratiche con l’elezione diretta del Presidente della Repubblica.
La democrazia autentica sarebbe in pericolo, perché resterebbe solo apparente. Mentre il gioco democratico sarebbe semplicemente sterilizzato e reso infecondo.
Il nostro è un paese di cultura cattolica abituato al “miracolo” dell’uomo forte, dell’uomo della provvidenza che pensa per tutti. E decide per tutti.
Il travaglio della politica italiana di questi anni alimenta delusioni e disaffezione dalla salutare dialettica politica. Ed il culto del “Capo” solletica molti scontenti. Perché noi i santi protettori li cerchiamo sia in cielo ma anche in terra. Molto più prosaicamente e realisticamente.
In questo torbido brodo di coltura i reazionari di diversa estrazione ci nuotano e ci tramano. Facendosi chiamare anche sovranisti o patrioti. Il risultato sarebbe sempre lo stesso: fine della libera dialettica democratica. Che è, e deve restare, il sale della Democrazia.
Dio salvi l’Italia !
Viva la Repubblica!
2 giugno 1946: la scelta repubblicana dopo la dittatura fascista // Carmelo TOSCANO/ Redazione Lombardia
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